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Noi quattro

La dura vita dei secondi figli

secondiNe parlavo quasi un anno e mezzo fa, quando The Second era ancora nella pancia della mamma. E da allora poco è cambiato in quanto ad attenzioni. A distanza di tempo il concetto resta quello: i secondi figli non se li stracaga nessuno, scusate il francesismo.

Mi è venuto in mente ieri, quando ancora un po’ e The Second si metteva a camminare da solo. Entusiasmo quasi zero, da parte nostra. Cioè, sì, un minimo. Tipo un pat pat sulle spalle per dirgli bravo e via andare.

Qualche settimana fa gli è spuntato il primo dentino. Dopo tante notti con ottomila risvegli ecco che la gengiva inferiore è stata tagliata e spunta fuori un chicco di riso bianco seghettato e affilatissimo. “Toh, guarda gli è spuntato il primo dentino…”, abbiamo detto io e Anna con neanche troppo entusiasmo. Stop. Col gnappo probabilmente avremmo telefonato a tutti i parenti per dare la notizia. Forse l’avremo anche fotografato o portato a fare una panoramica dal dentista. Col secondo una semplice e debole esclamazione di compiacimento, neanche di sorpresa.

Ha iniziato a gattonare? Ecchissenefrega. “Era ora”, potrebbe essere stato il nostro retropensiero. Anche perché quando non gattonava piangeva molto di più per insofferenza di non poter andare in giro, quindi i suoi primi passi a quattro zampe sono stati una sorta di liberazione. Col gnappo all’epoca avremo aperto una bottiglia di vino per festeggiare. Il gattonamento di The Second invece è passato nella quasi totale indifferenza.

Mesi prima aveva iniziato a dire “mamma” e “papà”. Embè?? Ecchessarràmmai! “Toh, ha detto mamma”. “Toh, ha detto papà”, è stato il commento. Quando il gnappo per la prima volta ci ha chiamati (volontariamente o meno) probabilmente ci saremo almeno commossi. “Guarda che ha chiamato te…”, il distaccato commento alle prime parole di The Second.

Adesso si alza anche in piedi. Proprio ieri sera ha preso una sedia e ha mosso i primi passi da bipede. “Occhio a non tirartela in testa quella sedia…”, gli abbiamo detto. Altro che sguardi languidi e grida di giubilo per la sua deambulazione precoce su due zampe. Macché, come se fosse la cosa più normale del mondo, quasi come se fosse qualcosa di dovuto.

E io lo so che quando inizierà a camminare da solo sarà più o meno lo stesso. Se per il gnappo abbiamo subito chiamato i nonni, nel suo caso probabilmente lo diremo in una delle nostre telefonate di routine tra il “cosa avete mangiato stasera” e il “domani cosa fate?”. Già lo so io.

E’ questa la dura vita dei secondi figli. Che nessuna colpa hanno, se non quella di essere nati per secondi e del fatto che i genitori sono impegnati a stare attenti al fratello maggiore che non gli faccia male o non faccia altri disastri. (Il gnappo gli fa le scivolate vicino e l’altro giorno l’ha fatto cadere col muso per terra facendogli sanguinare il labbro, mannaggia a lui). E’ un po’ come la vita da mediano che cantava Ligabue, o la dura legge del gol degli 883. Per la serie: tu ti fai il mazzo, ma non ti si fila proprio nessuno. E questo è profondamente ingiusto, ma è così. C’est la vie.

E c’è da dire che The Second è bello sveglio, cazzutissimo nel farsi rispettare e quando vuole una cosa parte in quarta per afferrarla. Dalla vita ha già capito tutto. Chissà, forse proprio perché è secondo. Il bello è che guarda il fratello grande con gli occhi dell’amore. Iniziano a giocare insieme (quando il gnappo non lo mena) e si vede che il suo fratellone gli piace proprio. A dirla tutta sono un po’ geloso perché guarda con gli occhi estasiati la mamma e il fratello e il sottoscritto non lo considera quasi. Vabé.

Io lo osservo, mi chiedo da dove sia saltato fuori (perché da me non ha preso niente, né fisicamente né caratterialmente… Idraulico, dove sei??) e sono convinto che crescerà benissimo, senza paranoie, vispo e deciso come pochi. E le maestre del nido lo sanno bene visto che anche a loro sta dando un bel po’ di filo da torcere, il nanetto. Quindi va bene così.

Anzi… Col gnappo un sacco di paranoie inutili: e c’aveva il piede storto (portalo dall’ortopedico per il piede infraruotato, che poi è andato a posto da solo…), e non parla (e vai a far la visita per la logopedia…), e non mangia (e prepara ogni tipo di pappa, oltre a dargli gli integratori tipo Carpantin per fargli venire l’appetito e farlo crescere…), ed è timido e picchia gli altri (e pensi già al riformatorio…); di notte non dormiva? Guai se all’epoca lo avessimo fatto venire nel lettone che se no si abituava… Insomma, paranoie normali da primo figlio, tenuto sempre sotto osservazione.

The Second invece vien su così: non vuoi le pappe? E vai di autosvezzamento con quello che mangiamo noi. Non vuoi più i cibi solidi? E torniamo alle pappe, checcefrega… Non vuoi dormire nel tuo lettino? E vieni nel lettone, basta che non rompi le balle, dov’è il problema?. Insomma, è da quando è nella pancia che facciamo quasi come se non ci fosse.

Chissà, forse è lo spirito di sopravvivenza di due genitori abbastanza sconvolti, oppure è la natura che per i secondi ha riservato questo destino. In fondo nel medioevo solo i figli primogeniti ereditavano il feudo e le ricchezze, mentre ai secondogeniti non restava che diventare cavalieri, cioè soldati di ventura o sotto il servizio di altri signori. Vabé, ma il feudalesimo è anche passato… Forse.

Sta di fatto che con The Second gira così e vederlo crescere tosto e un po’ incazzoso col mondo mi fa anche sorridere. Perché è divertente. Tipo quando piange perché vuole essere tenuto in braccio e se Anna non gli dà retta smette subito. Ecco, forse in questa società di figli di papà e bamboccioni i secondi figli da grandi salveranno il mondo. Io ci credo. Oppure faranno come Pietro Maso… Io spero di no. Ma è questione di secondi.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto