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Tagliamoci le vene

Ama, e fa’ ciò che vuoi

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Tre anni. Pochi, pochissimi, o già abbastanza. Forse tanti. Dipende dai punti di vista. Anna ed io (volevo scrivere io e Anna, ma mi accorgo che mi metto sempre al primo posto, così inverto gli addendi, anche se c’è il rischio di leggere Anna e Dio, no è “Anna eD io”) ci siamo sposati tre anni fa. Mi sembra una vita. E invece sono solo (o già) tre anni. Non saprei fare una classifica dei giorni più belli della mia vita. Ogni giorno ha qualcosa di bello, per il solo fatto di esserci. (Sono in mood positivo, che palle, lo so, ma poi mi passa, tranqui…).

Comunque il giorno del nostro matrimonio è stato per me uno dei giorni più belli. E riguardare le foto di quel giorno mi fa bene. Domani andremo a cena a festeggiare. Col gnappo anche. Che in questi giorni è un vero cinema. Fa le facce. Fa lo scemetto. Una sagoma.

Oltre alle foto ho riletto il discorso che avevamo preparato. Un pistolotto da leggere agli invitati. L’idea era venuta a me. Mi sembrava giusto dire due parole. Ma non al ristorante in mezzo al casino. In chiesa, davanti a tutti, zitti, seduti e accaldati (c’erano 40 gradi, effetto forno). E’ a quattro mani. Io l’ho impostato, poi lei si è inserita con delle aggiunte. Lo abbiamo letto insieme,  a due voci, dividendoci i paragrafi. E’ stata una cosa carina.

L’ho riletto adesso. E mi ha fatto piacere. Regge anche dopo tre anni. E spero reggerà per tanti anni ancora. Una settantina almeno. Siamo ottimisti. Lo metto qui, in punta di piedi (o in punta di tastiera). Perché è un ricordo un po’ intimo, ma che mi fa piacere condividere. E’ un po’ bigotto in alcune parti, ne sono consapevole. Le parti bigotte sono mie. Insomma, mica potevo gridare “sesso, droga e rock ‘n roll” o “w la gnocca” in chiesa! Però sono tutte cose sentite, anche se magari in modo diverso, e vere.

Cari genitori, cari fratelli, cari parenti, cari amici,

eccoci qui. Anna ed io nel giorno del nostro matrimonio. Chi l’avrebbe mai detto? A volte anche noi facciamo fatica a “realizzare” quello che oggi abbiamo fatto, la promessa che ci siamo scambiati. Non vogliamo fare una seconda predica, ma solo provare a dire il nostro pensiero sul significato del rito che abbiamo celebrato. Questo infatti è il centro di questa giornata, il cuore. Anche noi, presi da tutta l’organizzazione dell’evento, rischiamo di dimenticare che il vero matrimonio, la sua essenza, è qui. Tutto il resto è di contorno.

Perché siamo qui? Bella domanda. Anche noi ce la siamo posta tante volte e dare una riposta non è così semplice. Semplicemente siamo qui perché Anna ed io ci vogliamo bene. Tanto. Di solito abbiamo un po’ di pudore nell’esternarlo pubblicamente, ma davvero il Bene che proviamo l’uno per l’altro è grande ed entrambi, nel nostro cuore, sentivamo che questo giorno prima o poi sarebbe arrivato. Però come spesso accade nella vita, non pensavamo succedesse così presto!

Siamo qui dunque perché abbiamo seguito il nostro comune sentimento. A volte ci sorge un dubbio: siamo sicuri che sia stata solo la nostra volontà a condurci qui? Possibile che sia tutto merito nostro? Anche se il realismo prevale, è difficile arrivare a comprendere questo mistero. Ci chiediamo spesso: “Possibile che siamo qui solo per una serie di circostanze fortuite? Ci siamo conosciuti solo per caso? Ma perché proprio noi? Io e te? Federico e Anna?”. Ecco che il pensiero cerca allora di afferrare un qualcosa di più grande di noi che a volte è difficile chiamare per nome.

Credeteci, la scelta di sposarci in chiesa non è stata scontata. Non siamo qui infatti per la “bella scenografia”, per il vestito bianco, o perché sposarsi in chiesa è più bello che in Comune, né per far contenti i nostri genitori con un matrimonio nella tradizione. Su dove e come sposarci abbiamo meditato a lungo, ogni tanto anche scontrandoci. Essenzialmente infatti il matrimonio è un contratto. Un contratto tra due persone, con tanto di articoli, firme e testimoni. Ma venendo qui, grazie alla Chiesa che ci ha accolto e che ci ha accompagnato fin da bambini con i sacramenti, vorremmo che questo contratto avesse anche altre qualità spirituali. Ovviamente ognuno di noi ha un approccio diverso alle cose religiose e alla fede. Ma se oggi siamo in chiesa non è per caso. Per noi è importante la promessa dell’indissolubilità, una realtà che a volte ci spaventa, che spesso ci sembra più grande delle nostre umane capacità, ma che cercheremo di perseguire con tutte le nostre forze e con la grazia di Cristo. C’è poi un discorso di fede. Una fede che sentiamo in modo diverso l’uno dall’altro, ma nel massimo rispetto delle opinioni altrui.

Oltre alla promessa dell’indissolubilità, importante per noi è quella che in gergo si chiama “vocazione”. Anche il matrimonio, si dice, è una vocazione. Vocazione, vuol dire essere chiamati da…, rispondere a una chiamata. Quindi se siamo qui, non è solo perché ci siamo venuti con i nostri piedi e la nostra volontà, ma perché abbiamo risposto a una intima chiamata che ci è stata rivolta nell’animo. E se fosse stato Dio a condurci qui oggi? La nostra vita ha un senso? Purtroppo la ragione da sola non basta a dare una risposta. Se inizialmente siamo partiti dalla domanda: “Lo invitiamo, Dio, al nostro matrimonio?” siamo arrivati a quest’altra: “E se fosse stato Lui a invitarci al suo?”. A questo invito abbiamo risposto di sì.

Importantissimo poi per noi è il dono della libertà. Come abbiamo detto pochi minuti fa: “Siamo venuti in piena libertà nella casa del Padre perché il nostro amore riceva il sigillo di consacrazione”. E’ vero. Siamo venuti qui in piena libertà. E’ una cosa straordinaria. Non ci sposiamo oggi per costrizione, perché uno l’ha imposto all’altro, perché ci sentiamo ricattati o sotto una qualche pressione sociale né morale. Nessuno ci ha obbligati. Liberamente abbiamo deciso di impegnarci reciprocamente, di essere uno per l’altro, di donarci e accoglierci a vicenda nella vita di tutti i giorni.

Sant’Agostino, diceva: “Ama et fac quod vis” (Ama e fa’ ciò che vuoi). Il fare ciò che si vuole non è un’incitazione all’anarchia dei sentimenti e dei valori, ma all’impegno prima di tutto nell’amore. Se si ama in profondità ci si sente e si è realmente liberi. Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo sperimentato come la libertà e l’amore si alimentino a vicenda. Rimanendo nell’amore per sé e per gli altri si è liberi, anche se a volte può costare fatica. Siamo quindi liberi di impegnarci l’uno per l’altro, cercheremo di giocarci al meglio questa libertà, ed essere venuti qui, davanti a Dio e insieme a voi, è un’emozione indescrivibile.

Con queste parole non vogliamo assolutamente ergerci a maestri di virtù. Non possiamo e non vogliamo insegnare nulla, né convertire nessuno. Siamo consapevoli dei nostri difetti e delle nostre mancanze. Da oggi possiamo solo iniziare a testimoniare due cose: l’amore sponsale tra due persone e l’amore di Dio per noi. Cercheremo, con la grazia di Cristo, di essere all’altezza, nonostante i nostri limiti.

Abbiamo davanti a noi delle luci che da sempre ci guidano. Testimoni eccezionali di questo amore vivente e fecondo sono in primis i nostri genitori. Ogni giorno con la loro vita e il loro esempio ci hanno testimoniato fin dall’infanzia la fedeltà reciproca, l’accoglienza, la generosità, la comprensione e l’amore incondizionato. E’ a loro che va il nostro più sentito, sincero, affettuoso grazie. Se oggi siamo qui, è soprattutto per merito dei nostri genitori. Insieme a tutti voi, oggi vogliamo festeggiare non solo il nostro matrimonio, ma anche i loro rispettivi anniversari.

Non possiamo dimenticare, inoltre, tutti voi che, qui oggi, siete pazientemente riuniti per festeggiarci. Fratelli, nonni e zii che ci avete visto crescere e accompagnato in ogni passo del nostro percorso, chi con la segreta speranza di poterci un giorno finalmente lanciare il riso, chi affettuosamente scommettendo che questo giorno non sarebbe mai arrivato.

Ed infine vogliamo ringraziare gli amici, le nostre salde e insostituibili colonne portanti. Alcuni di voi, che ci conoscono ormai da una vita, per aver sopportato le nostre gioie e tristezze e averci trasmesso la certezza di avere sempre al nostro fianco persone presenti e fidate. Altri che, nel corso degli anni, si sono trasformati in veri e propri fratelli e sorelle, che condividendo con noi felicità e debolezze della quotidianità hanno imparato a leggerci nel pensiero e per i quali ogni parola non sarebbe sufficiente a descrivere l’affetto che proviamo per loro. A tutti gli amici che con la loro gioia, allegria, esuberanza e addirittura saggezza ci hanno permesso di trascorrere momenti indimenticabili, senza i quali probabilmente non saremmo le persone serene e ottimiste che siamo oggi. A quegli amici che, consapevolmente o meno, hanno fatto in modo che io e Federico ci incontrassimo e che devono ritenersi “responsabili” del nostro matrimonio vogliamo dedicare questo momento. Siamo infatti qui davanti a tutti voi per celebrare la nostra unione e per dichiarare di voler seguire un cammino comune, certi di avere la vostra approvazione e soprattutto il vostro sostegno.

Oggi per noi è l’inizio di un cammino; un cammino che può sembrare più grande di noi, ma che vogliamo percorrere con umiltà un passo dopo l’altro. “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito” è stato detto. Cercheremo con tutte le nostre forze di non prendere mai il posto di Dio.

Se siamo qui oggi è perché siamo felici e fiduciosi, non illusi, ma nemmeno cinici o disillusi. Crediamo sinceramente nell’amore tra uomo e donna – nel nostro amore – e nell’amore di Dio per noi. Ci sentiamo molto fortunati e cercheremo di mettere a frutto i talenti che abbiamo ricevuto. Camminiamo quindi con gioia nella speranza di una vita felice insieme e di una vita eterna alla fine dei nostri giorni.

Anna e Federico

Sì, a tre anni di distanza, posso dire che la vita insieme, da allora (ma anche prima) è stata felice. Con un po’ di impegno (e un po’ di fortuna) potrà esserlo ancora. Il più a lungo possibile spero. Io vivo alla giornata, non faccio troppi progetti. Ma l’importante è essere insieme.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto