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Pensieri di un papà

Cene e amici, quando non puoi più rimandare

cena“Dai, ci vediamo prima di Natale!”. E’ la classica frase che si dice agli amici che non vedi da tanto tempo e che, prima delle feste, ti proponi di incontrare, magari organizzando una cena a casa tua o a casa loro. Poi il Natale arriva, passa Santo Stefano e pure Capodanno e la Befana e tu, per una cosa o per l’altra, non hai visto nessuno.

Arriva gennaio e la gente da contattare/vedere si accumula. E gestirla diventa un casino. Soprattutto quando gli amici, giustamente, vorrebbero vedere la tua casa nuova, nella quale ti sei trasferito da quasi un anno e che, anche se devi comprare le sedie belle, c’hai ancora gli scatoloni in camera da letto e mancano pure alcuni mobili, prima o poi dovrai invitare altrimenti ti tolgono il saluto.

Ecco, io sono in questa situazione. Abbiamo una decina di coppie di amici (più i nostri genitori e parentame vario) ai quali da mesi diciamo: “Adesso organizziamo una cena da noi…”. Seeeee.

Infatti quella cena ancora non l’abbiamo organizzata, vuoi perché ci siamo ammalti a ripetizione, vuoi per pigrizia o perché, quando abbiamo una sera libera del week end, ormai ci siamo talmente amebizzati che, dopo aver finalmente messo a dormire il gnappo, crolliamo nel letto dopo aver scambiato tra noi quelle due parole per sentirci ancora una coppia e non due impiegati in un ufficio chiamato famiglia.

Adesso non possiamo più rimandare. Siamo agli sgoccioli, altrimenti questi davvero ci tolgono il saluto. Almeno che non mi inventi scuse improbabili.

Pensavo di invitarli tutti una sera (anche se tra loro non si conoscono), ma tutti in casa non mi ci stanno. Per portarli fuori devo prima vincere al Superenalotto. Non ci rimane che pianificare un mese ininterrotto di week end con gente a cena (o a pranzo). E se va bene apriamo un ristorante.

Oppure li contatto a uno a uno dicendo: “Ciao, non mi sono dimenticato di voi solo che siamo un pelino incasinati in questo periodo, organizziamo prima di Carnevale?”. Mmm, meglio di no. Altrimenti a Pasqua siamo punto e a capo.

Di Fede

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