Categorie
Tagliamoci le vene

Il nostro decimo baciversario

inseparabiliDieci anni fa, in questa notte tra il 21 e il 22 dicembre, io e te ci davamo il primo bacio. Avevamo dieci anni di meno. Eravamo senza mogli, mariti, figli, fidanzati o fidanzate. Eravamo a una festa e tu eri anche un po’ ubriaca.

Io ero molto più simpatico di come sono ora, lo ammetto. Tu più o meno, sei sempre la solita, anche se, ammettilo, mi rompevi meno le balle. Non è che adesso tu me le rompa tanto. Solo un po’ meno di adesso.

Dieci anni fa io e te ci siamo trovati su quella pista improvvisata nella sala della mia ex casa con i miei ex coinquilini. Non so cos’è successo. Ma, come dice l’Alchimista, libro che per me, allora, era il fondamento di tutto e che tu neanche conoscevi (infatti poi te l’ho regalato e adesso ne abbiamo due copie nella libreria)

“Quando desideri una cosa, tutto l’Universo trama affinché tu possa realizzarla”.

Forse così è stato per noi. Anche se forse allora non sapevo bene cosa stessi desiderando. Ma non credo sia stato il caso. Non credo che io, te, i nostri bellissimi e balossissimi gnappi che adesso ronfano di là nel letto siano nati per caso. Su questo tu ancora ci devi riflettere. Io lo credo ancora (tranne nei momenti in cui sono un po’ giù, ma passano abbastanza in fretta).

Dieci anni fa io ero diverso da adesso. Avevo meno capelli bianchi, meno responsabilità, più anni davanti e la possibilità di prendere le scelte più alla leggera. Eh sì, avevo meno pensieri, se non quello su che vino scegliere al supermercato prima di venire a cena a casa tua, il sabato sera. Di solito prendevo il Morellino di Scansano al Pam vicino a corso Buenos Aires.

Stasera sono stanco. Perché ieri ho dormito due ore (maledetta cena natalizia con i colleghi). D’altronde è la settimana prima di Natale, quella in cui tutti impazziscono. Quindi tutto normale.

Questa sera in realtà volevo farti una sorpresa.

Andare a cena tutti insieme con le tue amiche, visto che una aveva organizzato. A tua insaputa, d’accordo con la padrona di casa, prendere il solito spumante (una volta era champagne, ma nove anni fa, per il nostro primo baciversario, ero meno braccino…), prendere due candeline (1 e 0) da mettere su una torta al limone (per ricordare il nostro primo limone) e brindare insieme alle tue amiche questo importante anniversario.

Stavolta l’Universo ha tramato contro di noi si vede. La tua amica che ha deciso di lasciare a casa i bambini con il marito perché tutti insieme, i nostri e i loro, avrebbero fatto troppo casino e smontato la casa. Io che non mi sono organizzato in tempo per preallertarla e impedirglielo. The Second che è guarito da poco e la pediatra ci ha detto ieri se oggi sarebbe potuto uscire di casa.

Alla fine sei andata tu da sola e io e i gnappi abbiamo fatto una bella serata tra maschi. The Second ha smesso di strillare poco dopo che tu sei uscita. E anche il gnappo si è calmato. Ci siamo divertiti, anche se non ti dico per mettergli il pigiama al nano piccolo che sclerata.

So che tu non ti ricordi che è questa la sera in cui dieci anni fa ci siamo conosciuti “intimamente”. Ma non è un problema. Tu le ricorrenze non te le ricordi mai, sei patologica. Qualsiasi tipo di ricorrenza. Dal compleanno in giù.

Io in realtà non te l’ho neanche detto. E non so se, quando tornerai a casa tra un po’, sarò ancora sveglio. Volevo prepararti una sorpresa a casa. Una bottiglia, le fragole, vestirmi ancora da Babbo Natale, come dieci anni fa, questa stessa notte.

Mi sento anche in colpa per non aver organizzato niente. Stasera non ce l’ho fatta a passare dal supermercato, imboscare la roba nello scooter e poi tirarla fuori per farti una piccola sorpresa.  Mi è venuto in mente troppo tardi, quando stavo entrando dal portone di casa. E’ da tanto che non ti faccio qualche sorpresa.

Dieci anni fa ti facevo più sorprese. Ero meno stanco. Sicuramente più allegro. Almeno quando sto con te. Perché poi faccio presto con gli altri a mettere la maschera da Zelig.

Questa data me la ricordo bene, perché da domani le giornate cominceranno poco alla volta ad allungarsi. Il sole rimarrà su un po’ di più. La notte più lunga dell’anno è già passata. E in questa notte, in quella notte, tu hai portato più sole nelle mie giornate. E così è stato in questi dieci anni. Anche se tante volte ho gli occhiali talmente scuri che faccio fatica a rendermene conto.

Ti voglio bene. Ma per ricordarmelo devo stare qui. Scrivere. Nel silenzio. Con te da un’altra parte che neanche ti ricordi cosa vuol dire per me, per noi, questa sera.

Ok, adesso mi asciugo gli occhi, mi soffio il naso e quando torni sono come nuovo. Sono un po’ stanco perché sono giornate lunghe e con poco sonno. Magari mi trovi a letto, con la luce spenta. Ma non ti preoccupare, io ci sono sempre e sono qui. Me ne ricordo solo negli anniversari purtroppo, ma ti amo, più di dieci anni fa.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto