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Pensieri di un papà

Il Papa, il matrimonio e le camicie stirate

camicie stirateIeri il Papa era ad Assisi. Francesco nella città di San Francesco. Ormai ci siamo quasi abituati al suo modo di fare e non ci badiamo più ai “buona domenica e buon pranzo”, al suo andare in mezzo alla gente, alle sue prediche semplici e dirette, come se fosse un semplice prete di campagna. Sembra che questo Papa ci sia da sempre. E questa sensazione secondo me arriva dalla sua forza comunicativa, dal suo carattere e dalla sua fede. E’ sicuramente una bella persona.

Ieri, nel suo giro, ha parlato anche ai giovani, e ha risposto a una domanda specifica su matrimonio e famiglia. La battuta ai 30enni che non si vogliono sposare “dico alle mamme di non stirargli più le camicie” non era male. Cioè, forse ci sembra scontato, ma un Papa che fa battute di questo genere in pubblico quando si è mai visto? Oh, questo mette d’accordo tutti, credenti e non credenti. E quando ricapita dalle parti di San Pietro uno così!

Ecco una delle sue risposte date ai giovani in Santa Maria degli Angeli. Mi sembrava carina e per questo la metto qui.

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Pensieri di un papà

Habemus Papam e che Papam!

papa francescoIn quanto papà che da piccolo sognava di fare il Papa vorrei dire due parole su Papa Francesco. Bhè, è un figo. Dalle sue prime parole, al suo modo di fare, tutti hanno capito che in questo tempo di veloci cambiamenti anche la Chiesa si è data da fare. E se il gesto rivoluzionario di Benedetto XVI ha dato uno scossone al Vaticano, i cardinali (e lo Spirito santo) si sono accorti che serviva una guida capace di risvegliare le coscienze, di riscaldare i cuori, di trascinare le folle. Un Papa umile e sorridente, simpatico e coinvolgente. E l’hanno eletto in meno di due giorni, alla faccia dei politici italiani.

Io sono nato quando c’era Papa Wojtyła. Un Grande. Da piccolo mi affascinava un casino. Sarà perché era vestito di bianco, sarà perché tutti ne parlavano bene, sarà perché, nella mia ingenuità, pensavo fosse l’uomo più buono del mondo. E da quando ho avuto sì e no la capacità di capire cosa avrei voluto fare “da grande”, subito mi venne in mente lui. “Da grande voglio fare il Papa”, dissi ai miei genitori quando me lo chiedesero. E loro si misero a ridere. Ma per me era una cosa seria, ci rimasi molto male per quella loro reazione. Credo anche di essermi messo a piangere.

Sono sempre stato affascinato dai Papi (e dalla Chiesa in generale) pur con tutti i suoi difetti, le cose che non vanno, le contraddizioni che spesso stridono sia con il Vangelo che con la morale comune o con il semplice buonsenso. Ma il Papa era sempre un punto di riferimento. Poi da adolescente della Chiesa non me n’è fregato più niente. Non andavo più a Messa, neanche a Natale o a Pasqua. Indifferenza totale. Poi pian piano, verso i vent’anni, ho iniziato a riavvicinarmi. Ma non è stato facile tornare a credere, tornare a pregare, tornare a Messa, tornare a fare la comunione. C’è voluto molto tempo e ancora ce ne vuole visto che ogni giorno è una lotta dura tra fede e ragione, tra l’io che dice : “Ma no dai, seriamente, ma come fai a crederci?” e l’altro io che risponde “è difficile, lo so, ma come fai a non crederci? Soprattutto quando senti che è il tuo cuore a crederci”.