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Il Bosco di Fede

Un abbraccio forte ai nostri figli, l’albero di Massimo

Bosco di FedeUn anno fa avevamo piantato nel Bosco di Fede l’albero di Massimo. Da allora, da quella prima mail che avevo ricevuto e pubblicato con il suo consenso, ci siamo scritti diverse volte. Anche se non gli rispondo mai “prontamente”, ho imparato tanto da lui, da tutto quello che mi ha scritto su come ha affrontato la malattia del suo secondogenito.

Anche lui ha due figli e il più piccolo, che ha più o meno l’età del gnappo, si è ammalato di leucemia un anno fa. Da allora hanno dovuto superare enormi prove. Ma rimanendo uniti, pur tra mille difficoltà, sono riusciti, in questo mare in tempesta, a non perdere mai lo sguardo sull’orizzonte e a non mollare mai il timone.

Dopo un anno il suo albero è cresciuto. E’ più bello e forte di prima. E crescerà ancora, così come tutti gli altri che sono stati messi nella terra e i prossimi che dovranno ancora essere piantati.

Io e Massimo siamo rimasti d’accordo così: dopo questo post, abbracciamo forte tutti i nostri figli, piccoli o grandi. O in generale le persone che amiamo. 

L’idea è venuta a lui una sera, quando, ripensando a un bambino vicino di stanza di suo figlio in ospedale durante le cure, con problemi enormi, quasi insormontabili, e pensando a tutta la loro famiglia si è ritrovato a fare l’unica cosa che era in grado di fare in quel momento: abbracciare forte i suoi figli e donare quell’abbraccio come “forza simbolica” a quella famiglia nella speranza che Qualcuno lo “raccogliesse” e lo “trasformasse” in sollievo e speranza.

Mi unisco con il cuore a quell’abbraccio. E se lo faremo in tanti, sarà sicuramente efficace.

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Noi quattro

La dura vita dei secondi figli

secondiNe parlavo quasi un anno e mezzo fa, quando The Second era ancora nella pancia della mamma. E da allora poco è cambiato in quanto ad attenzioni. A distanza di tempo il concetto resta quello: i secondi figli non se li stracaga nessuno, scusate il francesismo.

Mi è venuto in mente ieri, quando ancora un po’ e The Second si metteva a camminare da solo. Entusiasmo quasi zero, da parte nostra. Cioè, sì, un minimo. Tipo un pat pat sulle spalle per dirgli bravo e via andare.

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Noi quattro

Uno è poco due sono troppi

gnappo e the second“Uno è poco, due sono troppi”. Questa frase l’ho sentita per la prima volta quando avevo 5 anni e ancora me la ricordo. Non so perché… L’aveva detta mia mamma a una sua amica, per strada, quando era incinta di mia sorella.

Mi era rimasta impressa per chissà quale motivo, ma la mia memoria a lungo termina se la ricorda esattamente. Anche dove e quando mia mamma l’ha detta quella frase. Stavamo facendo il trasloco dalla mia prima casa ed eravamo nell’angolo di una strada, vicino a un bar.

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Pensieri di un papà

Senza figli per un mese

The Second maninaIn queste lunghe vacanze estive sono rimasto da solo per tanto tempo. E’ da metà luglio che, a parte le due settimane di vacanza insieme, sono a casa senza Anna e i gnappi. Quindi, più o meno, ho fatto quasi un mese da solo, senza vederli.

Da un lato mi godo la libertà. Niente scleri, la casa sembra quasi in ordine, posso entrare e uscire all’ora che voglio, lasciare alzata la tavoletta del water, giocare a Perfect Shift sul telefono, guardare film o programmi assurdi (ho scoperto su Deejay Tv reality incredibili tipo “L’isola di Adamo ed Eva” e il temibilissimo “Chi diavolo ho sposato“, del quale credo prima o poi diventerò protagonista se mai faranno l’edizione italiana).

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Noi quattro

Post vacanze 2015

gnappo e the second sullettoneE anche quest’anno la pratica vacanze l’abbiamo archiviata. E scatta il coretto: “Alleluja allelu-allelujaaa, alleluja, alleluuuu-jaaaa. Alleluja, allelu-allelujaaa, alleluja, alleluuuuu-jaaaaa“.

Come sempre le vacanze sono una bella prova del nove per un papà che, come me, è abituato ad appaltare i figli all’80% (facciamo 90?) alla mamma. Restare h24, 7 su 7 con loro è sempre una bella prova. Divertente anche, ma comunque una prova. E anche quest’anno, non si sa come, l’abbiamo sfangata…

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Pensieri di un papà

Un papà a metà

papà a metàNon c’è ancora un bel rapporto tra me e The Second. E la colpa è mia. Ovviamente. Anche perché lui, a cinque mesi, cosa può fare per migliorare la situazione? Mica gli posso chiedere di smettere di piangere sempre, sperando che mi capisca… Che al papà sta un po’ sulle balle perché a lui girano i 5 minuti se la posizione non è di suo gradimento (quando l’unica posizione di suo gradimento è stare in braccio)…

Quando lo guardo e lui mi guarda con la sua faccia seria non riesco a sorridergli. “Sorridi che il papà ti sorride”, mi verrebbe da dirgli. Ma potrebbe essere vero anche il contrario: se io sorridessi un po’ di più con lui, forse lui sarebbe più contento. E’ un circolo vizioso, forse.

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Noi quattro

Allattamento, svezzamento e la luce in fondo al tunnel (forse)

tunnelPensavo che la legge del contrappasso funzionasse anche in positivo. Mi sbagliavo. Avevo fatto i conti senza l’oste. Che è The Second e che di notte si sveglia a ripetizione.

Se il gnappo si è svegliato fino ai 2 anni e mezzo piangendo, almeno quattro volte (il motivo ancora non l’ho capito) la new entry non è da meno. L’unica differenza è che almeno non piange. Lui mangia. Ma il risultato è lo stesso. Soprattutto per Anna, visto che io per fortuna, durante alcune sue poppate nel cuore della notte neanche mi sveglio.

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Noi quattro

Quattro mesi di The Second

gnappo e the secondBuon sabato.Toh chi c’è. Ecchime qua. Sono ancora vivo. Sempre assonnato certo. Sempre più offline che online. Disconnesso, ma questo è un costante stato mentale.

Il cambio dell’ora e l’aumento della luce mi mettono sempre di buonumore. Il caldo di questi giorni anche. Uscire dalla doccia e non avere freddo mentre cerco di infilarmi l’accappatoio ha sempre il suo perché. E’ la primavera bellezza.

E con la primavera The Second è arrivato ai suoi primi quattro mesi di vita: mangiando e piangendo (tanto) e dormendo (poco). Come per il gnappo io l’ho già inquadrato. E mi sembra un bel rompiminkia. E’ bello eh… Tanto bello. Di quei bambini dagli occhioni grandi e lo sguardo da bebè che ti fanno tanta tenerezza.

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Noi quattro

La rivolta delle macchine

charlie chaplin tempi moderniQuesta è una di quelle giornate in cui sarei volentieri rimasto a letto. In due notti avrò dormito sì e no sei ore. Non tanto per Tatteo che si fa le sue tre poppate notturne ma almeno non piange. Lui sgrufola. Fa versi tipo cinghiale. L’altra sera, tornando a casa tardi, li ho beccati a letto che dormivano.

Anna stravolta con una tetta ancora al vento e lui di fianco, nel mondo dei sogni, con il suo capezzolo in bocca a mo’ di ciuccio. Ah, che felicità.

Ma alla mattina mi hanno buttato giù dal letto troppo presto i montatori di mobili. Che hanno portato la cameretta del gnappo. Peccato che l’abbiano montata a metà.

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Pensieri di un papà

Nomen omen

hi my name is nomeNon sappiamo quando arriverà né come si chiamerà. A pochissimi giorni dal parto direi che è un bel risultato. Come diceva il frate che ci ha fatto le pratiche dopo il corso prematrimoniale: “Per chiedere i documenti c’è tempo!”, salvo scoprire che a pochi giorni dal matrimonio di tempo non ce n’era più e rischiavamo quasi di non sposarci. “Ma c’è tempo!”, diceva lui…

Il nome è un casino. Io invidio profondamente quegli amici che nella loro vita sanno già quanti figli faranno, di che sesso saranno e come si chiameranno. Una mia amica aveva già deciso i nomi dei suoi tre bambini ancora prima di rimanere incinta del primo.

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Il Bosco di Fede

“Non riuscivo a educare mia figlia”, l’albero di Marianna

Bosco di Fede

Marianna è una giovane mamma 29enne e fa l’educatrice. Ha accolto la sua bimba con immensa gioia, dopo aver avuto alcune difficoltà in due precedenti gravidanze. Ma come dice il proverbio? “Il calzolaio ha sempre le scarpe rotte…”. E infatti lei paradossalmente, che al lavoro si trova a suo agio a gestire i figli degli altri, ha dei problemi proprio nell’educazione della sua piccola.

Ecco il suo albero nel Bosco di Fede che silenziosamente cresce, poco alla volta, senza fretta. Se volete contribuire a farlo diventare sempre più grande, la terra è qui.

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Pensieri di un papà

Perché ho deciso di sposarmi e sposarmi in chiesa

matrimonio in chiesa fioriIeri abbiamo passato la boa dei quattro anni di matrimonio. Pochi, pochissimi, considerando una vita intera. Ma un po’ di strada insieme l’abbiamo comunque fatta, dal giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta.

Grazie alla domanda di Ilenia, su come mai abbiamo deciso di sposarci e sposarci in chiesa, provo un po’ a mettere insieme le idee. Rispondere e pensarci mi aiuta nel riflettere sul perché di questa scelta. Una scelta sicuramente non presa alla leggera, visto che impegna (almeno si spera) per tutta la vita.

Perché abbiamo deciso di sposarci? Rispondo per la mia parte ovviamente, forse la mia dolce metà avrà altre motivazioni. Mi piacerebbe fare anche a lei la stessa domanda e appena ci vedremo gliela farò.