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Pensieri di un papà

Le settimane senza i nani

Ultimamente i nani vengono appaltati spesso ai nonni.

Un po’ perché loro sono contenti a tenerli anche per una settimana da loro, soprattutto i genitori di Anna. Un po’ perché anche il gnappo e The Second dai nonni ci stanno proprio bene.

Si sentono in vacanza, non vanno all’asilo e riescono a riposarsi.

Non sembra, ma tra scuola materna e giochi al pomeriggio (il gnappo il mercoledì fa calcio) arrivano stravolti e alla mattina c’è sempre da tirarli giù dal letto con le cannonate.

Così ne approfittiamo, soprattutto se, come in questo periodo, ci sono ponti in giro, tipo 25 aprile, 1° maggio & co.

Praticamente nell’ultimo mese i gnappi han fatto due settimane con noi e due coi nonni. E non è ancora finita, perché nel weekend andiamo a trovarli e poi li ri-sgnacchiamo dagli altri nonni fino al 1° maggio.

A scuola il 30 aprile fanno il ponte e quindi, ci siam detti, perché non prolungargli la vacanza?

Di solito queste cose le decide Anna.

Io mi limito ad annuire, visto che in queste decisioni non ci metto più di tanto becco. Sia che i gnappi ci siano o non ci siano per una settimana mi va sempre bene.

Diciamola tutta: è Anna quella che si fa il mazzo, pianifica chi li va a prendere all’asilo, li tiene a casa fino all’ora di cena quando arrivo la sera.

Io sono quello che durante la settimana praticamente li vede sì e no due ore e mezza al giorno.

C’est la vie.

Comunque, siamo stati due settimane senza i gnappi in un mese.

Ipoteticamente il prossimo espatrio è previsto a metà luglio quando gli faremo finire la temibilissima “sezione estiva” dell’asilo.

Quindi non è che mi senta in colpa eh…

Però.

Quando l’ultima volta li abbiamo imbarcati direzione “casa dei nonni” (che, santi subito, fanno proprio il servizio completo “take away” venendoli a prendere a casa nostra, risparmiandoci quei 200 km di macchina) abbiamo incrociato un compagno di classe del gnappo.

Vista la scena, la mamma che era con lui ci ha invidiato non poco. E posso capirla. Soprattutto se loro non hanno nonni così disponibili come i nostri oppure sono molto più lontani (o magari più anziani) che non possono fare questo “rent a child” temporaneo.

“Allora stasera andate in vita eh?!”, ci ha detto con un pizzico di sana invidia (era domenica sera).

In realtà noi in vita non ci siamo andati (anche se un salto al Fuorisalone lo abbiamo fatto l’altra sera). Siamo rimasti in casa a lavorare fino a tardi.

Cerchiamo di ottimizzare e – a parte un paio di sporadiche uscite serali – il resto del tempo extra lavoro lo passiamo comunque chini sul computer a fare robe in arretrato (che sia la pulizia di casa per Anna o vari sbattimenti burocratici per me).

Quindi sì, “liberi e felici” ok, ma non è che tutte le sere siamo andati in discoteca nel privé dell’Hollywood con i calciatori di serie A. (Esiste ancora l’Hollywood? Mi sa di no eh… per dire il mio aggiornamento sulla nightlife…).

Oppure sesso sfrenato come ai vecchi tempi.

Poi c’è da dire un’altra cosa.

Sicuramente ci riposiamo, è vero.

I nani richiedono un bel po’ di energie, ma sono anche tanto belli e una settimana senza di loro da far passare è pure lunga. Quindi tutte le volte non vediamo l’ora di rivederli.

Poi io mi faccio le seghe mentali perché coi nonni, loro fanno sempre un sacco di cose che, con me, non fanno mai.

Un esempio?

Il nonno ha insegnato al gnappo ad andare in bicicletta senza rotelle.

Che è quella cosa che ogni papà modello dovrebbe insegnare ai propri figli.

Uno di quei “ricordi base” (cfr InsideOut) che ogni essere umano si porta dietro tutta la vita.

Uno di quei momenti che legano padre e figlio e che portano il figlio ad avere fiducia nel padre che lo conduce a nuove scoperte, nuove conquiste e nuovi traguardi…

Ecco, quella roba lì…

E io non c’ero.

E chissà se il gnappo me lo rinfaccerà tutta la vita e se invece del complesso di Edipo gli verrà il complesso di Telemaco ma senza che Ulisse ritorni perché questo Ulisse si è un po’ perso nelle duemila robe da fare che in confronto le sirene e la maga Circe sarebbero tutta salute.

Ecco, seghe mentali così insomma.

Essere un papà più presente ecc.

Che va bene la qualità del tempo, ok, ma pure la quantità mica scherza. Non autoassolviamoci con ‘ste minchiate please.

Ma va bene così, l’importante è che il gnappo sappia andare in bicicletta senza rotelle e abbia conquistato un nuovo traguardo. Non vedo l’ora di vederlo e di fargli i complimenti.

Sperando che questa nuova piccola conquista gli dia una buona dose di fiducia in se stesso. Che per lui, come per tutti, non è mai abbastanza.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto