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Pensieri di un papà

Talis pater, ovvero: la mela cade sempre vicino all’albero

mela cadeIl nanerottolo che cresce alla velocità della luce ha già le sue abitudini, i suoi modi di fare, il suo carattere. E facile capire da chi ha preso. Manco a dirlo, da me. E non so se sia un bene. Almeno per il momento, visto che magari col tempo cambierà, ma da certi suoi atteggiamenti mi sembra di vedermi in uno specchio in miniatura. Su un sacco di cose.

Cibo. Come si dice dalle mie parti il gnappo è un vero sgnèrfolo, uno schizzinoso, uno che non mangia tutto e che appena proviamo a fargli assaggiare qualcosa di nuovo fa una faccia tipo: “Cos’è questa cacca che mi state dando?”. Non è un mangione e quando si stufa della pappa (se va bene la mangia tutta, se va male si ferma al quinto o sesto cucchiaio) gira la testa, chiude la bocca a saracinesca e tenta di colpire il cucchiaio dandogli una manata.

E’ un esercizio ottimo per i riflessi pronti, quello che io e Anna facciamo quotidianamente, tre volte al giorno. Perché lui, appena non vuole più la pappa, quando meno te l’aspetti, prova a buttare tutto all’aria (e il più delle volte ci riesce). Altre volte invece fa una faccia da insofferente e mette il braccio in alto per allontanare il cucchiaio come il miglior commediante all’italiana. Un vero attore.

Sonno. Per addormentarlo ci vuole del bello e del buono. Prima di cadere tra le braccia di Morfeo, si alza, si gira, prova 200 posizioni possibili. Prima in un senso, poi in un altro. Poi, sul più bello, quando il respiro si fa più affannoso e sembra che il sonno abbia avuto la meglio, appena provo ad alzarmi e ad uscire dalla sua stanza, tac! Lui si rialza e piange. Farlo fesso è difficile.

Carattere. E’ uno irruente. Smanaccia ovunque. E’ un caterpillar in miniatura che la delicatezza non sa manco dove stia di casa. E poi è un tantino nevrastenico. Quando lo mettiamo a letto con noi lui ci deve pizzicare un po’ in faccia per calmarsi e riaddormentarsi. Un po’ come me che spesso uso biecamente lui e Anna come antistress. E poi non ha pazienza. Solo che forse, alla sua età è anche comprensibile. Alla mia un po’ meno. Lui va bene, forse sono io che mi dovrei fare qualche domanda.

Ieri nel giocare, mentre gli facevo un po’ di feste, l’ho buttato giù dalla sua mini-macchinina. Tra maschi si fa a gara a chi è più manesco. Siamo sempre dei primati con la clava, poco importa se non ci vestiamo più come il Flinstones. Noi siamo così. Bonjour delicatesse.

Tra l’altro è da un paio di giorni che sta facendo più il bravo rispetto a prima. Sarà passata la fase della mammite acuta? Chi può dirlo. Sta di fatto che ieri è riuscito a giocare da solo per diverso tempo, nonostante io e Anna non lo stessimo cagando di striscio. E poi era contento, non ha quasi mai pianto. Un piccolo miracolo. Secondo me si è innamorato.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto