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Maschi vs femmine

Giochi tra maschi

matrix agente smith cimiceUno dei momenti più belli della giornata è quando riesco a giocare col gnappo sul tappeto. Ovviamente un gioco “da maschi”, più o meno sempre una lotta, dove lo prendo, lo ribaldo, lo saccagno un po’. E lui sembra apprezzare, anche se, quando esagero e mi avvicino troppo velocemente alla sua faccia, parte lo schiaffone. Ma ci sta tutto, in questi casi me lo merito.

Altre volte invece è lui ad attentare alla mia incolumità fisica. Soprattutto nelle parti intime. Così, quando siamo sul lettone a giocare, o sul tappeto per terra e lui si avvicina a gattoni con fare “minaccioso”, devo subito mettere le mani a conchiglia per proteggere i gioielli di famiglia. Non lo fa apposta, non ha cognizione, ma quando ci mette il piede sopra, o magari si butta indietro con la capoccia, colpendomi proprio lì, la castrazione fisica è a un passo. Credo sia una delle tecniche innate dei bambini per rimanere figli unici. Una specie di istinto di cui li ha dotati la natura.

Nei nostri giochi da maschi a volte ci azzanniamo. Solo che lui non riesce a fare piano e dà dei morsiconi da urlo. Con quei quattro dentini aguzzi mi lascia il segno su mani e braccia. E per fargli mollare la presa non basta dire ahia. Devo provare a togliere la mano, ma lui, come un pitbull continua ad azzannare, con effetto al limite della scarnificazione. E’ più facile farsi male giocando con un bambino di 16 mesi che in un match di wrestling.

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Le iene

le ieneDa papà ho il dovere di mettere in guardia mio figlio dal genere femminile. Che anche lui sta iniziando pian piano a conoscere. Come l’altro giorno, quando l’ho portato al nido. Appena entrati si sono avvicinate all’ingresso quattro piccole pettegoline duenni.

Lui le guardava dal passeggino, quasi intimorito da cotanto cromosoma XX e si è ammutolito. “Fai ciao con la manina!”, gli ho detto io prendendogli la manica del piumino. Dopo due secondi, mentre loro lo guardavano con il musino affacciato al cancelletto e quell’istinto innato da mini-mammine, lui ha sganciato un mini-rutto. Bravo tato, cominci a imparare. Le donne si trattano così.

Ieri invece ci siamo trovati a un pranzo dove c’erano altre bambine. (Chissà poi perché al mondo ci sono più femmine che maschi… La natura incentiva la poligamia per la conservazione della specie? Mmm…). Queste erano più grandine, dai 4 ai 6 anni.

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Toglietemi tutto, ma non le mie calze

Credo che l’uomo sia stato progettato per dormire da solo. Quando la scorsa settimana Anna è andata dai suoi col gnappo per un paio di giorni mi sono sparato delle dormite record, tipo 11 ore di fila. Il lettone è bellissimo, ma ogni tanto invidio chi dorme in letti separati.

E’ da quasi tre anni che convivo. Anzi, che con-dormo. Dopo l’entusiasmo dell’inizio, cioè quella fase in cui ti addormenti abbracciato, ti risvegli abbracciato e anche la fiatella mattutina del tuo partner ti sembra essenza al muschio bianco, ogni tanto apprezzo anche il dormire da solo.

Sia chiaro, io sono fortunatissimo. Anna non russa, quasi quasi di notte non respira, e nel letto si muove pochissimo. Quindi è come se dormissi da solo. Ogni tanto si gira e mi tira le coperte, vabé. Ogni tanto mi viene addosso perché ha freddo. Ogni tanto si dimentica di disattivare la sveglia anche quando potremmo dormire. Ma a parte questo è davvero un’ottima compagna di letto che non cambierei con nessun’altra al mondo. Non credo lei possa dire lo stesso viste le mie continue piroette notturne.

C’è però un’abitudine che ho dovuto modificare da quando dormiamo insieme. Quella delle calze. Io adoro dormire con il pigiama e le calze. Era la mia coperta di Linus, uno dei piccoli piaceri della vita. Niente gocce di Chanel come Marylin. Niente perizomi tigrati senza altro addosso. No, io ho freddo. Io ho bisogno del pigiama. Estate e inverno. E delle calze, addirittura infilate sopra il pigiama perché non mi si tolgano.

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Quel gran genio del professor Young

Finalmente ho la conferma scientifica. O meglio, l’alibi. Posso guardare tette senza sensi di colpa. Ieri ho letto una notizia di qualche giorno fa che parlava dell’attrazione degli uomini per il seno femminile. Insomma dice che noi maschi siamo “evolutivamente programmati” per amare i decolleté.

Secondo Larry Young infatti, esimio professore di psichiatria della Emory University (e che ci voleva uno studio per capire che agli uomini piacciono le tette? mah), “il circuito cerebrale sviluppato inizialmente per rafforzare il legame fra bambino allattato e madre, nel tempo sarebbe cominciato a servire anche per rinforzare la coppia uomo-donna”.

Capito? Se ci piacciono le tette (e in questo blog ne ho parlato ormai in lungo e in largo) è per rinforzare il legame! Ah, e quindi??

“Se infatti la stimolazione dei capezzoli durante l’allattamento al seno serve a produrre l’ossitocina, il cosiddetto ormone dell’amore, nel cervello materno per focalizzare le sue attenzioni sul neonato, oggi l’analoga stimolazione da parte del partner attiva le stesse aree cerebrali legate alla stimolazione clitoridea e vaginale. Un massaggio del seno della donna da parte del maschio, allora, libera allo stesso modo ossitocina e focalizza l’attenzione della donna sul proprio compagno, rinforzando il suo desiderio di legame”. Esticazzi.

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Il fantacalcio

Se c’è una cosa che proprio non capisco è il Fantacalcio. E lo dico da uomo.

Oggi i miei colleghi si sono trovati per la solita “compravendita” fittizia, rimanendo fino alle 2 di notte a contrattare. Il tutto in un susseguirsi di aste, offerte, nomi di giocatori (a me quasi tutti sconosciuti visto che di calcio ci capisco poco e niente), formazioni di squadre ecc.

Ma che gioco assurdo è il Fantacalcio? Gente che compra e che vende cosa? Il nulla? Esaltarsi poi perché il tuo giocatore ha fatto gol durante il campionato e dire: “Quello io ce l’ho al Fantacalcio!”. La frase “io quello ce l’ho al Fantacalcio” sembra un must.

Ripigliatevi!

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Smartphone, social network e i due che litigano

In vacanza io e Anna abbiamo assistito a una tipica scena di scazzo tra fidanzati. Eravamo andati in un paesino vicino in una classica sagra con tavoloni di legno dove ci si siede tutti vicini anche con gente sconosciuta, con salumi a volontà, piatti di plastica ecc.

Per caso ci sediamo vicino a una coppia di ultra 30enni. Tra l’altro per puro caso io conoscevo lei di vista (avevamo fatto lo stesso liceo ed era da quei tempi che non la vedevo più), ma ovviamente, tutti e due abbiamo fatto finta di niente.

Così, un po’ perché eravamo vicinissimi nel posto a sedere, un po’ perché non mi faccio mai i cazzi miei, ogni tanto buttavo l’orecchio per sentire cosa si dicevano. La mia attenzione è stata attirata subito perché tra i due era in corso una lite.

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I costi fissi di una donna

Non sono mai stato un’aquila in economia aziendale. Ma non serve un genio per capire come i costi fissi di una donna siano infinitamente più alti di quelli di un uomo.

Cominciamo dall’abbigliamento. Io mi compro di media un paio di scarpe all’anno. Nel 2012 ne ho comprate due. Ma è stata un’eccezione. Che compensa gli anni in cui proprio non ne compro. Nel nostro sgabuzzino tutte le mie scarpe (estate e inverno) occupano un solo ripiano. Quelle di Anna almeno il doppio. Non ho mai capito quante paia di scarpa l’anno lei si compri. Ogni tanto ne spunta qualcuna di nuova. Che poi mette sì e no due volte.

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Un film da vedere: “Travolti dalla cicogna” (+ scene)

Non sono né un cinefino né un cinofilo, nel senso che non vado pazzo né per i film al cinema né per i cani (mi piacciono, ma non ho una grande confidenza con i quattro zampe e al grande schermo preferisco il teatro).

Comunque oggi esce un film che prima o poi vorrei andare a vedere con Anna: “Travolti dalla cicogna” (traduzione dal francese di “Un heureux événement”, un lieto evento). Dal trailer sembra carino. Alcune recensioni che ho letto in giro (il film è uscito l’anno scorso in Francia) non ne parlano troppo bene, ma sono davvero curioso di vederlo visto che racconta una storia che più o meno abbiamo vissuto. Sì, insomma, anche noi siamo stati un po’ travolti (e ora ogni tanto anche stravolti) dalla cicogna.

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Fine del ballo, il gatto rientra, la tavoletta si abbassa

I villeggianti tornano a casa. La settimana da single è volata. La famiglia parte all’alba per tornare all’ovile più abbronzata di prima. Anna sarà stravolta. Non ha dormito quasi mai al mare, causa continui risvegli notturni. “E’ diventato tettadipendente, è ufficiale”, mi ha scritto all’una di notte.

Prima del loro rientro ho tolto di mezzo l’unico, vero, simbolo dell’uomo in casa da solo: la tavoletta del cesso. Ebbene sì, l’ho tenuta alzata per tutta la settimana. Che bello, quando dovevo fare pipì non mi dovevo più chinare per sollevarla e poi rimetterla al suo posto, manco fosse il ponte levatoio di un castello che va su e giù.

Il fatto è che il gesto dell’alza-abbassa lo faccio ormai in automatico da più di due anni e mezzo, da quando siamo andati a convivere. E’ talmente diventato un’abitudine che ci ho messo ho messo un po’ a disabituarmi all’inizio di questa settimana da single.

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Un pomeriggio al parchetto, mogli andate in vacanza!

Mi piace uscire da solo con il gnappo e andare a fare il classico giretto pomeridiano. Primo perché sono abbastanza al centro dell’attenzione: sembra che vedere un papà da solo con un bambino piccolo sia più strano che vedere una balena nel Tamigi.

E poi perché, per la prima volta, ieri ho avuto la possibilità di fare l’esperienza della socializzazione al parchetto vicino casa. Il parchetto è un microcosmo interessante dove trovi gente da -3 mesi (cioè donne incinte che passeggiano) ai 90 anni.

C’è di tutto, dagli adolescenti che limonano duro, ai bambini che vanno sull’altalena, agli spacciatori che vendono fumo (no dai, quelli ormai non vanno più al parco). Ma soprattutto ci sono loro, le mamme. E ieri ho avuto il primo contatto con questa  specie antropologicamente interessante: le “mamme da parchetto”.

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Il primo due di picche

Il week end nonnifero è andato bene. I miei sono stati super contenti di avere il pupo in casa ed erano già tristi domenica per quando saremmo andati via. Anna è riuscita finalmente a lavoricchiare un po’ (si era portata dietro il suo pc) e io a fare le mie cose. Siamo anche usciti sabato sera con due miei amici a mangiare la pizza (senza gnappo al seguito) e poi in un bar. Sciambola!

Ma la scena più divertente si è vista domenica pomeriggio quando siamo andati a bere un caffé con due miei amici che hanno una bimba di quasi un anno. Quando io e l’altro papà abbiamo preso in braccio i rispettivi pargoli e li abbiamo messi uno davanti all’altro ho capito che il rimorchiare non ha età.

Giacomo ha quasi subito capito che quell’essere davanti a lui era più o meno un suo simile e si è messo a fare versi esaltati come mai prima d’ora. Si vedeva che aveva voglia di comunicare con la mini-esponente del gentil sesso che aveva davanti. A dir la verità sembrava che ci provasse proprio! Voleva a tutti i costi attaccare bottone a suon di gggghhhhh, ghhheeeee, urletti e tutto il suo campionario di articolazioni vocali degne di un 4mesenne. E non la lasciava un secondo con lo sguardo.

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Donne e forum, un po’ di considerazione per i maschi please!

I problemi tra uomo e donna sono spesso causati dall’incomprensione reciproca. A volte maschi e femmine viaggiano su binari paralleli. C’è però un modo per capire meglio l’universo femminile. E’ semplice e lo consiglierei a tutti i colleghi maschi: amici, leggete i forum di donne su internet. Vi si aprirà un mondo.

A volte seri e impegnativi, altre assurdi e melensi, leggendo i vari commenti lasciati dalle donne 2.0 nelle varie discussioni ci si può fare un’idea generale di come funziona il complicato macrocosmo del cromosoma XX.

Ho notato che le donne su internet sono una potenza. Si consigliano, si confortano, si incoraggiano a vicenda, si scambiano complimenti e soprattutto scrivono tanto e di tutto.

Dalla stitichezza al sesso anale, dalla contraccezione alla gravidanza, passando per la masturbazione e i problemi di coppia. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta per capire come la pensano le donne (non tutte certo, ma comunque un campione significativo).