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Noi quattro

Il ritorno degli Jedi

ritorno jediSiamo quasi a due mesi di The Second. Come sempre il tempo vola. E quando Anna emigra per 10 giorni dai suoi con i due nani, il tempo vola ancora di più. Perché poi quando tornano la domanda sorge spontanea: “E questi figli di chi sono?”.

Tutti e due infatti sono cresciuti di bestia. Il piccolo è quasi irriconoscibile, il grande ha nuove espressioni facciali. E il non vederli per un po’ di giorni fa sempre uno strano effetto. Sicuramente dà la carica per goderseli ancora di più, salvo stancarsi dopo una mezza giornata di full immersion. Ma ce la possiamo fare.

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Io lei e l'altro

Odi et amo, dall’abbraccio al capriccio

baby herman roger rabbitQuando il gnappo mi vede uscire di casa piange. Succede più spesso la sera. Mi si attacca alle gambe e si mette tra me e la porta. Non nego che questo attaccamento mi fa piacere. Forse è affezionato anche a me, non solo alla mamma. Certo, con lei è tutta un’altra storia. Una volta che è uscita a cena con le sue amiche, il nano era disperato. E’ rimasto cinque minuti in anticamera, con un pianto inconsolabile. Scena straziante: voleva infilare le sue ditine nella porta blindata chiusa per cercare di aprirla.

Ci ho messo del bello e del buon per calmarlo e metterlo a letto. Neanche la scopa, oggetto feticcio che gli piace tanto, è servita a farlo smettere di piangere. Ce l’ho fatta solo con un libro di favole che abbiamo sfogliato sul lettone. Ovviamente la mamma è sempre la mamma.

Però quando mi vede tornare a casa, quando sente la chiave che entra nella porta, più o meno al solito orario, mi corre incontro. Si attacca alle gambe, all’altezza delle ginocchia e ride contento. Poi, un secondo dopo, si mette ad indicare il mio casco per cui va matto. Magari quel giorno non l’avevo neanche preso su, visto che ero andato al lavoro in bici, ma lui lo indica lo stesso. Perché di solito, quando rientro a casa ce l’ho ancora in testa.

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Evoluzioni gnappesche tra sorrisi, schiaffi e nuove facce

bimbo paraculoI terrible two si avvicinano. Passata la boa dei 19 mesi, tra poco arriveranno i 20. E i 24 sono a un passo. Da quando ha finito l’asilo, a metà luglio, prima di andare in vacanza, il gnappo ha fatto passi da gigante. Nelle due settimane in cui non l’ho visto è cresciuto, e non solo di peso, anche grazie alla “cura” con pranzi e cene in hotel coi nonni. Il download delle espressioni facciali e dei versi è aumentato di brutto. Fa delle facce troppo ridicole quando vuole fare lo scemetto. Prima era più rinco, mentre adesso è sveglio come pochi quello là. E’ bel birichino, un vero balosso, come si dice dalle mie parti.

Quando li ho raggiunti per portarli al mare ad agosto mi sono accorto della differenza. Perché l’unico modo per rendermi davvero conto dei progressi che fa è non vederlo per qualche giorno. Se ce l’ho sempre sotto gli occhi non mi accorgo delle differenze. Ma quando capita di stare lontano per una settimana, capisco cosa provano gli amici o i nonni che lo vedono ogni tanto: stupore e meraviglia. In un battibaleno me lo ritroverò alle elementari, già lo so. Il tempo passerà anche troppo in fretta. Questione di punti di vista. Quando lo guardo nel lettino mentre dorme (bello spaparanzato con le gambe distese che quasi non ci sta più tra le sbarre) mi chiedo dove è finito quel microbimbo che ancora non riusciva a girarsi sulla schiena e ciucciava (o meglio, tentava di ciucciare) il latte dalle tette della mamma. Ed è passato un anno e mezzo, mica secoli.

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Un anno e non sentirlo (o quasi!)

IMG_6084E domani il gnappo compie un anno. Di già. Sembra ieri quando è saltato fuori in quella sala parto. Adesso comincia ad avere veramente le sue idee. E’ un bambino fatto e finito, sta crescendo poco di peso e altezza, ma tantissimo di spirito e di carattere. Oggi è tornato dalla pediatra per la visita periodica: pesa 8,3 kg, piccolino – dicono – per la sua età. “Ma che bello, ma che vivace, ma che curioso, si vede che sta bene…”, ha detto quando lo ha visitato.

E te credo, quello è un piccolo caterpillar. Detto sinceramente, era “più bravo” (nel senso di più tranquillo) i primi mesi. Poi dal terzo in poi ha iniziato con un crescendo di bastian contrario che lo ha portato pian piano a: non bere più latte, mangiare poco, offendersi subito, cominciare a fare sceneggiate, voler essere sempre considerato, sorridere sempre, sbavare come un cammello…

Da qualche tempo è arrivata la fase “o mi cagate o io mi metto a fare la scenata” (per questo per lui stiamo prendendo ogni tanto in prestito, su gentile concessione di annafox, il soprannome “mariomerola”). I suoi nemici sono il computer e il lavello. Quando io o Anna siamo al pc lui viene lì e comuncia ad attaccarsi alle nostre gambe e a frignare finché non lo prendiamo in braccio. Questo indipendentemente che uno dei due sia a sua disposizione per giocare. E’ più forte di lui. Quando ci vede seduti al tavolo, arriva camminando a gattoni come un piccolo Drago di Komodo. Idem quando uno dei due lava i piatti.

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Non esiste il tasto reset per i bambini?

stop resetSarà che sentirà anche lui il Natale, o che in queste ultime settimane non sta andando al nido. O forse che siamo stati malati a turno e non gli abbiamo dato le giuste attenzioni. Fatto sta che ultimamente il gnappo sta diventando sempre più ingodibile. E’ una gnola continua. Di giorno e di notte. Ma se di notte si fa come sempre i suoi due o tre risvegli con pianto come d’abitudine, è di giorno che invece è molto cambiato.

Forse a quasi un anno di vita, sta prendendo un po’ più di confidenza col mondo. Ma dalla mattina alla sera è più il tempo in cui sclera e piange che quello in cui sta buono. Prima era diverso. Voleva sempre un po’ di attenzione, ma riusciva a stare anche un po’ per i fatti suoi. Adesso invece c’è da guardarlo sempre. Se per caso uno dei due si mette al computer e non lo caga per quei 20 secondi, lui inizia subito a piangere disperato. Se Anna lava i piatti, lui subito va da lei e gli si attacca alle gambe e piage. Non parliamo poi di quando uno dei due va in un’altra stanza. Tragedia, manco lo avessimo mai abbandonato una volta.

Anche quando andiamo fuori adesso si fa sentire. Prima, appena metteva il naso fuori casa, si metteva l’aureola portatile ed era il bambino più bravo del mondo. Sempre sorridente. Adesso piange anche quando è in giro, dal supermercato al ristorante, cosa mai vista prima. E poi ti guarda con quella faccia da energumeno tascabile, quasi prepotente, che ti verrebbe voglia di dargliele di santa ragione se non fosse così piccolo.

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La magia di far scomparire il ciuccio

Altro dente altro regalo. E altra notte semi-insonne. Il bello è che il gnappo ci illude. Due notti fa, ad esempio, ha fatto una super tiratona dalle 10 di sera fino alle 8 di mattina. Ovviamente, visti i precedenti, non abbiamo cantato vittoria. E infatti: ieri dalle 2 e mezza in poi è stato un continuo di risvegli e pianti. Dopo la seconda alzata dal letto ho fatto scattare la “pratica brandina” (tra l’altro ho sentito che pure la signorina Rottermaier aka tataLucia la approva, evvai).

Ma la mia vicinanza fisica al suo lettino e la prontezza a far scattare il braccio per cullarlo al primo uè non sono servite. Ho provato anche a mettergli sulle gengive un po’ di Dentinale. Niente. Tra l’altro mi viene sempre il dubbio che siano davvero i denti… Le gengive stamattina sembravano intatte. Di denti gliene sono finora spuntati solo due in basso. Ce ne sono altri 26 (più i 4 del giudizio, ma quando sarà il momento saranno fatti suoi).

Alle 8, stremato, mi alzo. Lui come sempre si sveglia in lacrime. Io provo a fargli tirare ancora una mezz’ora con il ciuccio (di solito funziona). Sì, ma dov’è il ciuccio? Il gnappo è più bravo del mago Silvan e Houdini messi insieme e riesce a farlo sparire in una mossa: sputandolo. Lo imbosca talmente tanto bene (tra il materasso e le sponde, sotto il suo collo, immerso tra le coperte, per terra…) che per trovarlo servirebbe un cane da tartufo.

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Compiuto il primo mese, come regalo un nuovo succhiotto

Primo mese del gnappo. Tutti dicono che è il più difficile. Mah, per ora tutto sommato è andata abbastanza bene. Lui mangia (forse pian piano sta imparando come si usano le tette), dorme (almeno di notte circa 4 o cinque ore di filate se le spara), caga (il giusto) e piange (abbastanza di giorno con noi, quasi mai quando ci sono i nonni, lo stronzetto).

Ieri è rimasto qualche ora senza la mamma che finalmente è andata da sola a fare le prime commissioni e una riunione di lavoro. Al mattino l’ho tenuto io (gli ho pure dato per la prima volta mezzo biberon di latte). Io avevo del sonno in arretrato e volevo dormire un po’: così ho cercato di sedarlo con il nuovo ciuccio* e per un po’ ha funzionato. Sono stato pure cazziato perché ho fatto passare troppo tempo tra una poppata e l’altra (dalle 7.30 alle 12.10, ehm…). Al pomeriggio lo ha tenuto il sant’uomo di mio suocero. Ovviamente con lui il nano è stato bravissimo tutto il tempo. Si è messo a piangere come un disperato giusto giusto appena siamo rientrati noi. Minkia che accoglienza! Forse è il segnale che vuole già divorziare dai suoi genitori pasticcioni.

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Quattro settimane: gioie, pianti e la voglia di fare i Sioux

Quattro settimane oggi. E già le prime tutine non gli vanno più bene. Il pupo cresce a vista d’occhio, ogni giorno fa nuove facce come se gli caricassero con la chiavetta delle espressioni downloadate chissadove. E’ un bel “patanino” (trad: pupetto, bimbo ecc.). E non lo dico solo io, lo so che lo scarrafone è bello a papà suo. Lo dicono tutti quelli che ci vengono a trovare. Oggettivamente è un bel bambino, con le guanciotte, gli occhioni grandi, la boccuccia che ha preso da me…

Tornando a casa, la sera, è una gioia vederlo insieme ad Anna, lei un po’ stravolta e lui sveglio come un grillo. Non dorme tanto. Di giorno è sempre più sveglio. Di notte alti e bassi.

Gli occhi sono molto più svegli e attenti. A volte ancora un po’ imbambolati, ma il suo sguardo cerca di seguire il mondo esterno come non era mai successo. La sua capacità di attenzione su un oggetto in movimento è di circa 5 secondi. Un po’ come la mia insomma. Ma alla sua età è scusabile. Di sicuro migliorerà.

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Le ultime parole famose: “I neonati non hanno vizi”

Al corso preparto mi avevano detto che i neonati non hanno vizi. Il loro cervello non è ancora sviluppato per fare i capricci e se piangono vuol dire che hanno un bisogno reale. Sarà… Ma allora perché il pupo sempre verso l’ora di cena piange disperato senza un apparente motivo? Mangiare ha mangiato, il pannolino è pulito, e lui si dispera. Tra l’altro con un tempismo perfetto: proprio quando noi ci siamo seduti a tavola. La prova del 9 è che appena lo tiri su per prenderlo in braccio, lui smette all’istante. Stronzetto.

Abbiamo provato a lasciarlo piangere, poi quando proprio è sull’orlo di una crisi di nervi lo prendo in braccio e mangio con una mano sola. Lasciamo passare il primo mese di vita e poi se non si mette in riga gli facciamo il metodo “fate la nanna”. Bimbo avvisato…

Il problema sono sempre le poppate. Le ragadi si sono fermate, ma lui non ciuccia ancora bene. Ha fame, si attacca come riesce, da due ciucciate e si addormenta. Difficilmente riesce a svuotare una tetta. La sequenza è: pianto, tetta in bocca, addormentamento quasi istantaneo. Risultato: dopo circa due ore (ma spesso anche meno) ha fame. Possibile che non riesca a mangiare tutto in una volta sola?!

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Primo giorno a casa, è tutto sotto controllo (speriamo)

Il gnappo e Anna sono tornati a casa ieri mattina dall’ospedale. Il primo giorno è andato bene, tra poppate, nanne e zero cacca. Il peggio è stata la notte. Tra pianti ogni dieci minuti, poppate svogliate e poco sonno. Insomma, praticamente notte in bianco. Vabbé.

Io per fortuna sono riuscito a dormire 3 ore dalle 6 alle 9. Anna neppure quelle. Poi ho fatto un pisolino nel pomeriggio, mentre abbiamo affidato il pupo ai nonni che per fortuna domani torneranno a casa loro (ci hanno dato una gran mano, per carità, Dio li benedica, ma averli tutto il giorno sui piedi, con le loro ansie ogni volta che il gnappo frigna non è il massimo della vita). Anche Anna ha provato a schiacciare un pisolo, ma non è riuscita neanche a prendere sonno. E’ agitata. Ogni tanto piange. E’ normale.

Per me è tutto sotto controllo (o quasi), devo cercare di mantenere io la “barra a dritta”: I miei suoceri invece, più emotivamente coinvolti, a vedere piangere loro figlia già avevano il cuore spezzato e volevano fermarsi a dormire da noi invece che in albergo. “Assolutamente no”, ho detto io tramite l’ambasciatrice. “Grazie e a domani”.