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Io lei e l'altro

Risvegli notturni, la corsa a ostacoli

corsa a ostacoliOgni volta che mi azzardo a dire che il gnappo adesso dorme di più rispetto a prima, lui, per dispetto, ci tiene svegli. L’altra sera ha fatto un ottimo 1.30, 2.30, 3.30, 6.15, 7.30. Non male per rompere il sonno (e le scatole) a due genitori perennemente in credito con il vecchio Morfeo.

Di solito io mi alzo l’80% delle volte. Anna il 20. Per fortuna che da quando abbiamo cambiato casa lei si è messa vicino alla porta dicendomi: “Sto da questa parte del lettone così quando mi devo alzare di notte sono più vicina alla camera del gnappo”. Grazie al caz. Se poi non ti alzi che cosa ti ci sei messa a fare? Che poi a me, di notte – come un ninja, al buio, con la sola luce del cellulare – tocca pure fare una cosa a ostacoli.

Il primo è trovare le ciabatte. Si infilano sempre sotto il letto o chissà dove. Trovate le ciabatte devo stare attento a schivare lo stendino dei panni perennemente ad asciugare in camera nostra. Come dice La Chiari, non si sa mai che non si asciughino bene, meglio tenerli lì per giorni e giorni.

A volte lo stendino è aperto a tutta lunghezza con le due braccia aperte e il passaggio tra lui e il mio letto è talmente stretto che devo quasi tirare in dentro la pancia per non urtarlo e non farlo cadere, svegliando mezzo mondo.

Poi c’è la porta della camera. Di solito la teniamo aperta, ma a volte è semichiusa. Qui serve la massima attenzione perché altrimenti uno stipite sul naso è assicurato.

Ok, arrivo in camera del gnappo che frigna con le coperte accartocciate e infilate chissà dove. Ovunque, tranne che su di lui. Per prima cosa, sempre usando la luce fioca del cellulare, gli tocco la bocca per sentire se ha il ciuccio. Quando va bene gli è rimasto attaccato. Ma questa è un’arma a doppio taglio perché se piange con ciuccio in bocca vuol dire che sta facendo un incubo o ha qualcos’altro, quindi è molto più difficile da consolare e far riaddormentare.

Viceversa, quando il ciuccio non ce l’ha, farlo riaddormentare è uno scherzo, ma il difficile è trovare il maledetto succhietto in mezzo alle coperte. Morale: c’è da ribaltare tutte le lenzuola e a volte neanche questo basta perché o si è infilato tra il materasso e le sbarre del lettino oppure è caduto per terra.

Dopo tutto il percorso c’è da pregare che il pupo si riaddormenti. Io non ho pazienza e dopo un po’ di consolazioni, “shhhh” e carezzine sulle spalle, quando ha quasi smesso, torno a letto. Ma appena mi corico lui ricomincia. E il percorso ri-inizia da capo. Alla terza volta, stremato, si alza Anna e, con più pazienza di me riesce a farlo smettere.

Detto questo, quello che si alza di notte sono quasi sempre io. Lei mi frega perché ha il sonno più profondo del mio. E se aspetto che si svegli lei, ormai il nanerottolo ha pianto talmente tanto che il sonno l’ho perso io. Insomma, non se ne esce.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto