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Tagliamoci le vene

Spazio revival, la musica assurda degli anni ’90

C’è una canzone che canto al pupo quando è disperato*. Mi è venuta in mente così, dal nulla, e l’ho trovata perfetta, almeno nella prima strofa. “Dimmi perché piangi/di felicità/e perché non mangi/ora non mi va/dimmi perché stringi/forte le mie mani…” ecc. ecc. ecc.

E’ la classica canzone smelensa che cercando poi su Youtube ho scoperto essere stata cantata da Aleandro Baldi e Francesca Alotta (e chi se li ricordava?) e ha pure vinto il Festival di Sanremo del ’92 nella categoria nuove proposte. Recentemente è stata pure ripresa e cantata in spagnolo da Jennifer Lopez e Marc Anthony in “No me ames“. Esticazzi!

Insomma, cliccando qua e là su un po’ di link di video correlati mi si è aperto un mondo: quello delle canzoni strappalacrime anni ’90.

Nell’ordine mi sono apparsi i seguenti video: Paolo Vallesi con “La forza della vita” (altro tormentone-depression all’epoca) da tempo desaparecido, Michele Zarrillo con “Una rosa blu” e “Cinque giorni“, Marco Masini con “Bella stronza“, Amedeo Minghi e Mietta con “Vattene amore“.

Per chiudere la lista non si può non citare il sosia di Paolo Vallesi, Massimo Di Cataldo, (e chi se lo ricordava più?) e il mitico Alessandro Canino che cantava “Bruttaaa, ti guardi e ti vedi bruttaaaa...”. Ma che testo incredibile e inimitabile aveva?

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Insonnia pre-parto? Macché, è solo routine

Oggi faccio fatica a tenere gli occhi aperti. Come ogni tanto spesso mi succede, ieri notte mi sono girato e mi rigirato nel letto senza trovare pace. Capita quasi sempre quando alla mattina ho la sveglia più presto del solito. Mi corico, cerco la posizione “da sonno”, e i pensieri iniziano a girarmi nella testa. Pensieri per il parto? Per la casa da ristrutturare? Macché pensieri così, inutili, canzoncine assurde (tipo quella della cena della Bella e la Bestia che ho visto ieri l’altri in tv).

E mi giro e mi rigiro. Mi metto a pancia in su e quasi mi addormento. Ma niente, non ce la faccio. A tratti mi viene pure la “sudarella”. Sì, proprio quella di Christian De Sica ipocondriaco in Vacanze di Natale ’83. Allora mi scopro. Poi ho freddo e mi ricopro.

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Le mie seghe mentali pre natalizie

Approfittando dell’8 dicembre ieri abbiamo messo il naso fuori casa per andare a vedere le nuove Gallerie d’Italia a Milano. Carine. Era da una vita che non andavamo in un museo. Idem per cinema, teatro e ristorante. Per non parlare poi degli aperitivi. Non che mi manchino troppo a dir la verità. E’ da quando ho 18 anni che mi sento vecchio dentro, quindi dare un po’ di tregua al mio fegato e soprattutto al mio portafoglio non mi dispiace poi così tanto. La volpe e l’uva? Può darsi.

Prima che nasca il pupo andremo comunque fuori a farci una cenetta a due, così, giusto per festeggiare e ricordare per l’ultima volta i bei vecchi tempi. Chissà poi quando ci ricapiterà.

Tornati dalla passeggiata ci siamo buttati sul letto stravolti (lei molto più di me per il peso che si deve portare in giro, adesso fa un po’ di fatica a cammianare a lungo) e ci siamo guardati negli occhi. Eravamo solo noi due, in silenzio. Ed è stato bellissimo. In questi giorni stiamo cercando di assaporare il più possibile ogni momento di pace e tranquillità tra noi. Sappiamo che quando arriverà il gnappo sarà tutto più incasinato e soprattutto rumoroso. Un terremoto nelle nostre vite, ma ancora non sappiamo di che magnitudo sarà.

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Un po’ di seghe mentali sulla vita che verrà

test di gravidanza positivo clearblue lineetteManca un mese e mezzo e io non me ne sto quasi rendendo conto. Non mi sto rendendo conto di cosa è successo finora. Per adesso vedo solo Anna con una pancia che cresce sempre di più. Ma comunque è sempre lei. Il viso è lo stesso, in casa siamo sempre io e lei.

Poi questa pancia. Una pancia che da metà aprile ha continuato a crescere: prima la vita (che lei aveva strettissima) è diventata più “spessa”. Da subito. Poi pian piano quel pancino che lei aveva quasi piatto, e che io adoravo, ha cominciato a crescere, fino a diventare l’anguria che è adesso. Le tette idem. Dalla sua seconda è scattata una quasi terza. Che divertimento che era all’inizio!

Ora tra la pancia e le tette ci starebbe giusto, senza cadere, un bicchiere grande di cartone, tipo quelli del McDonald’s. Praticamente è diventata un portabicchieri.

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Un sabato da papà, tra parquet e passeggini

Jane sincro vision telecamera bambinoIl sabato, quando non lavoro, amo dormire, leggere, magari fare un aperitivo o una cena fuori. Odio invece fare ogni tipo di shopping, in particolare andare nei centri commerciali (dove ancora per fortuna non ho mai messo piede) all’Ikea o simili. Sabato scorso invece mi è toccato fare il classico tour casa-famiglia per cercare i materiali della casa che stiamo comprando (e che poi da gennaio, dopo la nascita del pupo dovremo ristrutturare) e un altro giro per avere un’infarinatura su passeggini, trio, fasciatoi ecc. di cui non avevo la minima idea.

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A parte la pancia, è calma piatta

La pancia continua a crescere, ora Anna fa sempre più fatica a dormire per l’ingombro. Io da un po’ di settimane, in mille faccende affaccendato, penso a tutt’altro e non a questi giorni di attesa che stiamo vivendo. Un po’ mi dispiace perché penso che anche la gravidanza sarebbe un bel momento da vivere insieme. Invece a parte le cose tecniche (corsi preparto da prenotare, visite, Amuchina da comprare, nuova cassettiera dell’Ikea per il bimbo ecc.) non ci stiamo pensando granché.

Immagino che la nuova nascita sarà un’esperienza totalizzante per noi e temo di non arrivarci preparato. Soprattutto vorrei starle vicino il più possibile, ma credo che tra lavoro e impegni vari che non mancano mai, sarà difficile.

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Da Papa a papà in meno di 30 anni

Non so perché, ma il mio sogno da bambino era quello di diventare Papa. Da piccolo mi ricordo che vedevo in tv Giovanni Paolo II. Il fatto che fosse tutto vestito di bianco tipo angelo e che tutti dicessero che era bravo mi aveva fin da subito affascinato. Quando i miei genitori mi fecero la classica domanda: “Che cosa vuoi fare da grande?”, non ebbi esitazione e risposi sicuro: “Il Papa”. Avevo più o meno 3 anni. I miei ovviamente non si ricordano della scenetta, ma io sì e anche molto bene nonostante siano passati quasi 30 anni. Mi ricordo anche che loro si misero a ridere e io, ferito nell’orgoglio, a piangere. Volevo proprio fare il Papa, pensando che fosse un lavoro come gli altri, passando se ci fosse stato bisogno da tutti i “gradi” gerarchici: prete, vescovo, Papa! Mi sembrava semplice.

Poi col tempo ho desistito da questa precoce “vocazione”. A dir la verità da lì in poi non ho mai saputo cosa fare da grande e anche adesso che ho passato i 30 ancora non lo so. Sono passato per il classico astronauta, dentista, ingegnere, filosofo fino a fare uno dei tanti mestieri che come si dice in gergo “… sempre meglio che lavorare”.