Categorie
Pensieri di un papà

Lettera a un neo papà

Ulisse e le sireneCaro neo papà,

     sì, proprio tu che mi hai scritto l’altro giorno e che sei da poco diventato papà di un bellissimo maschietto. Ti scrivo perché ogni tanto mi piace passare per quello esperto che dispensa consigli a destra e a manca, anche quando non sono richiesti. Ti scrivo anche perché sono un po’ sadico e vorrei subito metterti in guardia su cosa vuol dire essere papà.

Prima di tutto sappi che un po’ ti invidio. Vedo nei tuoi occhi quei cuoricini azzurri che avevo anch’io. Diventare papà per la prima volta è un’esperienza indescrivibile. Ti senti sospeso, tutto il mondo ti sembra migliore, ti guardi intorno con occhi sognanti. Tranquillo, dopo un po’ ci si abitua. E quegli occhi sognanti dopo la seconda notte insonne verranno un po’ offuscati perché le palpebre saranno trascinate verso il basso da una strana forza di gravità. Ma magari ti va di culo e tuo figlio sarà di quelli che dormono 7 ore filate fin dalla prima notte. Sappi che per questo ti invidio ancora di più.

Ti scrivo anche perché all’inizio forse non capisci bene la tua funzione di padre. E’ normale. In fondo ha fatto tutto la mamma. Sappi però che comunque puoi renderti utile. Vai subito alla Asl per dare a tuo figlio un codice fiscale nuovo di zecca ad esempio, perché anche lui, come te, prima di essere una persona è un contribuente (l’Inps ha tanto bisogno, soprattutto di questi tempi).

Poi vai a fare quelle millemila commissioni che la tua compagna, avendo un’appendice attaccata 24 ore al giorno non può fare. Insomma, cerca di semplificarle la vita: vai in farmacia, vai a fare la spesa, pulisci casa, accompagnala per eventuali visite al consultorio ecc. In poche parole sbattiti, per far vedere che anche tu fai qualcosa e non stai lì con le mani in mano a contemplare la “madonna con bambino”. Le donne apprezzano molto se ti vedono partecipe della vita familiare. Anche se poi non andrà mai bene perché non fai le cose come vorrebbero loro. E’ un classico. Loro trovano sempre una scusa per criticarti. Tu però provaci lo stesso.

Ah, ovviamente, almeno nei primi giorni dopo il parto, prenditi le ferie. Perché se no come fai a fare tutte quelle cose che ho elencato prima? Hai il dono dell’ubiquità come Padre Pio? Non credo… E poi la tua dolce metà potrebbe menartela all’infinito quando sarete ai ferri corti: “Ecco, quando è nato lui tu non ti sei neanche preso le ferie per starci vicino!!”. Figurati…

Ad ogni modo, ti ricordi quando a Natale arrivava il giocattolo che volevi più di tutti e tu giocavi solo con quello tutto il giorno, almeno fino a Capodanno? Ecco, la sensazione per  i primi giorni/mesi un po’ è quella, anche se ovviamente un figlio mica è un giocattolo. Ma facciamo a capirci eh.

Poi però arriva anche il 7 gennaio e tu ritorni a scuola. Tu tornerai al lavoro. E quel giocattolo non sarà più così nuovo come a Natale. Tu però dovrai giocarci sempre, perché non puoi metterlo nel cestone insieme agli altri giochi. Quello rimarrà sempre fuori. Ormai Babbo Natale te l’ha portato e tu non hai lo scontrino per cambiarlo. E poi non è neanche in garanzia. Te lo tieni così, come è arrivato. Ma tanto tu non lo vorresti cambiare, perché è il più bel regalo del mondo. Quindi il problema non si pone neanche.

Dovrai giocare soprattutto provando a fare squadra con la tua compagna. Che all’inizio ti sembra fortissima. Poi magari, dopo un po’, vorresti anche cambiare squadra… Ma non si può. Neanche se lei inizia a cazziarti perché non sei più capace di giocare come prima. Subito dopo Natale anche se non eri capace avevi entusiasmo, poi hai perso un po’ il ritmo.

Ma tu devi sforzarti per far sì che ogni giorno sia sempre come il pomeriggio di Natale, anche se non sempre è facile. Provaci comunque. Poi, se ci riesci, dimmi come si fa.

Nei primi mesi devi farti in quattro. Sappilo. Anche perché l’altra persona che gioca in squadra con te si farà almeno in 8, 16, 24. Quindi tu devi fare la tua parte. Sei preoccupato? Non ti senti all’altezza? Sei un po’ spaesato? E’ normale, credimi. Ma, caro mio, hai voluto la bicicletta?

Il ritmo della tua pedalata dipende in gran parte dalla compagna che hai davanti. Tu sei lì, in scia, e a volte lei può anche rallentare e farti riposare un po’. Altre volte dovrai accelerare. Altre invece sarai tu a doverla superare, mettendoti davanti e far riposare un po’ le sue gambe. Anche lei ha il diritto di sfruttare la scia.

Tieni conto che di regole non ce ne sono. Quindi è un terno al lotto. Ci sono un sacco di variabili e la più importante è lui. Il nuovo arrivato. E’ lui che dovete far star bene, accudire, amare, far crescere, pulirne il patello. II resto è secondario. Su quanto sia straordinaria la vita puoi anche pensarci dopo. Adesso devi rimboccarti le maniche, non farti domande, e rispondere signorsì. La tregua prima o poi arriverà, e non è detto che, allora, tu non rimpianga il tempo in cui eri in prima linea.

Ti senti spaesato? Confuso? Sei felice, ma non hai capito bene cosa fare e come fare? Tu non preoccuparti, non farti domande esistenziali, non pensare. Agisci. E tieni sempre a mente il pomeriggio di Natale. E’ così che dovrebbe essere ogni giornata che passi con loro. Anche se la stanchezza e il sonno tendono a fartelo dimenticare.

Adesso ti devi scordare quell’attività che tanto ti piaceva fare e che ha permesso anche che tuo figlio venisse al mondo. Non è più una priorità. Tu mi hai risposto che terrai duro per questi 40 giorni, ma che poi, tornerai sicuramente alle vecchie buone abitudini di un tempo.

….

Io ho sorriso. E ho evitato di infierire. Perché non voglio toglierti l’illusione e la speranza. Ma ti abbraccio forte, amico mio. Coraggio, si sopravvive.

Adesso anche tu sei papà, benvenuto nel club. Pensavi sarebbe stato sempre tutto rose e fiori? No. Ma posso dirti che ne vale la pena, eccome. Perché quando sperimenti da vicino che cos’è la vita, che nasce e che cresce ogni giorno insieme a te, capisci anche per cosa davvero vale la pena vivere. Puoi intuire davvero che cos’è la felicità. E quella felicità la devi tenere dentro sempre, anche se il tempo tende a fartela dimenticare. Anche se tendi a ripiegarti su te stesso, ad evadere, a voler scappare.

Sei un uomo o un quaquaraquà?

Adesso sei un papà. E prima ancora sei un compagno di vita. E prima ancora sei un uomo. Possibilmente vero. Anche se tanti stereotipi che ti mettono in testa ti fanno credere che essere uomo significhi tante altre cose. Mettiti in testa che nella vita ci sono scelte definitive. E sono proprio queste scelte definitive a dare un senso alla tua vita.

Buona vita, caro neo papà.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto