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Pensieri di un papà

Sei anni

Stamattina sono venuto a svegliarti nel tuo letto. Ma il mio tono di voce è stato più delicato. Non ti ho urlato dietro come gli altri giorni e non ti ho messo (troppa) fretta come faccio sempre, visto che siamo sono sempre in ritardo.

Oggi è un giorno diverso, anche se hai fatto colazione come sempre e siamo andati all’asilo come sempre. Ma il papà oggi è stato più calmo del solito. Te ne sei accorto? Io invece stamattina ho visto nei tuoi occhi una luce diversa. Oggi è il tuo compleanno.

Ti guardavo mentre dormivi ancora. Ti trovo sempre scoperto. Solo tu riesci a fare certe acrobazie nel letto di notte dove ti ritrovo negli angoli più strani e senza coperte sopra. Ti guardavo e, credimi, mi fa sempre uno strano effetto pensarci. Pensare che sono passati sei anni da quel giorno. Il giorno in cui sei nato.

Sei anni. Ci sono pochi compleanni che si ricordano nella vita. Poche date davvero significative. I 100 anni credo siano un bel traguardo, ma si rischia di arrivarci un po’ rincoglioniti e non goderselo il compleanno. Anche gli 80 dovrebbero essere un bel compleanno. Poi ci sono i 50, mezzo secolo.

Prima vale per tutte le volte in cui cambi la cifra davanti: i 40, i 30, i 20. Ma anche i 25 sono un bel compleanno.

Poi ci sono i 18, quando puoi iscriverti a scuola guida per prendere la patente e se fai qualche cavolata sei tu che vai nei casini, perché sei maggiorenne.

I 13 anni non sono male. A 13 anni ti senti grande. E ancora più a 14, quando puoi guidare il motorino.

Poi ci sono i 10, cifra tonda. Anche questo è un bel compleanno.

Ma i 6 anni non sono da meno. Io me li ricordo vagamente i miei 6 anni. A 6 anni sei grande. Sei all’ultimo anno di asilo tra i grandoni e l’anno prossimo andrai a scuola. E’ un po’ come la quinta superiore, ma senza le ansie per la maturità. Anche se le ansie ci sono sempre, anche a 6 anni eh, lo sappiamo bene.

Hai presente tutti quelli che già te la menano con: “Ma lo sai che l’anno prossimo andrai a scuola?”.

Ecco, io e la mamma non te lo diremo, perché anche la scuola sarà bellissima, come l’asilo. Cambieranno molte cose, ovvio, ma non fasciamoci la testa adesso. “Ogni giorno basta la sua pena”.

Ti guardavo stamattina mentre ancora dormivi e mi chiedevo? Dov’è quel bambino con la faccia tonda tonda che mi mettevo sulle ginocchia a letto? Quel nano con cui mi addormentavo al pomeriggio, stremato dopo quegli infiniti risvegli di notte?

Te lo sei mangiato? Lo hai nascosto da qualche parte? Quel pelatone che sorrideva sempre, quel puffo nelle tutine azzurre che ha cambiato per sempre le nostre vite?

Io non lo so dov’è quello là, ma so che adesso c’è un bambino seienne, con tanti ricci, con quegli occhi sempre belli, con quel carattere tanto dolce quanto irascibile. Con quella bocca capace ancora di dare baci (anche se a richiesta) e di dire parolacce (grrr).

Quei piedi che una volta tenevamo in mano e che adesso sono diventate due fette lunghe (e a cui ancora non riusciamo a tagliare le unghie).

Ci sei tu e sei davvero la persona più bella della nostra vita. (Sì ok, c’è anche tuo fratello, chiaro).

Oggi faremo la tua festa, insieme ai tuoi amici. Spero ti piacerà perché è da giorni che ne parliamo. Spero vada tutto bene e che non ci sia qualche tuo sclero, perché ancora quelle emozioni bisogna imparare un po’ a gestirle. Sei un bambino tanto sensibile, ma vedrai che col tempo tutto andrà a posto.

Poi a casa ti aspettano due regali e tutto il tempo di mamma e papà.

Sì, perché – in vacanza – tuo fratello si è preso la varicella e lo abbiamo sbolognato ai nonni per una settimana in quarantena (ma non ha neanche la febbre, sta meglio di noi, figurati).

Quindi un altro regalo sono mamma e papà tutti per te, come quando eri figlio unico. Un po’ di “coccole in esclusiva” ci stanno proprio, credimi. Soprattutto della mamma.

Noi siamo qui e anche se ogni tanto ti sgridiamo ti vogliamo bene. Ma quanto… non lo puoi neanche immaginare.

Poi io non me lo ricordo sempre eh, perché ci sono abituato. Ormai portarti all’asilo o leggerti la storia della buonanotte è diventata routine. E so che non va bene. Me lo ricordo solo in questi momenti quanto sia forte questa cosa. Ma dovrei stupirmene ogni giorno.

Se poi penso a come sei arrivato tra noi il brivido mi viene sempre. Prima non c’eri e adesso ci sei. Ed è questo che oggi festeggiamo.

Ieri ti abbiamo fatto vedere le foto del nostro matrimonio. Ci chiedi spesso se siamo sposati, chissà perché… Vuoi una conferma del fatto che ci vogliamo bene io e la mamma? Hai visto lei com’era bella? (Lo è ancora, ma non glielo diciamo…).

Ieri mi hai sorpreso quando, prima di dormire, l’entusiasmo del compleanno ha lasciato il posto a un mini-sclero sul diventare vecchi. “Non voglio diventare vecchio!”, hai detto. E poi hai fatto anche un pensiero sulla morte. Perché hai capito che cos’è, ma, immagino, non il perché.

Neanch’io so il perché, ma tu non ti preoccupare. Adesso ti spiego come posso e cosa ho capito io, poi, quando sarai un po’ più grande, ne riparliamo. Ma tu non ti preoccupare, andrà sempre tutto bene. Abbi fede, credi a quello che ti dice il tuo papà.

Non vedo l’ora di vedere i tuoi occhi in questo giorno, quando ti verrò a prendere all’asilo.

Sei anni. Oh, hai sei anni!! Ormai non ti posso più chiamare gnappo. Lo faccio ancora solo qui, ok?

Buon compleanno, con tutto il cuore che tu riempi ogni giorno.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto