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Noi quattro

Pesi e contrappesi, con il gnappo che diventerà un black bloc

pesi e contrappesi“Mettere per scritto i propri pensieri significa soprattutto precisare ed esplicitare ciò che era ancora informe e perfino inconsapevole”. (Eugenio Scalfari).

E infatti dopo che ho scritto il post sul mio rapporto con The Second, la nostra relazione sta poco alla volta migliorando. Gli ho parlato da solo, mi sono scusato con lui per la mia indifferenza nei suoi confronti, ho pianto anche. Perché mi è dispiaciuto non averlo considerato nei primi cinque mesi della sua vita.

Gli ho fatto un bel discorsetto, mentre eravamo coricati sul letto. Ci si confessa bene, coricati sul letto. Lui mi guardava con i suoi occhioni spalancati. Gli ho parlato da uomo a uomo, da papà a figlio. Come risposta lui sbavava mettendosi l’intera mano in bocca. Buon segno.

Da lì in poi (grazie anche ai vostri commenti che mi hanno aiutato a superare questa piccola crisi) non mi sento quasi più un papà a metà. So che mi ha perdonato e quindi adesso stiamo cercando di recuperare e andare più d’accordo. Lui piangendo un po’ meno e io cagandolo un po’ di più. Non era poi così difficile, bastava superare quel brutto vizio di crogiolarsi nell’abitudine e non cambiare punto di vista.

Peccato che da quando il nostro feeling è migliorato, quello col gnappo è diventato più difficile. Pesi e contrappesi. Più attenzioni a uno e un po’ meno all’altro. O forse, più probabilmente, più attenzioni a uno corrisponde a un po’ più di gelosia dell’altro. Intuito paterno, chissà se è vero…

Sta di fatto che adesso il gnappo tenta di eliminarmi. Fisicamente. La fase schiaffi infatti non è mai passata. Adesso si è evoluta. Gli schiaffi sono diminuiti, ma sono aumentati i morsi, i calci, i “papà via!” ecc. Non tutti sono fatti con cattiveria. Anzi. Quando arrivo a casa la sera lui fa apposta a fare il cooglionazzo. E infatti quando dice “papà via”, subito dopo ride.

Però le aggressioni ai miei danni continuano. Ieri, mentre ero coricato sul tappeto, mi sono preso pure un calcio in faccia. Senza reagire ho provato a spiegare, a parlare, ma mica mi ascolta quello là. Fa finta di niente. E, tra l’altro, da quando ho iniziato a considerare un po’ di più The Second, non vuole più che gli legga la favola della buonanotte. Vuole la mamma. Anche per lavarsi i denti o mettersi il pigiama. Insomma “papà via”. Punto.

Evabbè, passiamo anche questa. Tanto l’equilibrio non si troverà mai. Si naviga sempre a vista. Appena ti muovi va bene da una parte e male dall’altra. Ma non è un problema. Va bene ed è giusto che sia così.

Anche se non so se è giusto che il gnappo mi meni. L’aggressione del padre. Ha anche un valore simbolico. Alla faccia di Edipo e di Telemaco. L’eliminazione del padre. Dell’autorità. Non la sua rimozione, ma la distruzione proprio.

E così, quando mi mena, penso sempre a quando sarà grande: me lo vedo allo stadio lanciare molotov contro i celerini, oppure buttare cassonetti in mezzo alla strada per fermare la carica della polizia, con cappuccio nero da black bloc. Anche quelle sono forme sublimate di lotta contro il padre.

Siccome i padri sono evaporati (oh, non lo dico io, lo dicono tutti i soloni contemporanei, sarà…) le nuove generazioni cercano altre figure paterne con cui scontrarsi. Tipo le forze dell’ordine. E’ bello dare addosso alla polizia. Dà soddisfazione. Un po’ come picchiare il papà quando sei piccolo (ecco, quando sei grande la vedrei un po’ più grave).

Forse il gnappo si sta allenando da black bloc. Ma se continua lo bloc io però: gli bloc la crescita. Altroché.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto