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Ciuccio fosforescente, la svolta nelle notti tormentate

ciuccio fosforescente MAMIl ciuccio fosforescente ci ha cambiato la notte. Non so perché lo abbiamo comprato solo con The Second e non ci è venuto in mente prima. Col gnappo infatti uno dei miei sport era la ricerca disperata del ciuccio nel lettino. E non era il massimo della vita.

The Second invece ha un altro rapporto con il ciuccio. Lo sputa infinite volte per notte. A volte lo prende in mano e lo lancia via. Di solito lo fa perché la tetta.

Inferno notte. Di solito la dinamica è questa: lui piange, io mi alzo, vado nella loro cameretta, provo a rimettergli il ciuccio. A volte funziona, altre, quasi sempre, no. Allora prendo nel buio la sua acqua e gliela do. Ma lui a 10 mesi ancora non sa bere bene. Fa lo “sbruffo” alla fine e si bagna la tutina.

Però il più delle volte neanche l’acqua funziona. Mentre gliela sto dando infatti lui la spinge via con le mani. Ha una forza notevole il patello. Si vede che si incazza proprio e che vuole farsi rispettare. Così, ultima spiaggia, lo prendo in braccio e lo porto dalla tett…, pardon, dalla mamma.

Quando è nel lettone si fa la sua poppata (la prima di una lunga serie) e di solito si calma. Tranne casi eccezionali ovviamente, tipo adesso che sta mettendo i suoi primi denti (alla buonora…). Poi dopo qualche ora ripiange ancora e il primo tentativo per calmarlo è sempre cercare il suo ciuccio.  Ma dov’è finito questo ciuccio?

I casi sono due: o hai una cartucciera di ciucci vicino al comodino, in modo da potergliene infilare in bocca uno all’ora, oppure hai un ciuccio fosforescente che si fa trovare a botta sicura tra le lenzuola.

Non sembra, ma è un aiuto non da poco. Perché io mi ricordo le nottate col gnappo, in cui quel maledetto affare di gomma (pacifier lo chiamano gli inglesi, il “pacificatore”) finiva nei posti più impensati. E mi veniva quasi voglia di usare il nastro isolante per non farglierlo perdere. Con il ciuccio fosforescente invece il problema della ricerca del succhiotto perduto, missione degna del miglior papà-Indiana Jones è quasi risolto.

La scelta del ciuccio fosforescente. Noi come per il gnappo siamo rimasti fedeli al ciucci MAM. E non lo dico per fare pubblicità spudorata. Lo dico solo perché è vero, senza che nessun ufficio stampa mi abbia contattato per scrivere un post sui cucci fosforescenti. Ma ci sono anche tante altre marche che li producono.

Anche la Avent ha una linea di ciucci night così come la Chicco che ne ha uno in catalogo della linea Physio. Idem Nuk. E poi ci sono anche accessori vari tipo, tipo i portaciucci, anche quelli fosforescenti. Ce l’ha Babymoov, ma a cosa serva ancora mi sfugge, a meno che uno non calmi il proprio figlio con il portaciuccio direttamente in bocca. Oppure non sia il classico maniaco dell’igiene per cui il ciuccio, fosforescente o meno, sta solo in bocca o nella custodia. Ma noi amiamo la formazione degli anticorpi e quindi anche se cade per terra non ne facciamo un dramma.

I vantaggi di un ciuccio fosforescente. E’ uguale a un succhietto normale, ma di notte non devi diventare scemo nella ricerca del ciuccio perduto. E nel dormiveglia, quando sei più morto che vivo, non è poco. Soprattutto con un nano urlante nel cuore della notte che va calmato. E che se ti va bene si mette tranquillo quando gli metti il tappo (The Second è un caso a parte).

Gli svantaggi di un ciuccio fosforescente. Io non ne conosco al momento. Avevo letto in giro che il fluorescente faceva male alla salute. Non so se sia una leggenda metropolitana o è vero, ma da una risposta su Focus sembra di no. E non credo ci sia una lobby dei ciucci fosforescenti. Anche perché nei cataloghi delle ditte che li producono sono pochissimi rispetto a quelli tradizionali. E poi la catena di produzione di oggetti per la prima infanzia immagino sia molto più controllata. Un po’ come per gli omogeneizzati.

Per ora quindi l’esperimento funziona. Niente più ricerche disperate del ciuccio. Il problema vero è che The Second non ha ancora mollato la tetta. Non so quando succederà, ma spero presto. Spero soprattutto che lui inizi a dormire. Con o senza ciuccio non mi interessa. Ma almeno un problema l’abbiamo risolto. Come si dice? Ah sì, “a ciascuna notte basta la sua pena”©.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto