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Noi quattro

Lo smerdazzo in Autogrill

kiwi“Vuoi in kiwi?”. “Sì”.

E fu così che dopocena, dai nonni, dopo aver mangiato la pizza, il gnappo si sparò un kiwi intero che di solito non mangia mai. La domanda era arrivata da mia suocera. Lui poi, per fare il pirla, si è anche scoperto la pancia davanti a tutto il parentado, in quella che era stata la nostra veloce e improvvisata visita domenicale.

Dopo i saluti ci mettiamo tutti e quattro in macchina, pronti per quel viaggio infinito che ci avrebbe riportato a Milano a notte fonda.

Tutto procedeva bene. The Second crollato nel sonno dopo il primo semaforo, il gnappo sveglio ma quieto. Ma l’imprevisto era dietro l’angolo e, come dice il nome steso, imprevisto.

A un certo punto lui si solleva dal seggiolino, spingendosi con le braccia, e inizia a sforzarsi. Uno di quei rumori che riconoscerei tra mille, quei respiri di pancia, che si solito lui fa quando è sul water.

“Hai fatto la cacca?”. Nessuna risposta. “Ci dobbiamo fermare?”. Idem. Poi dice un mezzo sì, poi un no, insomma, come sempre risposte evasive, ma vabé. Io intanto sento nell’abitacolo un tipico profumino di merda. Poteva anche venire dai campi, visto che eravamo nella campagna profonda. Io non me ne intendo, ma mi sembra che fine febbraio non sia stagione di concimazioni. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire. O meglio, in questo caso, “chi guidò sperando, si fermò…”.

Anna il profumino tra l’altro non lo sentiva. Ma io ero sicuro. Così, invece che fermarmi in mezzo al nulla, sul ciglio della Statale, decido di tirare dritto un’altra ventina di minuti e di fermarmi al primo Autogrill in autostrada. Ci fermiamo a quello di Cremona, sulla A21. L’Autogrill più nascosto del mondo: per entrare devi girare subito a destra dopo il casello, nella corsia di accelerazione. Se non hai riflessi pronti ti ritrovi a Castelvetro in men che non si dica.

Il piazzale dell’Autogrill è semideserto. “Speriamo che almeno il bagno sia di quelli al chiuso, riscaldati”. Certo certo, “chi si fermò in Autogrill sperando…”. E infatti il bagno era di quelli al freddo, con le porte aperte.

“Chi va dei due col gnappo?”. La mamma ovviamente. Lei lo ha partorito, io ho fatto il minimo indispensabile, quindi per questioni di cacca fuori dall’ordinario è roba sua.

Passano 10 minuti… Passano 20 minuti… Io intanto pistolo sul cellulare, mentre The Second è sempre nel suo sonno profondo. A un certo punto arriva una telefonata. E’ Anna. “Portami la borsa che è nel baule”, mi dice con tono a metà tra l’incazzoso e lo sconsolato. (Più incazzoso però).

Così, per non lasciare solo in macchina The Second in un parcheggio di Autogrill, di notte, e rischiare di essere denunciato per abbandono di minore, accendo la macchina e cerco di avvicinarmi il più possibile all’entrata dei bagni.

Appena chiudo la portiera sento una voce. “Oh capo, non si può parcheggiare lì”. E’ il benzinaio della Erg che mi cazzia in tempo zero. Non mi metto neanche a spiegare la situazione. Troppa fatica. Riporto la macchina sulle strisce bianche del parcheggio, chiudo le portiere con dentro The Second che dorme e vado a portare la borsa ad Anna.

La scena è questa: lei incazzata, il gnappo con gambe e culo nudi e il piumino ancora addosso. Ovviamente non si era lasciato pulire senza ribellarsi. Anna abbastanza provata. Io non sapevo se ridere o piangere. Ho preferito mollare giù la borsa e tornare in macchina subito, con la scusa di non lasciare solo The Second, anche se non credo che i figli di due mesi siano appetibili dai ladri quanto le autoradio.

Dopo altri 10 minuti buoni i nostri eroi ce l’hanno fatta. Sono di ritorno. Il gnappo con pantaloni nuovi (per fortuna che Anna aveva portato il cambio con due pannolini e pantaloni puliti). Dio benedica chi ha inventato le salviettine umidificate. Credo che con quelle Anna ci abbia intasato un cesso dell’autogrill, ma la situazione era critica.

Alla fine lo smerdazzo (dariofoicamente parlando) è stato domato. Anche il piumino è stato smerdato. E la cacca è ricomparsa la mattina dopo, per il secondo round durante la notte. Forse non era tutta colpa del kiwi…

Di Fede

Blog di un papà imperfetto