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Noi quattro

Dormiremo in una prossima vita (forse)

notte insonniaPremetto: nella vita ci sono cose più importanti che dormire. La salute innanzitutto. Gli affetti, la serenità e tanto altro. Ma dormire ogni tanto non farebbe male. Lo dicono anche i medici. Qua invece, giusto per tornare su un tema che ormai è diventato un evergreen da ormai quasi quattro anni a questa parte, non si dorme una cippa.

Da queste parti ci si sveglia ancora duecento volte per notte. E alla lunga uno lo accusa. Soprattutto il giorno dopo. E vorresti mollare tutto e scappare via. Ma non si può.

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Noi quattro

Spaventi

urlo munchNon ce la possiamo fare. Ogni tanto ci ricaschiamo. Non so se per stanchezza oppure perché siamo un po’ rincoglioniti. Fatto sta che, ultimamente, io e Anna ci spaventiamo a vicenda. Ci capita di notte. Quando uno dei due sta dormendo o è talmente stanco che non si accorge della presenza dell’altro nella penombra. Nel giro di una settimana ci sarà capitato almeno tre volte.

La prima quando sono arrivato a letto a tarda ora mentre tutti già dormivano della grossa. The Second era nella solita posizione, su un fianco, con il capezzolo a tre millimetri dal naso e la bocca ancora sporca di latte. Lui mangia e poi si riaddormenta subito. Anna idem, non riesce a rimanere sveglia per rimetterlo nel suo lettino. Così, nel buio della stanza, illuminata solo dalla lucina per bambini che attacchiamo alla presa di corrente, io mi avvicino quatto quatto e provo, senza farmi sentire, a prenderlo in braccio per spostarlo.

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Io lei e l'altro

La contraerea

contraereaDopo la corsa a ostacoli mi sto impegnando in una nuova disciplina sportiva notturna: l’acchiappo del nano prima che arrivi nel lettone.

Il gnappo da un po’ di giorni ha iniziato a scendere dal letto durante i suoi risvegli notturni. Dopo che gli abbiamo messo la spondina è libero di saltare giù e brancolare nel semibuio della casa. E lo ha imparato fin troppo bene.

Succede anche quando cerchiamo di farlo addormentare (con pratiche che durano dalla mezz’ora all’ora buona) salta giù, piagnucola e si mette sulla porta della sua camera. Chiama la mamma e aspetta che qualcuno lo vada a prendere. Visto che di solito Anna si impegna (senza successo) nell’inutile tentativo di addormentamento, quel qualcuno sono io. E anche ieri l’ho preso per mano e l’ho riportato nel suo lettino. Non oppone resistenza perché è già mezzo rincoglionito dal sonno e dalla stanchezza.

Le pratiche addormentatorie così passano a me. Di solito dopo una “Fiera dell’Est” e qualche carezzina funzionano. Ma solo perché “il grosso” se l’è smazzato prima la mia dolce metà.

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Pensieri di un papà

l 10 peggiori risvegli di notte

sveglia risvegliUn’altra giornata da zombie per un’altra notte insonne piena di risvegli del gnappo. L’ennesima. Resistere, resistere, resistere è il grido di battaglia. E non è facile. Soprattutto quando non sai perché lui si svegli. Chiama la mamma, chiama me, frigna, non risponde quando gli chiedi se ha male da qualche parte. A due anni e otto mesi.

Non si dorme neancora. E anche oggi mi si incrociano gli occhi e il cervello fa fatica a connettere (già fa fatica di suo, figuriamoci quando  non dormo). Il nano ci ha tenuto in scacco. Piange, vuole bere, ha caldo, fa gli incubi, deve mettere i molari, sarcazzo che cos’ha.

Ma anche oggi devo reagire e dare un senso alla mia giornata. E sto pensando solo a questi fottutissimi alzatacce. Che vanno avanti da tanto, troppo tempo. Presto poi ne arriveranno altri grazie alle performance di The Second. Vabè, intanto pensiamo questi. A tutti questi maledetti risvegli che per un motivo o per l’altro mi tolgono il sonno. Ce ne sono di tutti i tipi. Ecco i peggiori.

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Io lei e l'altro

Ancora risvegli, ma lui è sempre in forma

duracell suppostaIl gnappo ha una strategia per rimanere figlio unico: vuole eliminarci fisicamente. Forse ha intuito che non resterà a lungo il reuccio di casa e, prima di attentare alla salute del fratellino dopo la sua nascita, cerca di risolvere il problema alla radice. Via il dente (cioè i genitori) via il dolore.

Veniamo da una serie di notti con infiniti risvegli. Se prima la scusa erano i molari da mettere (sbavava come un cammello con pozzanghere di bava sul pavimento in ogni dove), adesso il motivo ci è ignoto: non c’è caldo, non c’è freddo, i denti dovrebbero essere a posto, di giorno è sereno come una Pasqua (tranne durante i suoi scleri quando gli si dice no). Insomma, di notte non trova ancora pace, e noi con lui.

Chiama la mamma. Di continuo: “Mammaaaaaa, mammaaaaaa!!”. E va avanti così fino a quando non si addormenta. Poi si sveglia e la richiama. A volte dice anche “no”. “Nooo! noooo!”, nel cuore della notte. Forse sogna, anche perché se gli parli non è proprio sveglio. L’unico modo che ho per calmarlo è dargli l’acqua quando la vuole (per farlo bere, non in faccia per svegliarlo), dargli la mano o accarezzarlo.

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Lotta continua

lotta continuaIngestibile. Il gnappo sta diventando abbastanza ingestibile. Saranno i terrible half past two, ma secondo me da quando gli abbiamo tolto il pannolino. ha fatto uno scatto di crescita che neanche Ussain Bolt nei 100 metri. E’ cambiato. Ma di brutto e in poco tempo. E’ cresciuto in tutto: fa capriole, salti, saltelli, corse all’impazzata, di tutto e di più, basta non stare mai fermo. E più dinamico, meno impacciato. Ha l’argento vivo addosso. E poi ha caricato nuove espressioni, sempre più birichine, anche da stronzetto. Ci piglia in giro spesso e volentieri. Di già.

Ormai non ci ascolta già più. Mentre gli spieghi le cose, lui disconnette il cervello. Si vede che anche le sue scimmie sono cresciute e fanno più casino là dentro. Si è invivacito di brutto. Diventando sempre più un balosso, un brighella, un taramasso, uno scugnizzo, o come volete chiamarlo. Il concetto è che è molto, ma molto più impegnativo.

Ovviamente dopo una settimana dai nonni con Anna diventa difficile riportarlo in carreggiata. L’anarchia dilaga. Bisognerebbe introdurre la legge marziale in casa, non lasciargli più spazi di manovra, lotta dura senza paura. Ma come si fa…

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Di cacca, pappa, orari e risvegli

child against racism #somostodosmacacos
Anche il gnappo manifesta contro il razzismo, come Dani Alves. #somostodosmacacos

Non mi sembra quasi vero che il gnappo stia pian piano arrivando alla boa dei due anni e mezzo. Ne parlavamo ieri con Anna. E’ quasi un adolescente. Ha le sue idee, le sue espressioni buffissime, le sue paraculate quando prima ti fa arrabbiare e poi ti elargisce grandi sorrisoni e bacini. Si fa le sue sclerate quando non vuole fare qualcosa che va fatto, urlando come un matto, mentre in atri momenti è tenerissimo. Come quando mi chiama con la sua vocina: “Papaaaà”, oppure, più divertente ancora: “Papooo”. Chissà chi gliel’ha insegnato a chiamarmi papo…

Di notte si sveglia ancora dalle due alle tre volte. La prima di solito intorno all’una, quando non sono ancora entrato nel mio sonno pieno. Ormai ci ho fatto l’abitudine. Non mi pesa neanche più (sigh). Vado dal piangente, di solito scattando giù dalla branda come una recluta al grido del suo sergente-istruttore, e cerco di consolarlo. Lo accarezzo per calmarlo. Se non riesco al primo colpo gli chiedo: “Vuoi l’acqua?”. E il più delle volte lui risponde con la sua vocina assonnata: “Tiiiì”.

Ma non sempre l’acqua basta. E in quei casi non sapevo come farlo smettere di piangere. Allora, l’altra sera mi è venuta l’intuizione di provare con un’altra domanda, Così gli ho chiesto: “Vuoi un bacino?”. E lui: “Tiiiiì”. E dopo il bacino si calma e si rimette coricato a dormire. Forse avrei potuto chiedergli qualsiasi cosa tipo: “Vuoi uno spritz?” “Vuoi che il papà balli la samba su un piede solo?”, “Vuoi fare con me la denuncia dei redditi?”, “Vuoi che venga a cantarti la ninna nanna Genny ‘a carogna?”. Forse la risposta sarebbe stata sempre sì.

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Il lettino con la nuova sponda

lettino con nuova spondaC’è il precedente. E adesso sarà dura. Di notte ovviamente.

Una settimana fa il lettino del gnappo è stato così modificato: abbiamo tolto una delle due spondine e adesso è libero di salire e scendere da solo.

Ormai è cresciuto e quindi la gabbia (in teoria) non serve più. Poi, per non farci mancare nulla, visto che i cambiamenti devono arrivare tutti insieme per essere metabolizzati meglio (questa è una teoria di Anna, non mia…), gli abbiamo anche cambiato il cuscino. Quello antisoffoco che avevamo preso quando lui aveva pochi mesi è stato sostituito da un altro più “da grandi”.

Last, but not least (aganauéin, aoh, gli amerigani…), gli abbiamo tolto il ciuccio. Un altro punto di non ritorno.

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Il teatro della tosse

tosseNon gli passa più. La tosse intendo. Ce l’ha ormai da 15 giorni e questa maledetta non se ne vuole andare via. Di solito arriva a raffiche. Che durano anche mezz’ora. Povero gnappo, mi fanno male i polmoni e la cassa toracica per lui. I picchi sono alla mattina, dopo il pisolo e di notte. Forse per il cambio di posizione da sdraiato a in piedi. Boh. Sta di fatto che tossisce peggio di un fumatore incallito.

Maledetto inverno. E’ iniziato tutto con un raffreddorino. Poi il muco sarà sceso verso i bronchi e adesso è lì, che balla tra naso e gola. E lo tormenta. Il brutto è che non è neanche una tosse katarrosa. E’ secca, la stronza. E ogni rimedio per ora non ha avuto granché effetto. Aerosol, sciroppi vari omeopatici, rimedi della nonna tipo latte e miele, camomilla e miele. Macché.

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Svomitatio, cronaca di una notte insonne

stand by me palla di lardo vomitoPrima o poi doveva succedere. E anch’io ero un po’ stupito dal fatto che al gnappo non fosse mai venuto prima. E invece ieri notte, puntuale come Babbo Natale la notte del 24 dicembre, è arrivato  anche lui: lo svomitazzo.

Da qualche settimana, (forse mesi?) il nano ha ripreso a svegliarsi la notte. Ultimamente, complice la febbre che gli è venuta dopo il nostro giro al Christmas village, è sempre molto agitato, nonostante la febbre gli sia passata dopo solo un giorno e mezzo. Così a turno (la media è 4 turni io e 1 Anna) faccio scattare la “pratica brandina” per andare a dormire in camera sua vicino al suo lettino. Perché altrimenti è un viavai continuo con lui che piange disperato nel cuore della notte e urla: “Mammmmmmaaaaa!”.

Comunque. Va a letto alla solita ora. Dopocena niente giochi movimentati. Si addormenta quasi subito visto che già la sera prima si era svegliato innumerevoli volte. Dalle 10 all’una almeno 4 o 5 risvegli. Ahia. La partenza non era delle migliori. Anna doveva svegliarsi presto per andare a fare una visita medica. “Basta lasciamolo piangere, non ha niente”, le dico alla quinta alzata dal letto. Ma lei non riesce a resistere alle sue urla disperate, così si butta giù di soprassalto, accende le luci all’improvviso, va in camera sua incazzatissima, sbattendo la porta che per poco non viene giù. Per una volta va lei a dormire da lui.

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Io lei e l'altro

Odi et amo, dall’abbraccio al capriccio

baby herman roger rabbitQuando il gnappo mi vede uscire di casa piange. Succede più spesso la sera. Mi si attacca alle gambe e si mette tra me e la porta. Non nego che questo attaccamento mi fa piacere. Forse è affezionato anche a me, non solo alla mamma. Certo, con lei è tutta un’altra storia. Una volta che è uscita a cena con le sue amiche, il nano era disperato. E’ rimasto cinque minuti in anticamera, con un pianto inconsolabile. Scena straziante: voleva infilare le sue ditine nella porta blindata chiusa per cercare di aprirla.

Ci ho messo del bello e del buon per calmarlo e metterlo a letto. Neanche la scopa, oggetto feticcio che gli piace tanto, è servita a farlo smettere di piangere. Ce l’ho fatta solo con un libro di favole che abbiamo sfogliato sul lettone. Ovviamente la mamma è sempre la mamma.

Però quando mi vede tornare a casa, quando sente la chiave che entra nella porta, più o meno al solito orario, mi corre incontro. Si attacca alle gambe, all’altezza delle ginocchia e ride contento. Poi, un secondo dopo, si mette ad indicare il mio casco per cui va matto. Magari quel giorno non l’avevo neanche preso su, visto che ero andato al lavoro in bici, ma lui lo indica lo stesso. Perché di solito, quando rientro a casa ce l’ho ancora in testa.

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Tagliamoci le vene

Insonnia, la giornata degli zombie

cinghialeDue ore di sonno, forse meno. E la giornata è ancora lunga. E non so come tenere aperti gli occhi. Ormai solo la rassegnazione e l’assenza di turbamento mi fanno evitare di dare testate contro il muro. L’atarrassia si è impossessata di me. Perché capita, ogni tanto di non dormire. Il perché è presto detto. Siamo andati a cena fuori. E quando vado a cena fuori, di solito non dormo mai bene. Il ristorante era ottimo per festeggiare il nostro anniversario. Un antipasto e un risotto. Più un morellino di scansano in due che non abbiamo neanche finito. Non siamo più gli sbevazzoni di una volta. Il dolce lo abbiamo saltato.

Siamo usciti di casa alle 8.45. Ci mettiamo sempre una vita a prepararci. Ma dopo un paio d’ore al massimo eravamo già di ritorno. Il gnappo alle 11 era a letto. E con i ritmi vacanzieri, visto che l’asilo non è ancora iniziato, è nella media estiva. Al mare andava a letto anche più tardi. La luce in camera l’abbiamo spenta che sarà stata mezzanotte e venti. Ma per addormentarmi ci ho messo un po’. Gira che ti rigira nel letto. Avevo mangiato di più del solito, è normale. C’era il cinghiale della pubblicità che si era messo sopra la pancia. Boh, sarà passata un’ora, forse un’ora e mezza. Non riesco mai a calcolare il tempo che passa quando non prendo sonno. L’unica sarebbe guardare l’orologio del cellulare. Ma evito, sarebbe peggio. Mi metto il cuore in pace. Cerco di non pensare. E aspetto Morfeo. Che arriva esattamente con il primo risveglio del gnappo.

Le 2:34. Mi alzo, vado in camera sua. Gli do da bere e visto che mi dovevo alzare alle 7 mi metto direttamente con la brandina in camera sua. Per evitare di fare avanti e indietro tra le due camere. Riprendere il sonno non è facile. Mi ci vuole sempre un po’. Col gnappo che fa casino (ronfa e sgrufola come il cucciolo del cinghiale che avevo sulla pancia) l’impresa si complica.  E se poi ci penso, ancora di più. Comunque lui alle 3 e mezza lui si risveglia, in un pianto disperato. Per calmarlo è bastato uno shhhh, forse accompagnato da una carezza sulla schiena. Non ricordo.