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Pensieri di un papà

Un anno di blog papà, antefatto

Ho iniziato a scrivere su questo blog un anno fa. Eravamo appena tornati da una vacanza tra Pisa-Umbria-Roma-Versilia e Anna aveva il pancione. Era già bello grande al quinto-sesto mese, ma non enorme come poi sarebbe diventato a fine gravidanza.

In quella vacanza ho pensato che sarebbe stato carino raccontare quello che mi stava capitando su questo spazio virtuale. Come sempre, ho pensato al nome di notte, togliendomi volontariamente un po’ di sonno. Dopo diversi tentativi mi è venuto in mente “Vita da papà”. Vitadapapa.it che racchiudeva anche una delle mie prime passioni infantili: il Papa.

Fin da piccolo infatti, quando tutti mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande, rispondevo: “Il Papa!”. Così mi sono messo a smanettare, scegliendo tra Blogger e WordPress, spiando un po’ di qua e un po’ di là per capire come poterlo abbellire un po’. E poi ci ho messo dentro la mia vita quotidiana. A volte divertente, altre volte più seria, tendente al serioso o all’incazzoso.

Ma prima di decidere di aprire il blog ci fu quel messaggio, che conservo ancora nel telefono. Era maggio, il 7 maggio del 2011. Anna aveva un ritardo, ma pensavamo fosse normale, come da routine. Quel sabato io avevo un impegno e tenni il telefono spento. Quando lo riaccesi, vidi un avviso di chiamata, alle 12.17. E poi un messaggio, quel messaggio inviato alle 12.19: “Quando sei libero mi potresti chiamare?”.

Dentro di me avevo già capito tutto, perché non è da lei chiamarmi quando sa che sono impegnato, e non mi manda messaggi ravvicinati se non è una cosa urgente. Ma lì per lì non ci volevo credere: “Avrà bisogno di qualcosa”, pensai.

Così la chiamai e dalla sua voce ebbi la conferma. “Ho fatto il test due volte, sono incinta”, mi disse con un filo di voce rotta dalla commozione. “Ma come è possibile? Ma se siamo sempre stati attenti?”, le risposi. Dicendo così speravo che quelle due lineette sarebbero sparite magicamente dal test di gravidanza. “Stai lì, arrivo”, le dissi chiudendole il telefono in faccia.

Quella mattina ero a una conferenza. C’erano un sacco di ragazzi e ragazze più o meno fighe e tailleurate, tutte sui 25-30 anni. L’età di Anna. Tutte libere e spensierate. Mi sentii come un corpo estraneo in tutta quella gente di belle speranze. Sarei diventato papà e Anna mamma. Non eravamo pronti. Nonostante ci amassimo tanto volevamo goderci, egoisticamente, ancora un po’ di quella fantastica libertà.

Andai di corsa verso lo scooter. Correvo all’impazzata. Bruciai quasi tutti i semafori rossi. Salii di corsa in casa e vidi lo sguardo di Anna, quasi catatonico. Poi le lacrime insieme abbracciati sul letto, gli esami dalla ginecologa per avere la certezza al 100%, l’attesa per dirlo ai nostri genitori e agli amici, il corso preparto e tutte quelle cose che ho raccontato dallo scorso settembre, quando ho deciso di scrivere segretamente tutto quello che ci stava succedendo, un po’ per esorcizzare la paura, un po’ per sfogarmi, ma anche per ricordare in futuro questi bellissimi momenti che abbiamo vissuto e stiamo vivendo.

Da allora è già passato un anno. Il gnappo ha quasi 8 mesi. E’ bellissimo. Tra un po’ andrà al nido. Anche Anna è sempre bellissima e un po’ più impegnata di prima. Io sono diventato papà. Dicono che gli uomini diventino papà quando il figlio nasce, le mamme invece lo diventano subito, appena restano incinte. Bè, io ancora mi sento come quando Anna mi chiamò al telefono quel 7 maggio. Ancora non mi sembra vero.

Alla fine, a scrivere su questo blog ci ho preso gusto. E’ diventato un piccolo rifugio. Il mio diario segreto, ma condiviso apertamente con persone che non ho mai visto dal vivo, ma che, commento dopo commento, sono diventate ormai parte della famiglia.

Come ogni compleanno che si rispetti ci vuole un regalo. Proviamo una nuova grafica. Vediamo come va.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto