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Pensieri di un papà

Come un barattolo vuoto

barattolo vuotoAlla fine abbiamo vuotato il sacco. Provando a togliere il sassolino che rischiava di diventare il primo mattone di un muro. Mi sono armato di pazienza e ho cercato di chiarire. Sono partito con quanto successo l’ultima volta, perché la questione, tra una cosa e l’altra, non era stata più affrontata.

Ho messo il gnappo a dormire e l’ho raggiunta a letto, nonostante avessi altre cose da fare. Dopo la mia analisi dei fatti, lei è scoppiata a piangere, tirandosi le lenzuola sul viso, per asciugarsi le lacrime e per nascondersi. Sinceramente non mi ero accorto prima che qualcosa non andasse. Sì ok, c’era la routine che non aiuta, la stanchezza cronica, le notti “movimentate”. Ma c’è anche tanta gioia a stare con il gnappo, a giocare con lui, nel vederlo crescere.

Ma tutto questo evidentemente non basta. Da quando lei è rimasta incinta dice di essere cambiata. “Tutti cambiamo”, le ho detto io. Ma questo cambiamento evidentemente non l’ha ancora accettato. Il gnappo è nato due anni e mezzo fa e a lei sembrano “passati 10 anni”. Si sente stanca, si vede brutta, non si piace più, non si sente più libera come prima.

Ho scoperchiato un vaso di Pandora. Tra i singhiozzi mi ha dato ragione sul fatto che il nostro rapporto sia cambiato, che lei non prende mai l’iniziativa, che a volte lo fa solo per farmi piacere. Se non stai bene con il tuo corpo difficilmente riesci a sopperire con quello dell’altro. La nostra intesa sessuale è solo la punta dell’iceberg. Dietro c’è altro. Questa insoddisfazione diffusa, questa vita che è cambiata e che le ha tolto una presunta libertà, la voglia di fare. Evidentemente la depressione post partum non arriva solo nelle prime settimane. Anzi, addirittura lei preferiva il periodo dell’allattamento, almeno doveva fare qualcosa.

Analizzando con lucidità la situazione le variabili in gioco sono tante: il suo corpo che è cambiato, la stanchezza, il gnappo che richiede sempre attenzioni (almeno da quando esce dall’asilo a quando va a letto), le giornate che si ripetono sempre uguali, il lavoro che essendo venuto in gran parte a mancare non aiuta, le tette che non sono più quelle di una volta. Addirittura mi ha detto che vede il suo naso più lungo di prima.

Sa che non ha senso dare la colpa al gnappo, che lui non c’entra nulla, ci mancherebbe, ma che questo cambiamento è dovuto anche alla sua nascita. E questo probabilmente la fa sentire ancora più in colpa e le abbassa ulteriormente il morale.

Ho provato a contrattaccare con le cose che penso io: “Abbiamo passato due anni e mezzo faticosi ma stupendi, il gnappo è la cosa più bella che poteva capitarci, abbiamo tutto, la salute, la casa, finora siamo riusciti a pagare il mutuo, siamo sopravvissuti a un rogito e a un trasloco, pian piano stiamo arredando casa come si deve, non ci siamo fatti mancare le vacanze, quando capita usciamo a cena o a prendere un aperitivo, tu sei sempre quella di prima, non sei cambiata, o meglio, tutti cambiamo, anch’io sono diverso da tre anni fa o da dieci anni fa, ma è inevitabile. Tu mi piaci sempre, non sei solo un paio di tette, ti ho sposato perché sei tu, e tu sei tu, non solo una parte del tuo corpo. Ti sono sempre stato fedele, ti ho sempre cercato perché mi piace sempre fare l’amore con te e non mi interessa farlo con un’altra anche se magari dalle mie battute sembra il contrario. Ok, forse sei cambiata, ma non sei un’altra persona, sei sempre la stessa, certo con più responsabilità, più stanchezza addosso, ma sei sempre tu cazzo”.

Ma quando ti guardi allo specchio e non ti riconosci, tutte queste parole non servono a tirati su. Sono gli occhi l’unica parte del corpo che devono cambiare per tornare a stare bene.

“Mi sento come un barattolo vuoto, che fa cose, fa cose durante il giorno, ma non è mai contento”, è stata la sua frase che più mi ha colpito. Io questo barattolo lo vorrei riempire, ma non so come. Forse con qualche battuta in meno e qualche attenzione in più.

“Tu hai la tua vita, lavori, fai cose, io sono sempre qui, la mattina lo porto all’asilo e al pomeriggio lo vado a prendere…”, mi ha detto. “Ma lo sai che io faccio quello che posso – ho provato a spiegarle – quando riesco lo porto e lo vado a prendere io, mi piace portarlo al parchetto, possiamo uscire più spesso se vuoi, ma non è che la nostra vita sia molto cambiata rispetto a prima, possiamo fare esattamente le stesse cose, anche andare a fare un viaggio se vogliamo, non è cambiato granché, solo che abbiamo lui che ci fa più divertire di prima da soli. Siamo andati una settimana senza di lui in Puglia, ok i nostri week end sono spesso monopolizzati dai nonni, ma siamo andati al mare ogni tanto, ne abbiamo fatte di cose!”.

Da un sassolino tolto è uscito un fiume in piena. E in tutto questo lei si è stupita che io non mi fossi accorto di nulla prima d’ora. Ok, forse non ho una sensibilità così spiccata, non ho l’intuito femminile, prima di accorgermi di qualcosa deve succedere un qualche patatrac. Ma con i miei tempi, prima o poi, ci arrivo anch’io. Meglio tardi che mai. Guardiamo sempre il bicchiere mezzo pieno. Certo è che se lei non avesse fatto quella battuta “su fai in fretta” l’altra sera, tutto questo non sarebbe venuto fuori. A questo punto benedico quella sua battuta infelice che mi ha permesso di aprire gli occhi.

Non so. A volte mi sembra esagerata. Mi sembra che si crei dei problemi apposta quando di problemi non ce ne sono. Ma questo lo direi anche di una persona depressa, nonostante la depressione sia un problema serio. Non so se lei sia depressa. Il mio rimedio contro la depressione è guardarmi intorno e vedere quanto io sia fortunato ad avere quello che ho. E ringraziare per questo. I veri problemi sono altri, mi dico sempre. Ma io non sono lei. Non so cosa c’è nella sua testa.

Abbiamo parlato e discusso due ore e mezza sul lettone prima di spegnere la luce. Tra lacrime e domande. Silenzi e analisi. Carezze sul viso e sospiri. In tutto questo, il fatto che lei sia ancora incinta non aiuta. Anzi, alla luce di quanto successo non mi fa proprio stare un granché sereno. “Per fortuna che ci siamo parlati, almeno proviamo a evitare che tu ci lasci su due piedi”, le ho detto scherzando.

Sinceramente avrei voluto dare l’annuncio in un altro modo. Ma bisogna prendere la vita come viene, per le gioie e le preoccupazioni che ti dà.test di gravidanza positivo clearblue

Di Fede

Blog di un papà imperfetto