Categorie
Io lei e l'altro

Andare a Canossa dalla consolatrice degli afflitti

matilde di canossaIeri sera il gnappo ne ha fatta una delle sue. Scene madri intendo. Eravamo appena tornati dal giretto, io e lui. Era contento, gioia che sprizzava da tutti i pori. D’altronde eravamo a casa tutti e adesso, dopo i primi due giorni di ripresa all’asilo, forse apprezza di più lo stare con noi. Dico forse perché non ne ho la certezza, magari era solo contento di suo…

Io e lui sul divano, mentre Anna preparava la cena. Sto smanettando un po’ col telefonino e lui attaccato a me. Poi si siede anche lei con noi e lui, ad un certo punto, non si sa perché, butta indietro la testa che sbatte contro il muro. Anzi, contro la cornice del quadro attaccato al muro. Ahia. Nella botta si è fatta male anche la cornice.

Pianto a dirotto, Anna lo prende in braccio (io la chiamo ormai la “consolatrice degli afflitti“, seguito volendo da un “prega per noi” opzionale). Lui quasi subito, consolato dall’abbraccio materno che funziona meglio di qualsiasi medicina, dopo poco si calma. Ma la serenità che avevamo presagito è andata a quel paese. Perché lui, se si fa male (anche da solo, come in questo caso), si inkazza. Con noi e col mondo intero. Gli girano proprio le balle. Come se non fosse “colpa” sua, ma qualcun altro avesse la responsabilità del male che si è fatto. E’ il mistero del male, la teodicea praticamente. Che uno impara e pratica già a un anno e mezzo. Bon, da lì, apriti cielo.

Categorie
Io lei e l'altro

Evoluzioni gnappesche tra sorrisi, schiaffi e nuove facce

bimbo paraculoI terrible two si avvicinano. Passata la boa dei 19 mesi, tra poco arriveranno i 20. E i 24 sono a un passo. Da quando ha finito l’asilo, a metà luglio, prima di andare in vacanza, il gnappo ha fatto passi da gigante. Nelle due settimane in cui non l’ho visto è cresciuto, e non solo di peso, anche grazie alla “cura” con pranzi e cene in hotel coi nonni. Il download delle espressioni facciali e dei versi è aumentato di brutto. Fa delle facce troppo ridicole quando vuole fare lo scemetto. Prima era più rinco, mentre adesso è sveglio come pochi quello là. E’ bel birichino, un vero balosso, come si dice dalle mie parti.

Quando li ho raggiunti per portarli al mare ad agosto mi sono accorto della differenza. Perché l’unico modo per rendermi davvero conto dei progressi che fa è non vederlo per qualche giorno. Se ce l’ho sempre sotto gli occhi non mi accorgo delle differenze. Ma quando capita di stare lontano per una settimana, capisco cosa provano gli amici o i nonni che lo vedono ogni tanto: stupore e meraviglia. In un battibaleno me lo ritroverò alle elementari, già lo so. Il tempo passerà anche troppo in fretta. Questione di punti di vista. Quando lo guardo nel lettino mentre dorme (bello spaparanzato con le gambe distese che quasi non ci sta più tra le sbarre) mi chiedo dove è finito quel microbimbo che ancora non riusciva a girarsi sulla schiena e ciucciava (o meglio, tentava di ciucciare) il latte dalle tette della mamma. Ed è passato un anno e mezzo, mica secoli.

Categorie
Io lei e l'altro

La sveglia del week end

week endCinque giorni più due. Così è fatta la settimana. Nei cinque giorni di solito si va al lavoro, chi studia va a scuola, i nani vanno all’asilo. Nel week end il mondo si riposa. In teoria. Anche la settimana del gnappo è già scandita così. Da quando lo abbiamo mandato al nido. E credo che la sua settimana sarà scandita così a lungo, da adesso fino alla pensione  a quando potrà lavorare. Questa settimana finalmente andrà in vacanza al mare con Anna e i nonni. Questa quindi è la sua ultima settimana di asilo. Poi se ne riparla a settembre. Si fa un mese e mezzo di ferie, anche poco per la sua età. Ma c’est la vie.

Una delle sue maestre ci ha cazziati perché lo mandiamo a letto troppo tardi. Un mesetto fa Anna era andata a cena con le mamme dei bimbi dell’asilo e le maestre. Cena tra donne. Parlando del più e del meno salta fuori il discorso sonno. “A che ora lo mandate a letto?”, ci chiede Giada, la maestra del gnappo. “Mah, di solito verso le 10 – 10.30”, risponde Anna. “Ma siete matti? I bambini alle 9 devono essere a letto!”. Ops.

Anna mi riferisce la cazziata. Ne parliamo. Il fatto è che noi non ceniamo con le galline. Il gnappo mangia verso le 7 – 7 e mezza. Poi ceniamo noi. Poi due chiacchiere, un po’ di giochi (io spesso torno a casa alle 9 di sera e me lo vorrei spupazzare almeno una mezz’oretta…), pannolino, pigiama, due coccole sul lettone e tocca il materasso del suo lettino più o meno verso le 10. Poi il tempo per addormentarsi (che va dai 5 ai 25 minuti) e il nanetto è sistemato. Al mattino la sveglia è alle 8. E alle 9, dopo una veloce corsa sul passeggino, è all’asilo. Ma per svegliarlo ci vogliono le cannonate.

Categorie
Io lei e l'altro

La tortura cinese

bastardidentro-logo-thumbIeri siamo andati dal pediatra. Quello “privato” ovviamente, perché riuscire a beccare l’altra, quella della mutua, è come vincere al Superenalotto. Ce lo ha indicato un’amica di Anna che porta lì sua figlia. Anche stavolta, senza volerlo, abbiamo ottimizzato: dovevamo portare comunque il gnappo da lui a fare un controllo per la crescita, ma visto che sabato notte gli era venuta un po’ di febbre (con relativa tosse) ne abbiamo approfittato per fargli il tagliando completo. Responso: niente catarro nei bronchi, la febbre gli era passata già domenica, solo un po’ di gola arrossata, via di Nurofen per qualche giorno e incrociamo le dita.

Questo pediatra ha più o meno 126 anni. Ha uno studio-casa molto bello, in un palazzo d’epoca. Quando vai là nella sala d’aspetto non c’è mai nessuno e l’attesa non va mai oltre i 10 minuti. Un sogno. Considerando quanto di solito prendono i pediatri privati per una visita, che lui è quasi sempre reperibile, direi che 40 euro a botta, sono una cifra abbastanza onesta per un superprimarioemerito (Gran Mascalzon., Lup. Man., Pezz. di Merd. Gran Farabutt, di Gran Croc). A differenza dell’altra pediatra (quella con la gioia interiore) che è della scuola “non dategli niente, se ha la tosse passerà”, questo è invece più interventista. Della serie: “Se ha la tosse dategli sei gocce. Sulle istruzione c’è scritto di meno, ma voi non preoccupatevi”. La medicina non è una scienza esatta a quanto ho capito. Ognuno c’ha la sua ricetta.

Categorie
Io lei e l'altro

Dopo il matrimonio una notte movimentata

snoopy_sonnoSono monotematico lo so, ma ho sonno. Tanto sonno. E condividere il mio sonno mi fa stare meglio. Il week end è stato intenso. Domenica c’è stato il matrimonio di un’amica di Anna sulle colline pavesi. Molliamo il gnappo ai nonni, andando da loro la notte prima, e lui, per ripicca, si fa venire la febbre. Tosse a manetta. Così, due zombie tutti agghindati a festa si aggiravano tra gli altri invitati alle nozze. Arriviamo a casa tardi, dopo mezzanotte, nonostante il matrimonio fosse a mezzogiorno. Una bella tirata. Al gnappo però per fortuna, grazia a supposte e sciroppo, la febbre sembra essere passata.

Torniamo a prenderlo e lui, che è stato bravo tutto il giorno con i miei, ci fa dei gran sorrisoni e sprizza gioia da tutti i pori. E’ bellissimo tornare a riprenderlo e vederlo così contento. Al ritorno si è addormentato in macchina, per risparmiare tempo e fatica gli avevamo già messo il pigiama, così quando siamo entrati in casa lo abbiamo piazzato subito nel lettino. Già mi pregustavo quelle sette ore di sonno tanto atteso, quando arriva il primo risveglio, giusto giusto quando ero lì lì per addormentarmi. Un classico.

Categorie
Io lei e l'altro

La “fase schiaffi”, speriamo passi presto

bud spencer schiaffiE’ un po’ che non parlo del gnappetto. Quello là sta crescendo in men che non si dica e quando guardo le foto di un anno fa mi chiedo come abbia fatto in così poco tempo a cambiare così tanto. Quello lì è un bel tipetto. Eh sì, c’ha le sue idee. A un anno e mezzo. Ieri una nonna perfetta (oltre le “mamme perfette”, esistono anche le “nonne perfette” e sono ancora più temibili delle figlie perfette) al parchetto mi ha detto: “Uh che bello, quanto ha? Un anno?”. Volevo sprofondare.

Ma a parte le dimensioni ridotte, i capelli che sono più o meno ancora quelli di un neonato, i denti che si sono fermati a sei (quattro sopra e due sotto) e l’afasìa (a un anno e mezzo neanche dice mamma, se non a caso, quando capita) è un bel fagotto. Un barattolo, come lo chiamano all’asilo, dove adesso che c’è caldo lo lasciano col body smanicato e i pantaloni ascellari alla Fantozzi. E’ un bel tomino quello lì. Mangia un po’ di più dei mesi scorsi, ma non è un mangione. Più che altro è un beone: beve giorno e notte dalla sua bottiglietta, che in due minuti riesce a far fuori, sempre che l’acqua non gli vada di traverso. Il sonno è sempre un miraggio. Si sveglia ancora, di media, se va bene, un paio di volte. Se va male, molte di più. Con una, stappiamo lo champagne.

All’asilo è il cocco. E’ il preferito di ben due maestre che vengono cazziate dalla terza perché spudoratamente stravedono per lui. Adesso quando lo accompagniamo la mattina e lo lasciamo nelle mani della maestra, piange. Di default. Prima non lo faceva. Da quando lo abbiamo lasciato dai nonni una settimana, non c’è giorno che non si faccia il piantino. Che dura due secondi, ma quasi è diventato un rito. Lo fa apposta anche quando lo andiamo a prendere: lui gioca tranquillo, ci vede, e inizia a piangere. Della serie: “Ho pianto ininterrottamente per 7 ore, non mi credete?”. Piccola canaglia. Piange anche quando lo mettiamo sul fasciatoio per cambiargli il pannolino. Non so perché, prima non lo faceva. Si divincola come un’anguilla quando cerco di rivestirlo.

Categorie
Io lei e l'altro

Il bambino cozza

bambino cozzaUna cozza. Il gnappo nei week end passato a casa dai miei si è cozzizzato. Era da un po’ che non andava a casa loro. Ma stavolta, per riprendere confidenza con la casa ci ha messo un po’ più del solito. Appena arriviamo lo metto giù per farlo camminare. E piange. Lo riprendo in braccio. Gli faccio fare il giro delle stanze, lo metto sul divano, e ci gioco un po’. Si calma. Ma ad ogni mio spostamento mi segue, come fosse la mia ombra.

Un po’ lo capisco. La sua mamma degenere alias nonsonounamammaapprensiva non c’era perché doveva andare all’addio al nubilato di un’amica. Lui si era fatto venire anche la febbre (che per fortuna è passata venerdì notte) e non era al massimo della forma. Era reduce da una settimana dagli altri nonni, mentre noi ce la spassavamo bellamente in Salento. Quindi, insomma, c’ha anche un po’ ragione a gnolare. E vederlo così, attaccato come una cozza allo scoglio, per non dire allo scoglione, che sarei io, mi ha fatto tenerezza.

Sabato stava bene. La febbre gli viene così, giusto per romperci le scatole. Giusto per farti pensare a come riprogrammare il week end, facendomi saltare un esame all’università venerdì mattina e mettendo a rischio l’addio al nubilato di Anna, dove per fortuna, dopo aver insistito un po’  visto che la notte era passata tranquilla e la febbre gli era passata, è riuscita ad andare. Le rassicurazioni sono arrivate anche da mia mamma che pur di non averla tra le balle e potersi godere il nipotino al 100% l’ha tranquillizzata non poco.

Categorie
Io lei e l'altro

Le prime udienze all’asilo

2013-04-25 (2)-1000

Come papà modello ieri ho fatto una cosa che credo ripeterò nel tempo. Mandare Anna ai colloqui con le insegnanti del gnappo. Abbiamo già cominciato. Io pensavo che le udienze ci fossero solo per le elementari, le medie e le superiori. E invece no. Ho scoperto che le fanno anche all’asilo nido. Come dire, meglio controllarli fin da piccoli questi nanetti.

Quando l’ho saputo sono rimasto un po’ colpito: “Cioè, fammi capire, ci sono i singoli colloqui con la maestra, vis à vis, one to one, per parlare del gnappo? Ma non bastano le due parole che ci scambiamo quando lo portiamo o lo andiamo a prendere?”. Evidentemente no. Per puro caso io quel pomeriggio ero al lavoro e così se l’è smazzata la mia dolce metà. Ora, sinceramente anche a me sarebbe piaciuto andare, ma non potendo ho declinato volentieri la convocazione. Un po’ come faceva mio padre con me che, in 13 anni di scuola, non è mai andato a un’udienza coi professori. Non lo faceva apposta. Era in ufficio e mandava mia mamma.

Però ieri sera mi sono fatto raccontare tutto. Per filo e per segno. Ero curioso di sapere come va il gnappetto all’asilo, se fa casino, se mena i compagni, se mette le dita nel naso, se fa il broccolone con qualche amichetta. La sintesi è stata questa: è un bravo bambino, è un pigrone, mangia tutta la pappa.

Categorie
Io lei e l'altro

Depression, bici, festa della mamma, kebab

kebab piattoSabato avevo il morale a terra. Ero stanco. Col gnappo che si svegliava a ripetizione di notte e gnolava tutto il giorno. Abbacchiato, quasi depresso. Triste. Ecco, la parola giusta è triste. Per fortuna non mi capita spesso, anzi, è quasi un’eccezione. Mi conosco, e quando mi succede non mi faccio prendere dal panico. Mi tengo la tristezza, mi ci macero un po’, e poi la lascio passare. Aver dormito un paio d’ore sabato mattina ovviamente ha aiutato.

In questi momenti avere una persona come Anna vicino è una benedizione. Perché se all’inizio, non capendo cosa avessi, mi ha cazziato (“Se stai così tutto il week end è meglio che torni dai tuoi e ci lasci da soli”), poi ha capito il mio abbacchiamento e mi ha coccolato un po’. Eh sì, anche noi papà abbiamo bisogno di coccole quando abbiamo il morale a terra.

Il motivo della tristezza ancora non l’ho capito. Sicuramente mancanza di sonno e un po’ di frustrazione per non essere riuscito a calmare il gnappo nei suoi ripetuti pianti. Se prima ero un maestro nella caccia al tesoro notturna del ciuccio e del riaddormentamento con carezzine sulla schiena, adesso la tecnica non basta più. Neanche riesco a mettergli il ciuccio in bocca o a dargli l’acqua. S’incazza e piange di più. E quando è la quinta o sesta volta nel cuore della notte che succede, bè, non è il massimo della vita diciamo.

Categorie
Io lei e l'altro

La gnola, gli alpini e un week end tranquilli

Cappello_AlpinoUff. Che fatica. Il gnappo è in modalità gnola (stato d’animo che nasce dall’unione tra Lagna, Tigna e Noia). Gnola di giorno, quando torna a casa dall’asilo. Ma soprattutto gnola di notte, con una media di circa 10 risvegli. E’ così da mercoledì e dopo la seconda notte insonne, passata a cercare di consolare l’inconsolabile, sono un tantino provato. Come sempre le abbiamo tentate tutte. Camomilla, a letto con noi, io con la brandina vicino al suo lettino, Dentinale sulle gengive, un po’ di Tachi, (perché non si sa mai che abbia male da qualche parte).

Niente, di giorno è intrattabile e di notte disperato. Se prima, quando si svegliava, era relativamente facile farlo riaddormentare rimettendogli il ciuccio, adesso il ciuccio non lo vuole più e si incazza quando provo a rimetterglielo. Urla disperate da svegliare mezzo quartiere. L’unico modo è prenderlo in braccio, svegliarlo, e dopo un bel po’ (magari anche accendendo la luce) si calma.

Ok, torniamo al solito mantra: “Saranno i denti”. La dentizione è ormai causa anche del buco dell’ozono, del fallimento di Lehman Brothers, dell’estinzione dei panda. “Saranno i denti”. Saranno i denti che lo rendono intrattabile quando gli diciamo di non darci gli schiaffi in faccia. Con le buone. E continua. Con le cattive. E continua ancora, per sfidarti. Con le cattivissime (ieri l’ho alzato di peso dal letto e gli ho dato un’urlata in faccia). E allora (forse) piange. Perché il gnappo è un duro, oltre che un testone. Non piange facilmente. Tiene tutto dentro. Non ti dà la soddisfazione di farsi vedere con le lacrime.

Categorie
Io lei e l'altro

In vacanza a Portobello

PORTOBELLOCome l’anno scorso, anche quest’anno si ripropone la domanda da un milione di dollari: “Che cacchio facciamo quest’estate?”. E’ tempo di progettare le vacanze. Anzi, forse è già tardi. Ma noi siamo così. Quando non c’era il gnappo compravamo solo i voli in anticipo. Per decidere dove dormire e cosa vedere decidevamo tutto all’ultimo. Adesso con il nanetto camminante non si può più. O almeno, cerchiamo di darci un minimo di programmazione in più ecco. Ma giusto un minimo visto che poi, comunque, decidiamo sempre tutto all’ultimo. Ma almeno dove e quando andare bisogna deciderlo. Tanto per avere un’idea, guardare un po’ i posti e magari chiedere le ferie senza scannarsi con i colleghi.

Lunedì i miei suoceri sono tornati da un week end a Tortoreto Lido, provincia di Teramo, Abruzzo. E’ il posto dove andavano con Anna quando era bambina. E’ la nonna che c’ha sti’ momenti revival e quindi, avendoci portato sua figlia, ora ci deve riportare suo nipote e vedere cos’è cambiato in 25 anni. L’anno scorso infatti erano andati a Cervia, altro posto revival. Sono quindi tornati dalla gita con un po’ di indirizzi di alberghi e di uno in particolare, che li farebbe stare in una mini dependance minimal per 60 euro a testa, pensione completa, lettino incluso per 10 giorni dal 22 luglio in poi. Sembra che vogliano prenotare lì.

Categorie
Io lei e l'altro

Il nostro ponte del 25 aprile

spritz_450Eccoci tornati all’ovile dopo un weekendone lungo a casa dei miei. Che è andato bene. Il gnappo ha messo il naso fuori di casa dopo la febbre e sono riuscito a portarlo addirittura a una grigliata giovedì con dei miei amici. Anna ci ha raggiunti sabato e nel frattempo lui si è divertito coi nonni e con tutti quelli che vedeva. Sì perché quando si torna a casa dai miei c’è da fare il giro delle sette chiese. E così dopo la grigliata venerdì sono andato a trovare una mia amica (con già due figlie e incinta del/la terzo/o). Poi è venuto a trovarci mio zio. Quindi il gnappo, per un motivo o per l’altro, era sempre al centro dell’attenzione.

Giovedì pomeriggio sono riuscito finalmente a fargli prendere un po’ di sole. Dopo un inverno lunghissimo passato in casa non mi sembrava vero. Addirittura dei raggi solari che toccavano la sua pelle. Incredibile. L’euforia è svanita presto visto che venerdì e sabato pioveva. Solo ieri mattina siamo riusciti a fargli fare un giretto sul passeggino leggero che avevano i miei in garage visto che il nostro l’avevamo lasciato a casa. Abbiamo usato così un residuato bellico degli anni 80, un passeggino pieghevole della Chicco che ha portato me e mia sorella da piccoli. Una ciclistica stranissima, molto basso come baricentro, senza ruote girevoli davanti (quindi per girare lo devi far impennare) senza cappottina, né portaoggetti sotto, niente bretelline, ma solo una cintura per non farlo cadere. Un colore a righe marroncino e beige che non è proprio il massimo, però il suo mestiere lo fa ancora. Un passeggino vintage diciamo. E anche il gnappo ha apprezzato.