Categorie
Pensieri di un papà

Quattro anni

torta compleannoQuattro anni. Sabato hai compiuto quattro anni, caro gnappo. Che poi chissà per quanto andrò avanti su questo blog a chiamarti gnappo. Ormai non sei più un gnappo. Sei un bambino di quattro anni. “Io sono gaande!”, come diresti tu. “Io non dommo perché sono gaande!”. E hai ragione.

Ma abbi pazienza, ti chiamo gnappo solo qui, in questo blog, chissà, magari fino a quando tu avrai 18 anni, a costo di sembrare essere ridicolo. Perché questo blog è nato grazie a te, lo sai vero? Magari un giorno te lo spiegherò. Forse.

Sabato ti abbiamo festeggiato. Abbiamo invitato un po’ di tuoi amici. Pochi, perché la casa è piccola. C’erano quelli più stretti quindi. Compiere gli anni in inverno non è un granché, capisco. Sabato infatti pioveva, era una bruttissima giornata. Ma voi in casa vi siete divertiti lo stesso come dei matti. Correvate avanti e indietro da camera tua alla sala, lungo il corridoio. Avete fatto i matti come si deve. E menomale che eravate solo sei e i due più vivaci avevano dato forfait.

Ti ho sgridato un po’ di volte. Perché come sempre esageri. Il senso della misura ancora non ce l’hai. E va bene così, ci mancherebbe. Però quando muovi le mani addosso agli altri sai che non va bene. Non è che, siccome è il tuo compleanno, puoi restare impunito. Ma, come sempre, quello che ti diciamo entra in un orecchio ed esce dall’altro. E anche questo è normale immagino.

Poi c’è stata la torta. E tu ti sei messo a fare lo scorbutico, il malmostoso. Perché hai intuito che con la torta e lo scartamento dei regali la festa stava andando verso la fine e tu non volevi. Anche a te evidentemente non piace lo scorrere inesorabile del tempo. Altra cosa che abbiamo in comune. Così come non ti piace essere troppo al centro dell’attenzione. E infatti, per il quarto anno consecutivo, non hai spento le tue candeline sulla torta.

Al tuo primo compleanno eri troppo piccolo. Ok, ci sta. Eri un fagotto come è adesso il tuo fratellino a cui vuoi tanto bene e che saccagni tanto. Il secondo anno com’era andata? Ah sì, avevamo fatto la festa in casa. Ma tu eri un po’ imbambolato davanti alla torta e ti sei fatto soffiare le candeline sotto al naso dai tuoi amici più grandi. E poi è stata la volta del tuo terzo compleanno, quello che abbiamo festeggiato al tuo vecchio asilo. E lì, al momento delle candeline, coi “fari” puntati tutti su di te, ti sei intimidito. Hai voluto il papà vicino e alla fine le candeline le ho spente io. Perché mica si può far sciogliere tutta la cera azzurra sulla torta. Anche il soffio delle candeline ha i suoi tempi tecnici, non è che ti si può aspettare all’infinito…

Quest’anno invece è andata così. Ti son girate le balle al momento della torta. Sei venuto al tavolo con attorno tutti i tuoi amici. Hai detto che non la volevi. E poi, all’improvviso, in un moto di ribellione hai urlato: “Caccaaaaaa!”. Poi hai fatto un pernacchione e te ne sei andato via. E le candeline le hanno spente i tuoi amici. Tranquillo, è tutto filmato. Tra qualche anno rivedremo il video e ci rideremo sopra. Quando vuoi sai fare proprio bene il coglionazzo caro mio. Mi assomigli in tantissime cose, ma soprattutto in questo.

Il tuo e il mio carattere sono molto simili lo sai vero? Per questo scazziamo ogni tanto. Ma io ti capisco al volo. La mamma fa più fatica a volte. Perché lei non è come noi. Non ha l’indole della coglionazza inside. Lei è più efficiente. Non va in stand by al mattino mentre fa colazione. Non le piace fare la scema, così tanto per ridere. Non è un’abitudinaria come noi. Non ha le nostre fisse, le nostre paturnie. Perché, sappi, che quando tu vuoi bere nel solito bicchiere io ti capisco. Anch’io uso sempre lo stesso coltello a tavola.

Poi la festa è andata avanti. Abbiamo scartato i regali. Anche lì hai fatto un bel cinema. A differenza di tanti bambini, a te i regali non piacciono tanto. Non sei ansioso di scartarli. Sembra quasi che non ti interessino. Anzi, quando sono troppi, vorresti tenerli da parte per altre occasioni. Sei una formichina anche tu insomma. Però okkio a non passare da maleducato. Impara soprattutto a chiedere scusa. Non ti intestardire. Quando non hai ragione, non hai ragione. Punto. Mettitela via e non ti arrabbiare. Sbagliare è umano e chiedere scusa accettando il proprio sbaglio è un’arte che nella vita dovrai coltivare. Altrimenti saranno mazzate, ma non dal papà o dalla mamma.

Vederti giocare con la tua amica Giada che ha due anni in più di te è stato bello. Hai visto come si gioca bene con le bambine? Ti faceva fare tutti i giochi che voleva lei e tu ci stavi. Lei ti comandava a bacchetta e tu, un po’ inebetito, facevi tutto quello che lei diceva. Le femmine sono così. Con garbo e gentilezza e con un paio di occhi azzurri sgranati ti fanno fare tutto quello che vogliono loro. Non l’hai ancora capito bene adesso, ma te lo spiegherò tra un po’. Non c’è niente da fare, le femmine, a qualsiasi età, sono sempre più avanti di noi. Te ne accorgerai presto. Noi ci sfoghiamo tra amici facendo i matti, ma poi le femmine ci richiamano all’ordine come tante pecorelle mansuete.

Adesso sei un bambino grande. E sei sempre bello. Sei anche bravo, soprattutto quando tuo fratello non è in circolazione perché magari è già andato a letto. Sei dolce, quando vuoi, ma quella testa ogni tanto mi piacerebbe svitarla per vedere cosa c’è dentro. Ti vogliamo sempre bene anche se adesso la mamma ti dà un po’ meno attenzioni di prima perché tuo fratello è ancora piccolo e vorrebbe lui l’esclusiva su di lei.

Ti vogliamo bene ogni anno di più. Tanto che non ne hai idea.

Auguri e che la vita ti regali tutte le gioie che ha regalato a me e anche di più.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto