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Pensieri di un papà

Quando l’amore diventa 3D

matisse_ la danzaTi voglio bene, anche se meno di prima”. Gliel’ho buttata lì così, mentre ci stavamo dando la buonanotte, sul letto, prima di spegnere la luce. Il tono era scherzoso ovviamente. Ma quando dico le cose per scherzare un filo di verità c’è sempre. “Anch’io”, mi ha risposto lei. Ed era sincera. Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo sorriso. Ma era un sorriso con un velo di preoccupazione. Perché lo sappiamo, che da quando è nato il gnappo la nostra relazione non è più come prima. Non so se è migliorata o peggiorata. So solo che è diversa.

Siamo entrambi più stanchi, il tempo per farci le coccole è difficile, quasi impossibile trovarlo. Il gnappo, giustamente, catalizza tutte le nostre energie. Quando eravamo solo noi, dopocena, ci mettevamo sul divano tranquilli. Non accendevamo neanche la tv. Ci davamo solo un sacco di baci. Adesso, quando siamo a casa, la routine è più o meno questa: cena, dopocena col gnappo, uno sparecchia e lava i piatti, l’altro lo fa addormentare. Il tutto dopo avergli cambiato il pannolino, visto che lui, puntualissimo, fa la cacca subito dopo la frutta. Un digestivo di merda insomma.

Quando finalmente il tato dorme, prima che inizino i suoi vari risvegli, lei lavora al pc, io studio o guardo la tv. Non sempre ovviamente, dipende se lei ha o meno da lavorare e io da studiare. Però capita abbastanza spesso. Quando ci mettiamo finalmente a letto, entrambi abbastanza provati (soprattutto se la notte prima è stata costellata dai tanti pianti notturni del gnappo) ci diamo la buonanotte e spegniamo la luce. Le volte in cui troviamo il tempo (e le forze) per farci un po’ di coccole sono sempre risicate. Spesso facciamo fatica anche a trovare il tempo per raccontarci la “to do list” del giorno dopo.

Dopo la frase sibillina sono andato in sala a studiare. Lei era stanca. Ma dopo 5 minuti mi suona il campanello dalla camera, quello che quando lo senti ti prende sempre un colpo perché non sai se ci sono i testimoni di Geova alla porta all’1 di notte oppure è qualcuno che suona da una stanza: in quel caso potrebbe essere: 1) Anna che mi voleva parlare 2) il gnappo che si è svegliato e che ha trovato il pulsante del campanello. Era la 1). Sono tornato in camera da letto e sul letto ci siamo guardati negli occhi, sempre ridendo. Lei mi ha insultato un po’ per quella battuta. Battuta dolceamara, ma riuscitissima.

Ci ho pensato un po’. Io e lei prima eravamo unitissimi. Ora che siamo in 3, spesso, gli eventi prendono un po’ il sopravvento su di noi. Dobbiamo resistere. Farci forza. Venire uno in aiuto dell’altro. E qui casca l’asino, perché spesso sono i nostri piccoli egoismi a farla da padrone (del tipo: “no, io non ho tempo, fai tu” oppure “no io devo fare questa cosa” ecc). Volersi bene quando non hai impegni o responsabilità è bello. Ma è anche facile. Se la coppia tiene bisogna provarlo sul campo “nella buona e nella cattiva sorte”. Che nel nostro caso è sempre buona ovviamente, solo un po’ più incasinata di prima.

Poi guardo il gnappo. E penso che molte delle nostre coccole adesso vanno a lui. Tutti i baci sono per lui. Per noi ne rimangono pochi. Molti meno di prima. Qualcuno sì, ma non quella marea di una volta. Oggi, mentre Anna lo teneva in braccio, lui mi ha chiamato con il braccio, voleva che lo abbracciassi anch’io. Così ci siamo ritrovati tutti e tre abbracciati. Anna baciava me e io baciavo lui. Un girotondo di baci. Credo sia stata la sua risposta alle nostre paturnie di ieri sera. Il nostro amore è diventato 3D. E non è poco.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto