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Io lei e l'altro

I papà e le missioni impossibili

Cosa ci fa un uomo sulla trentina, da solo, al buio, in un parco giochi, con un bastone in mano? Qualcuno avrebbe anche potuto chiamare la polizia per identificare quel soggetto che camminava in modo strano. Al giorno d’oggi, non si è mai sicuro neanche sotto casa. Ogni individuo è un potenziale pericolo.

Questa foto è un indizio per capire chi è quel losco figuro che, alle 19.30 di un tranquillo martedì sera, si aggirava senza pace in un parco giochi di Milano.palla in fontana missione impossibile

Alle 18.37, mentre ero ancora al lavoro, mi arriva un messaggio di Anna: “Prima di tornare a casa passeresti al parco se è aperto e se c’è la fontana spenta per prendere la palla dei Puffi del tato? Buttata dentro da Luca…”.

Ora, la palla dei Puffi è la palla preferita (forse anche perché è l’unica palla grande che ha) del gnappo. Quella con cui si può giocare fuori, ma non in casa (per l’interno c’è quella di gommapiuma).

Esco dal lavoro e inizio la mia missione. Primo ostacolo superato. Alle 19.37 il parco giochi fortunatamente era aperto. Non era ancora passato il metronotte a mettere il lucchetto al cancello. Sarebbe stato impossibile scavalcare il cancello. Dentro non c’era nessuno. Solo io, la palla dei Puffi in mezzo alla fontana che purtroppo era ancora in funzione. Con tutti i getti d’acqua attorno che tenevano la palla esattamente nel centro impedendo a chiunque di poterla recuperare.

In giro infatti non avevo trovato un bastone abbastanza lungo per raggiungere i Puffi e comunque i getti potentissimi d’acqua avrebbero reso vano ogni mio tentativo. L’unica soluzione sarebbe stata trasformarmi in Anita Ekberg. Togliermi scarpe, calzini e pantaloni e buttarmi nella fontana. Magari gridando “Marcello, come here!”. Ma faceva freddo.

Dopo 10 minuti, un segno divino. La fontana si spegne. Ma la palla resta là, sola soletta, nel mezzo. Stacco una fresca frasca abbastanza lunga, ma non ci arrivo. Cerco allora di smuovere le acque per farla arrivare vicino al bordo. Niente, la distanza è troppa e non riesco a creare abbastanza onde. Il diametro della fontana è di quindici metri o giù di lì. Provo a cercare dei sassi e lanciarli contro la palla. Di cinque, quattro cadono nell’acqua senza neanche sfiorarla. Si vede che non mi sono allenato abbastanza da piccolo ai Luna Park per vincere il pesciolino.

Ormai è ora di cena. Si sono fatte le 8. Ma inaspettatamente, mentre cercavo altri sassi per terra da lanciare, arriva la svolta. La palla si avvicina da sola al bordo della fontana. Mi basta allungare il ramo e acchiapparla. Ce l’ho fatta. Sono un grande papà (e me lo dico da solo). L’eroe del gnappo. Quando arrivo a casa con la sua palla (lui probabilmente non ha intuito come abbia fatto a recuperare la sua palla e neanche perché ce l’avessi io, ma fa lo stesso). Missione compiuta.

Quel losco figuro che si aggirava nel parco camminava in modo strano, dicevo. Il perché è presto detto. A quell’uomo con il bastone e i sassi in mano, appena uscito dal lavoro, scappava la cacca anche. Giusto per complicare le cose e rendere più difficile la missione. E mentre c’era la fontana accesa gli è venuto pure il dubbio: “E adesso che faccio? Me la faccio addosso, mi metto dietro un albero oppure vado a casa?”. Ma per fortuna la fontana si è spenta in tempo e così ha resistito.  E fortuna che c’era il cancello aperto, altrimenti lo scavalco sarebbe stato impossibile. Neanche in Navy Seals si allenano così.

Sono sicuro che ogni papà e ogni mamma avrà affrontato missioni impossibili. Quali sono le vostre?

Di Fede

Blog di un papà imperfetto