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Pensieri di un papà

La differenza tra il “ti amo”, “ti voglio bene”, “mi piaci”

Credo ci sia una bella differenza tra il dire “ti amo”, “ti voglio bene”, “mi piaci”. Ci ho pensato ieri notte dopo un discorso che avevo fatto giorni fa con Anna.

Il discorso era partito da quanto volevamo bene a nostro figlio. “Boh, io non so se gli voglio bene”, le ho detto. “Sicuramente mi piace, mi piace tantissimo, ma dire se gli voglio bene non saprei dirtelo”. Lei invece gli vuole bene. D’altronde al cuore di mamma non si comanda. Quello del papà forse è un po’ più duro.

Da quando ho visto per la prima volta il gnappo uscire da quella patata ho provato un mix di sensazioni stranissime. Dall’euforia più totale, al piacere di guardaro sorridere, alla voglia di baciarlo con foga su quelle guanciotte cicciosissime che vorrei divorare.

Il gnappo è bellissimo. Mi piace un casino. E’ la cosa più meraviglievole che abbia mai visto in vita mia. Mi diverte. E’ tra le gioie più grandi della mia vita. Ma ancora non mi viene spontaneo dirgli “ti voglio bene”.

C’è differenza tra il ti amo, il ti voglio bene, il mi piaci. Non saprei spiegarla razionalmente, ma sento che c’è. Lo sento perché le parole sono importanti e, a differenza di quanto sento spesso dire in giro (le varie amiche che si chiamano “amò/amore” o dicono “ti amo” a tutti, anche ai genitori, o i vari tvb ecc.) credo che ogni frase sia destinata a persone diverse.

Es. Io voglio bene ai miei genitori, a mia sorella (anche se è difficile ammetterlo e soprattutto dimostrarlo) e ad alcuni amici. Quindi a loro posso dire “ti voglio bene”, nonostante sia spesso difficile dirlo. Ma non direi mai “ti amo” a mia mamma, né a mia sorella.

Io amo Anna. Dopo quasi un anno da quando ci siamo conosciuti mi è venuto spontaneo dirle: “io ti amo”. E gliel’ho detto. Ed era diverso dal precedente “ti voglio bene”. E’ stato un punto di non ritorno. Dopo averle detto “ti amo” ho capito diverse cose. E mi sono legato a lei sempre di più. Dovrei ricordarmi più spesso di quel momento che nella routine di tutti i giorni dimentico. Comunque di questo ne sono certo: io amo lei e basta.

Il gnappo per adesso mi piace. Ma non è un “mi piace” come potrebbe essere per un bel quadro o una bella gnocca che passa per la strada. Insomma non è il “mi piace” di Facebook. E’ un “mi piace” profondo, quasi trascendente, che sfiora il “ti voglio bene”, ma ancora per un soffio non ci arriva.

Non so, forse perché lui ancora non parla, perché è ancora piccolo, perché non so come la pensi… Insomma, alla fine non so chi è! Ok è mio figlio, ma a parte questo? Noi siamo essenzialmente il nostro linguaggio. E anche se lui parla con gli occhi e mi fa capire in un batter d’occhio quando è felice o infastidito, questo ancora non basta. Ho bisogno di conoscerlo un po’ per potergli dire ti voglio bene.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto