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Pensieri di un papà

Frenesia frenesia canaglia

Sono giorni abbastanza incasinati. Nel senso che vorrei una giornata di 72 ore per sbrigare tutte le cose da fare. I lavori di ristrutturazione di casa procedono un po’ a rilento (come volevasi dimostrare) e da qui agli inizi di giugno, periodo del previsto trasloco, sarà un incasinamento totale.

Forse l’unico posto dove mi riposo un po’ è al lavoro. Per il resto è un continuo di giri dai fornitori (piastrelle, porte, sanitari ecc) per ordinare cose mancanti, correggere preventivi, ritirare caparre lasciate in acconto ecc.

Vorrei stare più dietro a questo blog che dopo i momenti clou della gravidanza di Anna, del parto e del post partum, sta perdendo un po’ di smalto…

Sarà forse legato al periodo che sto vivendo che non mi lascia molto spazio alla riflessione e all’osservazione, oppure che in effetti, nella paternità, il meglio da raccontare lo si vive all’inizio e a cavallo del parto. Non so. Forse quello che c’è dopo (a parte quando il gnappo dirà “papà” e “mamma” o metterà il primo dentino) può essere meno interessante.

All’inizio pensavo che avrei scritto di notti insonni, di richieste di esorcismo, di esaurimenti nervosi collettivi per star dietro a un mostriciattolo urlante. Invece, per fortuna (stavolta) ci è andata bene e se c’è qualcuno che finora ci sta dando solo gioia e zero problemi (e un po’ di fatica nell’allattamento soprattutto al mattino quando non ha fame e alla sera prima di dormire quando strilla come un ossesso) è proprio il gnappo.

Ok, incameriamo emozioni positive per fare la scorta da tenere a portata di mano quando ci arriveranno i suoi primi no e i suoi primi vaffanculo. O le frasi come quelle dette dal mio vicino di casa adolescente a sua mamma gridando: “Sono 17 anni che mi rompi il cazzo!”.

Per ora ci godiamo i suoi nghè, i suoi rigurgiti e ruttini (o ruttoni) post poppata, i suoi sorrisoni, le sue scoreggione nel sonno, le sue facce concentratissime con la bocca identica alla mia, i suoi versi con la bocca piena di saliva che fa le bolle.

Almeno parlo per me. Io riesco a godermelo in quelle poche ore in cui sono a casa e non sono impegnato a fare altro. Non so se Anna con tutto il tempo che gli dedica e con le poche cose che riesce a fare per sé dovendogli stare dietro tutto il giorno sarebbe d’accordo. D’altronde le rondini insegnano sempre.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto