Con l’inizio del 2015 ho un nuovo lavoro da sbrigare casa: quello di capro espiatorio del gnappo. Mi mancava l’inizio di una nuova fase e questa è quella del “diamo addosso a papà per qualsiasi cosa”. Praticamente gli girano i cinque minuti ogni tre per due. E cosa fa? Mi si scaglia contro in preda alla rabbia che non riesce ancora a controllare.
Il fatto è che non mi mena solo quando gli dico di no. Ieri non riusciva a montare un Lego. Prova una volta, non ce la fa, e alla seconda subito s’incazza (in quanto a pazienza ha preso da me devo dire…).
“Vuoi che ti aiuti?”. “No!”, è la risposta incazzosa. Poi ritenta, sbatte un pezzo di Lego sull’altro (e figurati se quello si incastra, manco se piangi in cinese riesci a montarlo con quella foga caro mio…). “Dai, ti aiuto io, non ti arrabbiare…”, gli dico. E lui, in tutta risposta, dopo essersela presa col Lego se la prende anche con me che, tra l’altro, avevo pure in braccio The Second quindi ero inattaccabile.
“Eh eh, c’ho il bimbo in braccio, non si può picchiare il papà”, gli ho detto con lo sguardo. Lui capisce che non poteva fargli male e così inizia a dare manate alla sua culla e alla sua sdraietta. Poi, non contento, mi si avventa contro e comincia a prendermi a schiaffi. E lì non ci ho visto più (Telefono Azzurro tranquillo, so calibrare abbastanza bene la mia forza…). Poi per fortuna, prima di metterlo a dormire, quando lui era già nel letto, abbiamo fatto pace e ci siamo dati tanti bacini.
Insomma, sono una capra. Un capro. Quello che mandavano nel deserto per tutte le colpe di chissà chi. Se qualcosa non va come dice il gnappo è colpa mia. E quindi vengo picchiato, preso a testate, morsicato ecc. La fase schiaffi in confronto sembra acqua fresca. Adesso lui vuole la mia eliminazione fisica e ogni scusa è buona per ottenerla.
Non sempre e non tutto il giorno per fortuna, giochiamo, ridiamo e ci divertiamo molto. Va a momenti. Ma ho la prova che il complesso di Edipo esiste (e menomale).
Sarà che adesso Anna ha meno attenzioni per lui (e te credo, è sempre tette al vento ad allattare quel mangione che ha già il doppiomento), saranno le vacanze (che vivaddio sono finite), sarà che c’ha le balle girate di suo, comunque la metti quello che ci va di mezzo sono io. Ed è un compito che svolgo con un certo onore e soddisfazione. Cercando di portare pazienza.
Non so come ma sono diventato più paziente col gnappo. Anche Anna lo dice. Certo, poi anche la mia pazienza ha un limite e a volte il nano riesce ad esaurirla. Ma ci sto lavorando. Intanto adesso devo parare i colpi. L’ultimo è un bel morso sul labbro. Ma lì stavamo giocando. Il gnappo stava facendo la tigre. E quindi giù di graffi e morsi.
Il gioco è il gioco. E quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.