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Pensieri di un papà

Il gatto mangiafuoco

Ormai sono diventato un vero maestro nella procedura di addormentamento del gnappo. Appena vedo i primi stroppicciamenti di occhi capisco che è giunta la sua ora. Così lascio passare quei 10 minuti e alla seconda avvisaglia mi accingo alla sua preparazione per la notte che consiste in:

– cambio del pannolino (solo se Anna non l’ha cambiato poco prima)

– messa sul lettone con luce soffusa per l’operazione di “spogliazione-rivestimento”

– ninna nanna

– messa a letto vera e propria

La parte più difficile, strano ma vero, in questi giorni è la ninna nanna. Sì perché, mentre Anna ha il suo cavallo di battaglia (una tiritera in dialetto mantovano che fa più o meno così: “In mez’al prà, induina cusa ghéra… (2v) ghéra un albero, un albero piantato in mez’al prà. Ataca l’abero, induina cusa ghéra… (2v) ghéra i sproc (non chiedetemi cosa sono perché non l’ho capito anche se ha provato a spiegarmelo), i sproc ataca l’albero e l’albero piantato in mez’al prà! Ataca i sproc, induina cusa ghéra… Ok, direi che il concetto è chiaro. Insomma, una ninna nanna ripetitiva che al secondo giro già ti vien da sbadigliare.

Non parlando io il dialetto mantovano e dimenticandomi le parole ho provato a fare i miei esperimenti.

All’inizio provavo con “Dolce sentire”, la canzone di San Francesco. Bellissima per carità. Ma poi ho provato a buttarmi più sul “laico” cercando una cosa ripetitiva a filastrocca. E così mi è saltata fuori “Alla fiera dell’est” di Branduardi. La so a memoria perché è una delle prime canzoni che ho imparato da piccolo. Me la faceva ascoltare mio padre al giradischi. Così mi sembrava carino riproporla al gnappo. Insomma, potrebbe avere un significato tipo il passaggio di generazioni, la storia che si ripete, il Re Leone e il ciclo della vita e chi più ne ha più ne metta.

C’è un problema. Causa stanchezza (alla sera non arrivo più lucidissimo come una volta) e il dover fare due cose contemporaneamente (svestire e vestire il nano che figuratisestafermounattimo e ricordarmi le parole) salta fuori un remix un po’ strano.

La partenza va bene: “Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò….” ok.

“E venne il gatto che mangiò il topo che al mercato mio padre comprò”. Ok anche qui ci siamo. “Alla fiera dell’est ecc. ecc”.

“E venne il cane che morse in gatto che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò”. Già qui – mentre cerco di far combaciare le duemila clip del pigiamino che chissà perché me ne avanza sempre una – iniziano le difficoltà.

Poi la faccenda si complica ulteriormente: viene il bastone che picchia il cane, viene il fuoco che brucia il bastone, viene l’acqua che spegne il fuoco e il toro che bevve l’acqua….

Ma prima di arrivare qui, quando pian piano mi avvicino al topolino (ed è un topo per fortuna, mica il pulcino Pio!) commetto sempre un imperdonabile errore. “…che picchiò il cane, che morse il gatto, che si mangiò il fuoco, che al mercato mio padre comprò”.

Perfetto abbiamo anche il gatto mangiafuoco. Spero che Branduardi non mi denunci all’Enpa.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto