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Noi quattro

Il ritorno degli Jedi

ritorno jediSiamo quasi a due mesi di The Second. Come sempre il tempo vola. E quando Anna emigra per 10 giorni dai suoi con i due nani, il tempo vola ancora di più. Perché poi quando tornano la domanda sorge spontanea: “E questi figli di chi sono?”.

Tutti e due infatti sono cresciuti di bestia. Il piccolo è quasi irriconoscibile, il grande ha nuove espressioni facciali. E il non vederli per un po’ di giorni fa sempre uno strano effetto. Sicuramente dà la carica per goderseli ancora di più, salvo stancarsi dopo una mezza giornata di full immersion. Ma ce la possiamo fare.

Anna è stanca. All’apparenza non sembra. Anche perché non lo dà a vedere, ma secondo me se potesse ci mollerebbe tutti e tre per fuggire sulle spiagge di Acapulco. O alle Galapàgos (o Galàpagos che dir si voglia). Secondo me ogni tanto questo pensiero le viene. E la capisco. Dalla mattina fino alla sera ha attaccato un omino di burro alto e ciccione che la guarda con occhi famelici.

The Second mangia e piange, piange e mangia. Quando non mangia cosa fa? Piange. Dormire? Macché, poca roba. Sempre pisolini inutili. Oggi me lo sono messo sul letto verso le 6 di sera e mi sono addormentato prima io di lui. Lui è rimasto sveglio a guardarmi. Io non ce l’ho fatta a tenere gli occhi aperti e così è scattata la pennichella non solo dopo pranzo, ma anche prima di cena.

Lui piange sconsolato per buona parte del giorno. Alla sera poi ancora di più. Coliche? Forse. Fame? Pure. Anna di latte sembra averne. Ma lui ne mangia talmente tanto che non fa in tempo a riformarsi nella latteria. Le tette fanno quello che possono, mica è la Granarolo lei!

Ma a quasi due mesi di vita The Second non tira neanche le tre ore. Abbiamo provato con il latte artificiale ma non funziona. Ne proveremo altre marche. Non si sa mai. La temibilissima “aggiunta” potrebbe essere l’unica ancora di salvezza. Anche perché questo pianto non sappiamo proprio come farlo smettere.

Se di giorno è un disastro, almeno di notte ogni tanto lui ci lascia un filo di tregua. Il muco ancora non se n’è andato (ce l’ha tipo dalla prima settimana di vita e lì rimane nonostante i litri di fisiologica), ma sicuramente piange più di giorno che di notte (accetto la smentita ovviamente, sarebbe un classico).

La parola d’ordine è “resistere resistere resistere“. E adesso che Anna è tornata a casa gli occhi sono puntati tutti su di me che per dieci giorni sono stato il padrone incontrastato (e indisturbato) della casa. Nel mentre ho fatto in tempo a prendermi un mega raffreddore con squaràus incorporato anche che mi ha tenuto sveglio diverse notti (giusto per non farmi mancare nulla), ma almeno non l’ho attaccato agli altri. E nell’unica sera in cui potevo far baldoria ero ridotto ad un’ameba smocciolante e febbricitante. Altro classico fantozziano.

In tutto questo c’è il gnappo. Che sta diventando il mio figlio preferito (fa brutto da dire, ma un po’ è così). Perché Tatteo ancora non parla, ma dagli occhi si capisce già che tipetto incazzoso e risoluto è. Il gnappo invece è buono e, scleri a parte, è veramente un bimbo adorabile. Mi sta guadagnando un sacco di punti. Anche perché è felice quando io sono in casa e mi sta abbastanza addosso.

Io e lui siamo una bella coppia. Anche se scazziamo ogni tanto, ci vogliamo bene. Quell’altro invece lo tengo d’occhio. E’ ancora presto per fidarmi di lui. Prima deve fare e dire qualcosa. E smettere di piangere. Prima o poi.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto