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Io lei e l'altro

La pratica del divano e il senso “di rompere i coglioni”

Dopo 15 giorni di vacanza post partum – non era un congedo paternità ma le mie ferie del 2011 che ho avanzato da brava formichina e mi sono speso dopo l’evento – sono tornato al lavoro. Tutti i colleghi a chiedermi del parto, del bimbo, le foto da far veder al pc… Insomma le solite cose.

Anna e il gnappo a casa e i miei suoceri che si fermeranno in albergo tutta la settimana per darle una mano. Mi ha riferito che loro verranno a casa quando io non ci sono per non essere di peso. Che carini. Devo fargli un monumento visto che ci stanno dando una grande mano (economica e non) e hanno capito un po’ la mia insofferenza.

Il pupo intanto ha scoperto il ciuccio. Glielo abbiamo dato dopo che si stava divorando le mani.

Di giorno è sempre più sveglio e ogni tanto piange senza motivo e sembra inconsolabile. Poi lo tiri su dalla culla e smette. Ma non ci avevano detto che i bambini così piccoli non sono capaci di fare i capricci? Secondo me questi nani sanno già tutto.

Quando ci sediamo a tavola per cenare scatta infatti il pianto a orologeria. Sono convinto che abbia un sesto senso. Come diceva il Necchi al Perozzi in Amici Miei, ha il “senso di rompere i coglioni”. Lo stesso senso che lo ha fatto piangere la notte prima che io tornassi al lavoro. Sarà stato un caso? Non credo proprio.

Così ieri notte, visto che stamattina dovevo svegliarmi più presto del solito, è scattata la “pratica divano”. Non voglio che diventi un’abitudine, ma per questa notte è stata fondamentale. Cercherò di usarlo come ultima spiaggia, anche se la tentazione è forte.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto