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Pensieri di un papà

Timidezza, bambini timidi che diventano grandi

timidezzaDa piccolo ero un bambino timido. Poi, col tempo, la timidezza è andata via. Secondo me è un bene, perché in certi casi può essere un ostacolo per la vita sociale. Mi era rimasta solo negli approcci con l’altro sesso, ma credo sia normale. Per il resto, chi mi conosce sa che posso anche dar sfoggio di una faccia tosta non comune. Quando devo dire una cosa a qualcuno la dico, senza farmi troppi problemi.

La timidezza è stata una mia fedele compagna per tanti anni. Adesso mi capita di trovarla anche nel gnappo quando non è a suo agio. E’ normale. Quando è a casa e con i suoi amici si scatena. Quando è con qualcuno che non conosce inizia a fare il bambino-cozza, mi si attacca alla gamba e vuole essere preso in braccio.

Ieri ho avuto un déjà vu. Eravamo al parco con un’amica che non vedevo da anni e suo figlio di un anno più grande del nano. Li abbiamo presentati e speravamo che giocassero un po’ insieme, ma senza successo. Il gnappo si è chiuso a riccio, mi è venuto vicino e non ha spiaccicato parola né fatto i suoi soliti sorrisi. Voleva solo stare in braccio.

Mi ero ripromesso che non mi sarei mai comportato come mia mamma faceva con me in questi casi, cioè dirgli: “Dai, gioca con il bimbo…”, “Dai, non dici niente?”, “Di’ grazie…”, ma purtroppo non ce l’ho fatta. E’ stato più forte di me. Mi è venuto naturale rompergli le balle, come mia mamma faceva con me quando da piccolo a volte non salutavo gli sconosciuti. “Federico saluta!”, mi diceva sempre. E io quel “saluta!” l’ho sempre odiato. Già ero a disagio di mio, così mi imbarazzavo ancora di più.

E niente, ci sono cascato anch’io. Perché quando vuoi fare bella figura con gli amici che non vedi da tanto, quando sai che tuo figlio è sveglio ma sta solo facendo il timidone, è normale spronarlo un po’. Gli dici tutte le cose che dovrebbe fare, ma che così farà ancora meno. Lo ammetto, ho provato un po’ di frustrazione. Non per lui, ma per me, nel ripetere i comportamenti di mia mamma, nonostante gli voglia evitare con tutte le forze le esperienze di disagio che provavo da bambino. E’ la dinamica “vittima-carnefice” che detesto. Oltre a sapere di non dover fare una cosa, ma non riuscire comunque a non farla.

Non voglio essere un papà rompicoglioni-ansioso. Proprio perché da bambino mi ricordo le ansie o le rotture che da mia madre mi trasmetteva. (Quelle gratuite, sia chiaro, poi ce ne sono altre che invece sono necessarie in certi casi). Chissà, forse le avevano trasmesse anche a lei a sua volta…. E io, senza volere, mi sto comportando nello stesso modo col gnappo. Micidiale: genitori ansiosi fanno figli ansiosi. E quel “saluta!” che per me adesso è diventato un “fai ciao!” è un incubo. Nonostante il gnappo non sia affatto timido e saluti tutti, ma proprio tutti. Da ex timido so che la timidezza in un bambino quando non è a suo agio è normale. E più si insiste peggio è.

Ok, ho fatto un po’ di coming out. Ma ‘ste seghe mentali me le faccio solo io? Voi come gestite la timidezza dei nani? Su, non siate timidi!

Di Fede

Blog di un papà imperfetto