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Maschi vs femmine

Le iene

le ieneDa papà ho il dovere di mettere in guardia mio figlio dal genere femminile. Che anche lui sta iniziando pian piano a conoscere. Come l’altro giorno, quando l’ho portato al nido. Appena entrati si sono avvicinate all’ingresso quattro piccole pettegoline duenni.

Lui le guardava dal passeggino, quasi intimorito da cotanto cromosoma XX e si è ammutolito. “Fai ciao con la manina!”, gli ho detto io prendendogli la manica del piumino. Dopo due secondi, mentre loro lo guardavano con il musino affacciato al cancelletto e quell’istinto innato da mini-mammine, lui ha sganciato un mini-rutto. Bravo tato, cominci a imparare. Le donne si trattano così.

Ieri invece ci siamo trovati a un pranzo dove c’erano altre bambine. (Chissà poi perché al mondo ci sono più femmine che maschi… La natura incentiva la poligamia per la conservazione della specie? Mmm…). Queste erano più grandine, dai 4 ai 6 anni.

Alla vista del bambolotto in carne ed ossa sono corse tutte per prenderlo in braccio urlando con quella cantilena fastidiosa tipica delle femmine: “Me lo dai in bracciooo? Posso prenderlo in bracciooo?”, pigolavano a turno cercando di strapparmelo di mano, mentre lui sgranava gli occhi immobile. Così ho mollato il pacco (sempre immobile e ammutolito) a turno in braccio a ciascuna, mentre le altre facevano a gara per baciarlo, accarezzarlo, urlargli nelle orecchie cose carine. Ténere loro…

Una, quella più trendy, quando lui mettendo a caso le mani avanti le ha toccato incidentalmente i capelli, è anche riuscita a dire: “Uuhhhh, gli piacciono i miei capelliiiii!!”. Femmine.

Nel frattempo i maschi presenti, più o meno coetanei delle iene, non se lo filavano di striscio e continuavano a giocare per i cavoli loro, buttandosi per terra. Adoro i maschi. A noi basta poco: qualcosa da distruggere, la terra con cui sporcarci e poi, crescendo, un divano e una tv. Magari con una birra in mano e, perché no, un pacchetto di patatine unte e rutto libero.

A fine giornata il gnappo era stravolto. Ha dovuto fronteggiare quattro piccole mammine in erba che hanno cercato di usarlo come un bambolotto. Un toy boy, anzi un toy child. Il bambolo vivente ancora non sa cosa gli aspetta. Quando potrà capire glielo spiegherò io. Ah sì. Non vedo l’ora.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto