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Pensieri di un papà

Chiedimi se sono felice

chiedimi se sono feliceCome va? Come stai? Cosa hai fatto? A che ora torni? Cosa hai mangiato?

Tante domande facciamo ogni giorno. Spesso senza ascoltare le risposte. Le domande sono il nostro modo di comunicare. Ma ci interessano più le nostre domande di quello che l’altro ha da dire. Quel “bene”, in risposta al “come stai” diventa un cliché, una frase fatta.

Tra tutte le domande ce n’è una che mi piace più di tutte. Non è facile esprimerla. Non è facile rispondere. Servono i momenti e le persone giuste. Ma è una domanda rivelatrice. Che si può fare più spesso di quanto non facciamo…

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Il Bosco di Fede

Perdere il lavoro dopo il parto, l’albero di Valeria

Bosco di FedeValeria ha un bimbo di 10 mesi e ha perso il lavoro quando era in maternità. Dopo essere diventata mamma, nonostante tutta la felicità che una nuova nascita può portare, ha passato dei momenti bui. Si è sentita annullata, è ingrassata, tutto per lei è diventato uguale. Valeria però ha fiducia nel futuro, sa che questa è una fase che passerà, che questo periodo nero che sta attraversando sarà presto solo un ricordo. In questo la sta aiutando molto il marito che la sostiene e l’ha coinvolta attivamente in alcuni progetti.

Ecco il suo albero-racconto.

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Tagliamoci le vene

Ama, e fa’ ciò che vuoi

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Tre anni. Pochi, pochissimi, o già abbastanza. Forse tanti. Dipende dai punti di vista. Anna ed io (volevo scrivere io e Anna, ma mi accorgo che mi metto sempre al primo posto, così inverto gli addendi, anche se c’è il rischio di leggere Anna e Dio, no è “Anna eD io”) ci siamo sposati tre anni fa. Mi sembra una vita. E invece sono solo (o già) tre anni. Non saprei fare una classifica dei giorni più belli della mia vita. Ogni giorno ha qualcosa di bello, per il solo fatto di esserci. (Sono in mood positivo, che palle, lo so, ma poi mi passa, tranqui…).

Comunque il giorno del nostro matrimonio è stato per me uno dei giorni più belli. E riguardare le foto di quel giorno mi fa bene. Domani andremo a cena a festeggiare. Col gnappo anche. Che in questi giorni è un vero cinema. Fa le facce. Fa lo scemetto. Una sagoma.

Oltre alle foto ho riletto il discorso che avevamo preparato. Un pistolotto da leggere agli invitati. L’idea era venuta a me. Mi sembrava giusto dire due parole. Ma non al ristorante in mezzo al casino. In chiesa, davanti a tutti, zitti, seduti e accaldati (c’erano 40 gradi, effetto forno). E’ a quattro mani. Io l’ho impostato, poi lei si è inserita con delle aggiunte. Lo abbiamo letto insieme,  a due voci, dividendoci i paragrafi. E’ stata una cosa carina.

L’ho riletto adesso. E mi ha fatto piacere. Regge anche dopo tre anni. E spero reggerà per tanti anni ancora. Una settantina almeno. Siamo ottimisti. Lo metto qui, in punta di piedi (o in punta di tastiera). Perché è un ricordo un po’ intimo, ma che mi fa piacere condividere. E’ un po’ bigotto in alcune parti, ne sono consapevole. Le parti bigotte sono mie. Insomma, mica potevo gridare “sesso, droga e rock ‘n roll” o “w la gnocca” in chiesa! Però sono tutte cose sentite, anche se magari in modo diverso, e vere.

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Io lei e l'altro

La nostra pediatra ha la gioia interiore

Stetoscopio pediatraLa nostra pediatra è una donna che ha la gioia interiore. Una di quelle sempre contenta, ma totalmente disorganizzata. E’ brava, perché ha molta esperienza. Peccato che non ci sia mai. E’ più facile parlare col Papa che con lei. Ha solo un’ora al mattino a giorni alterni in cui risponde al telefono ai poveri genitori con un figlio malato. Poi si tuffa nelle visite. Da poco ha cambiato studio per andare in uno più grande. E per non farsi mancare nulla ha assunto una segretaria. Peccato che sia totalmente imbranata. Brava donna, per carità, ma imbranata. Chissà, forse l’ha scelta a sua immagine.

Quando il gnappo aveva la febbre abbiamo cercato di parlare e di prendere un appuntamento. Ma lei non c’era. “E’ fuori a un convegno”, ci ha detto la segretaria, torna domani. Il giorno dopo, dopo una notte di inferno col gnappo febbricitante che alle 5 di mattina, nel lettone, addirittura se l’era fatta completamente addosso e io a mò di zombie l’ho dovuto cambiare risvegliato da un certo odorino (ovviamente Anna non si è accorta di nulla) ci siamo svegliati dopo le 9. E dopo le 9 c’è lo “stop alle telefonate”, manco fosse un televoto. La segretaria dixit: “Le mandi un messaggino, poi lei lo vede e vi richiamerà”. Certo, ancora aspetto la chiamata.

Per disperazione siamo andati al pronto soccorso. Per scoprire dopo che quando la pediatra non c’è, deve comunque avere una sostituta. Ma questo la segretaria mica ce l’ha detto. ce l’hanno detto i poveri medici del PS, giustamente inviperiti. ma quel giorno dov’era la nostra pediatra? Esattamente all’ospedale dove avevamo portato il gnappo. Il convegno era lì.

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Io lei e l'altro

Di sorrisi e sbadigli

In questo periodo, nonostante i vari casini per casa & c., stiamo ridendo molto. Ridiamo del gnappo e con il gnappo. Sembra davvero un simpaticone. Alla mattina soprattutto, appena sveglio, gli parte una chiacchierina difficile da fermare. Poi, durante il giorno, alterna frignatine (poche a dir la verità), pisolini e momenti in cui è attentissimo in qualcosa, di solito sono i giochini sulla sdraietta o la palestrina con cui inizia ad interagire.

E poi ride. A bocca aperta e a bocca chiusa. Lui ride e noi ridiamo. Noi ridiamo e lui ride. Se la ride proprio di gusto. Chissà per cosa ride, ma comunque sembra contento di essere al mondo. E questo ci dà una mega gioia. Oltre alle risate (e ai soliti ruttoni) fanno ridere anche i suoi sbadiglioni. Sbadiglia di gusto, fa dei veri sbadigli. “Metti la mano alla bocca!”, gli dico io, così per fare un po’ il pirla. Perché sbadigliare in pubblico è maleducato? E’ così bello lo sbadiglio!