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Pensieri di un papà

Nove anni di gnappo

E anche quest’anno abbiamo mantenuto le tradizioni nel giorno del tuo compleanno: lo psicodramma prima del soffio delle candeline e del taglio della torta.

Mi sarei preoccupato se non ci fosse stata.

Più o meno ogni anno, fin da quando eri molto piccolo, le sclerate prima del taglio della torta sono state frequenti.

Quest’anno la scusa era che la mamma ti ha chiesto il suo cellulare che tu e tuo fratello le sequestrate sempre.

Ma se non fosse stato per quello sono certo che ci sarebbe stato un altro motivo.

Ok, ma pensiamo alle cose belle.

Pensiamo a te.

A te che sei un gigante e che ti stai sempre di più ingigantendo.

Nove anni hai. Non sono troppi?

Sei grande, troppo grande.

Il bambino sorridente ha lasciato il campo a un ragazzino preadolescente paturnioso, orgoglioso e suscettibile che sclera ogni tre per due.

Nella gestione delle emozioni possiamo sempre migliorare eh. Ci dobbiamo lavorare.

Anch’io ho le mie responsabilità, sia chiaro.

Quando vedo te è come se mi guardassi in uno specchio che mi porta indietro nel tempo.

Tutti ci dicono che siamo uguali fuori, ma io trovo che per certe cose siamo uguali anche dentro. Nei difetti in particolare. Quindi se c’è uno che ti può capire, quello sono io.

Io ti sto molto addosso, è vero. Sono sempre a riprenderti per qualunque cosa, come se non mi andasse mai bene niente.

Sono quello che ti dice sempre di fare cose, che ti sgrida, che ti mette dei limiti, che ti chiede di fare le cose che non ti piace fare (tipo i compiti).

Però sono anche quello che viene ancora nel tuo letto prima di dormire e che ti dà i baci prima di addormentarti. E non so ancora per quanto andrà avanti questa magia.

È vero, abbiamo tanti difetti in comune. Ma tu hai un cuore molto più grande del mio. Sei uno dei bambini più generosi del mondo. E la tua bontà d’animo è un pregio che non so quanto serva in questo mondo di arrivisti, ma non la perdere mai.

È bello e strano vederti crescere.

La gioia di vedere il tuo cammino nel mondo è velata da una nostalgia per il tempo che passa e che fa crescere te e invecchiare me.

Non so per quanti anni ancora verrai nel lettone la domenica mattina (a volte troppo presto eh, ma è comunque bello). Credo per poco.

Così cerco di tenermi stretti questi momenti che so che tra un po’ non ci saranno più perché un adolescente non viene nel letto di papà e mamma nel weekend.

Ci sarà altro.

Non so cosa, ma la prenderemo come viene, sapendo che comunque io e te ci conosciamo bene. Molto bene. Sia dentro che fuori.

Io spero di migliorare sai?

Vorrei che gli anni del tuo essere un bambino/ragazzino siano per te degli anni felici.

Che tu abbia un bel ricordo della tua infanzia, come io ce l’ho della mia.

Che i ricordi del tuo papà siano pensieri felici e non tristi o indifferenti.

Io ti rompo le scatole, lo so.

Sono sempre preso dalle mie cose. Dai miei pensieri, dal mio lavoro.

E anche se hai nove anni, passiamo molto più tempo davanti agli schermi che a guardarci e a parlarci.

E non va bene.

Non viviamo nel mondo perfetto del Mulino Bianco, ma non vorrei che questa cosa ci sfuggisse di mano e la casa si trasformi solo in uno posto di gente che si fa gli affari suoi.

Qualche sera fa abbiamo visto un film insieme.

Una cosa buona del lockdown è l’averci fatto vedere tanti film la sera insieme.

Hook – Capitan Uncino.

Tu non mi hai visto, ma a me è scesa una lacrima.

Perché mi sono rivisto molto in quel Peter Banning dell’inizio, prima del ritorno all’Isola che non c’è.

Questi tempi assurdi di Coronavirus non aiutano nessuno. Noi per adesso stiamo ancora tenendo botta e portando pazienza.

Prima o poi ne usciremo e torneremo a fare più cose di quelle che facciamo adesso.

Intanto portiamo pazienza e continuiamo a volerci bene.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto