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Pensieri di un papà

Inglese per i bambini, a che età e come cominciare?

inglese per i bambiniPistolando svogliatamente sul telecomando, una sera a casa da solo, mi sono fermato su Rai5 a guardare lo spettacolo di John Peter  Sloan, I’m not a Penguin. Tra le tante battute della stand-up comedy (sane risate nel vedere con gli occhi degli altri i nostri strani tic italiani) parlava anche dei bambini e l’inglese.

Perché gli italiani parlano poco (e male) l’inglese? Secondo il prof-attore è perché iniziano ad ascoltarlo troppo tardi. In Olanda ad esempio (ma non solo in Olanda, anche in altri Paesi del nord Europa), i film in tv passano in lingua originale. E i bambini, anche quelli che ancora non parlano, lo apprendono più facilmente. La sua teoria è che l’inglese va insegnato il prima possibile ai piccoli, prima (o durante) la formazione del linguaggio. Bisogna farglielo ascoltare presto, nei primi anni di vita. A sei anni è già tardi.

La sua è una teoria può anche avere un senso. La mia (a prescindere dall’età) è che una lingua straniera si impara veramente bene solo stando all’estero. L’ho provato sulla mia pelle. Bisogna esserci immersi 12 ore al giorno (persone, tv, giornali, radio). Ed evitare di parlare il più possibile la propria lingua. Non è facile, ma un Erasmus (cercando di non stare troppo con gli amici italiani) può aiutare.

Il gnappo sta iniziando pian piano (con i suoi soliti tempi biblici) a parlare. Adesso ripete tante cose che diciamo (anche le parolacce che a volte ci scappano, ops). Adesso ha un po’ la ripetite. E inizia anche a chiedere “perché” e “dov’è”… A volte serve l’interprete per capirlo, ma devo dire che è migliorato molto da prima dell’estate.

Così mi si è accesa una lampadina. E se invece che fargli vedere Cars o Shrek in italiano glieli propinassi in inglese? Servirebbe a qualcosa? Non dico che mi deve imparare l’inglese già da adesso (credo si possa vivere bene anche senza e se lo potrà comunque studiare da grande), ma così, giusto per farglielo un po’ entrare nelle orecchie…

Volendo c’è anche la temutissima Peppa Pig in inglese. Non so se serve, ma al gnappo i cartoni comunque piacciono, li guarderebbe volentieri lo stesso, nel mentre si ascolta un po’ di inglese e anche a noi un po’ di english listening non farebbe male.

Niente di esasperato però. Perché a volte rimango un po’ perplesso dalla manìa del bili-trili-quadringuismo. Tipo il marito di una mia amica che parla al figlio sempre in inglese (pur non essendo lui madrelingua). Mi è sembrato un po’ un’esagerazione, oltre che innaturale. Niente da dire invece sui genitori bilingui che, giustamente, vogliono che al figlio rimanga la loro lingua d’origine. Vuoi mettere che fortuna? Sapere due lingue d’emblée, senza il minimo sbattimento a studiare. Però ecco, io non mi metterei mai a parlare tutto il giorno in inglese con il gnappo. Ma c’è chi lo fa e l’ho visto e sentito con le mie orecchie.

Boh, adesso proviamo con i cartoni e vediamo come va. Anche se prima di dire hello, preferirei che imparasse bene a dire ciao.