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Pensieri di un papà

Asilo nido vs scuola materna

cartello scuolaC’era una volta l’asilo nido. Quello dove andava il gnappo. E quell’asilo nido c’è ancora per fortuna visto che ora ci va The Second, che, da bravo secondogenito sta dando un bel po’ di filo da torcere alle maestre, visto che lui sa mettere in riga le persone che gli capitano a tiro. Non si scherza con lui, sa quel che vuole e lo vuole a tutti i costi.

Adesso per il gnappo c’è l’asilo. O meglio, la scuola materna. O scuola dell’infanzia come si chiama adesso. Perché i ministri dell’Istruzione sono sadici e ad ogni governo ti cambiano le carte in tavola. Ma vabé.

Quando il gnappo andava al nido all’inizio lo andavamo a prendere alle 4. Poi alle 4 e mezza. A volte anche alle 5. E, per fortuna, non ha mai fatto un plissé, visto che non era uno degli ultimi ad uscire tra i suoi compagni. Anche The Second lo andiamo a prendere verso le 5 e non c’è problema. Un po’ perché è piccolo, un po’ perché ci sono tanti bambini che escono tardi. Perché ogni tanto capita che i genitori lavorino. Può succedere…

Alla scuola materna invece capita molto meno. Che i genitori lavorino dico. Perché il gnappo che esce alle 4.30, è una mosca bianca. Dopo le 2 rimangono in classe in quattro gatti. Questo è l’orario di uscita di massa. Le 14. Quattordici. Praticamente se lo porti alle 9 fai in tempo a tornare a casa e poi è già ora di andare a riprendertelo il tuo bambino.

A volte capita che il gnappo debba restare all’asilo fino alle 5 e mezza. Quando le classi vengono già accorpate dalle 4.30: fanno la trasumanza verso un’altra stanza e lì rimangono con una maestra fino a quando i genitori non vanno a recuperarli. Di solito, alle 5 e mezza, sono in 4 o 5 i bambini che restano. In tutta la scuola. Possibile? Come fanno?

I casi che mi vengono in mente sono:

  1. Le mamme della scuola materna fanno il part time. E quindi vanno a prendere i bambini dopo il lavoro. Ok.
  2. Le mamme della scuola materna non lavorano. Così mandano a scuola i figli solo per passatempo, magari per andare a fare la spesa in santa pace. O, ancora peggio, per farli “abituare” alle dinamiche della classe, per farli socializzare, che così quando poi vanno alle elementari (pardon, scuola primaria) sono già “abituati” a stare in classe. Succede eh, c’è gente che li manda all’asilo solo per quello, altrimenti li terrebbe volentieri a casa. Ho amici che lo fanno e lo ammettono.
  3. C’è un sistema collaudato di affitto nonni part time. Una specie di granpa sharing. Tipo Bla Bla Car. Affitti il tuo nonno, magari in condivisione, e lo mandi a prendere tuo figlio all’asilo. Perché non posso credere che tutti i compagni di classe del gnappo abbiano i nonni personali che abitano al piano di sotto. Non è possibile. Ci sarà qualcuno che come noi avrà i nonni lontani no?! Sembra di no…
  4. Facciamo lavorare le baby sitter per finanziare l’imprenditoria giovanil-femminile. E’ giusto. D’altronde anche le baby sitter devono trovare lavoro. E’ giusto far girare l’economia. Una baby sitter è una piccola start up. Che se no poi si dice che in Italia non c’è lavoro, che l’economia è ferma. No. Certi genitori che lavorano tutto il giorno prendono la baby sitter (o tata, come va di moda dire oggi, perché il termine baby sitter fa molto anni ’80) perché vada a prendere il pargolo tutti i giorni all’asilo alle 2 e lo tenga fino a quando i genitori non sono tornati a casa.
  5. I genitori sono turnisti e quindi si organizzano al lavoro per andare a prendere il figlio all’asilo alle 14. Ma quanti genitori infermieri ci sono in classe del gnappo. Zero credo. Direi che la percentuale è irrilevanti alla mia statistica.

Altri casi non mi vengono in mente. Se non il fatto che mentre l’asilo nido per molti genitori è una necessità, la scuola materna è un accessorio, dove mandi tuo figlio così, giusto per farlo socializzare. Anche perché se tuo figlio all’asilo nido non andava, volendo te lo potresti tenere a casa anche alla materna. A meno che tu non abbia ripreso a lavorare. Oppure sei imprenditrice di te stessa e allora fai gli orari che vuoi. Boh.

Quasi quasi potresti tenertelo a casa anche alle elementari, medie e superiori. E infatti c’è gente che lo fa con la scuola familiare-educazione parentalehomeschooling o che dir si voglia. Che è un segno dei tempi come i vegani, quelli che allevano in casa il loro lievito madre come se fosse un figlio, il rooming in subito dopo il parto, la raccolta dell’umido ecc. Se io dovessi fare il maestro a domicilio del gnappo e The Second mi porterebbero alla neuro dopo la prima settimana.

Il mondo dell’asilo è diverso da quello del nido. E te ne accorgi anche dai gruppi delle mamme su Whatsapp. Quando provi ad alzare la testa e a far notare che gli scioperi hanno un po’ rotto le scatole, perché va bene salvaguardare un sacrosanto diritto, ma non comunicare se c’è sciopero o no fino al giorno prima anche no… Tu scioperi per i tuoi diritti e mi sta bene, ma mi rompi anche un po’ le balle perché se me lo dici prima magari mi riesco anche un po’ a organizzare. “E, ma lo facciamo apposta per creare un disagio, ancora che ve lo diciamo il giorno prima”, mi ha detto una bidella una volta. Ma allora sei bastardo dentro però, io che male ti ho fatto? Che minkia c’entro io con le tue beghe con Renzi, la Giannini & co.?

Magari hai anche tutte le ragioni del mondo, ma io che c’entro? Io che non ho i nonni al piano di sotto da mobilitare in caso di emergenza, né la baby sitter da mantenere di cui sopra e, sai com’è, purtroppo lavoro anche, pago le tasse grazie alle quali ti arriva lo stipendio e se i figli mi rimangono in mezzo a una strada non riesco a portarmeli al lavoro né voglio noleggiarli a una mamma rom che me lo tenga in giro sulle metropolitane durante la mattinata.

E’ un ragionamento profondamente qualunquista, lo so. Capitalista anche. Antidemocratico. Egoista. E tutte le cose peggiori del mondo che potete pensare. E’ vero. Dovrei solo tacere e adeguarmi. Un po’ come nel gruppo delle mamme di Whatsapp, dove Anna ha educatamente provato a far notare il disagio e la risposta è stata: “Eh, vedrai quando andrà alle elementari, sarà anche peggio!”. Va bene così. Taciamo, paghiamo e ringraziamo.

E ci adeguiamo, ovviamente. Godendoci The Second che per ora va al nido privato (che ci costa un occhio, ma almeno non fanno sciopero e se lo andiamo a prendere alle 5 non ci sentiamo in colpa…) e aspettando che loro abbiano 18 anni, così non ci sarà neanche bisogno di firmargli la giustifica se per un giorno staranno fuori da scuola. Bisogna solo portare pazienza. E organizzarsi bene. Sempre sul filo dei minuti.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto