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Noi quattro

Un bambino che balbetta e tartaglia

tartagliaIl gnappo balbetta. E tartaglia pure. Giusto per non farsi mancare nulla. Secondo me sta somatizzando l’imminente inizio dell’asilo. Aveva cominciato a balbettare e tartagliare a luglio. Poi in vacanza niente, nessun incespicare. Da quando siamo tornati a casa però ha ricominciato. Guardacaso…

Noi (più Anna di me) su questa cosa del parlare siamo un po’ in ansia. Il gnappo è timido, nonostante in casa faccia il coglionazzo a più non posso e sfoghi la sua rabbia e il suo nervoso su di me e sul fratello. Ma fuori, quando non è nel suo ambiente, diventa il bambino più mansueto e timido del mondo. Fa tenerezza, perché, al di là di tutti i suoi scleri, è anche molto sensibile.

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Noi quattro

Togliere il pannolino, lo spannolinamento definitivo

gnappo dormiensE’ passato più o meno un anno e mezzo da quando abbiamo iniziato le prime prove di spannolinamento del gnappo. Vedere la data dei vecchi post mi aiuta a ricordare il tempo che passa. Il percorso è stato lungo, ma ce la stiamo facendo.

Prima di tutto devo dire che il gnappo è sempre stato bravissimo. Non ha fatto grandi storie, né quando gli abbiamo tolto il ciuccio, né quando abbiamo provato a lasciarlo senza pannolino di giorno.

Poi, più per nostra comodità che per altro, glielo abbiamo lasciato su solo quando dormiva, pisoli compresi. Prima di tutto perché lui ha il sonno pesante e non si sveglia neanche con le cannonate e poi perché non avevamo voglia di alzarci altre volte la notte per portarlo a fare pipì.

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Io lei e l'altro

Le 10 cose in cui mio figlio è più bravo di tutti

mio figlio è il miglioreE’ vero, i figli andrebbero incoraggiati, motivati, dando loro fin da piccoli la giusta autostima. Se fanno una cosa giusta è giusto applaudirli. Mai colpevolizzarli invece per un insuccesso.

Io cerco di sostenere il gnappo, di tifare per lui. Non so però se lo faccio abbastanza e nel modo giusto. Di solito la prendiamo con ironia. Di sicuro non siamo i genitori che dicono: “Mio figlio è bravissimo a fare questo, quello e quell’altro”. Perché genitori così ci sono. Quelli per i quali il proprio nano è da premio Nobel già a due anni. Il migliore in tutto.

Non so, forse sbagliamo noi a rimanere troppo con i piedi per terra. A non farci troppi film. Ad alzare un sopracciglio quando il gnappo fa il birichino e a non dirgli sempre: “Uh che bello, uh che bravo”. Perché lui, come tutti, ha già i suoi piccoli difetti. Ma ha anche i suoi pregi. E credo sia giusto ogni tanto riconoscerli.

Ho pensato quindi alle cose in cui Momo, a due anni e mezzo, è imbattibile. Quelle in cui è “il più bravo di tutti”, o almeno quelle che gli riescono davvero bene. Ne ho trovate 10.

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Io lei e l'altro

Cucù, e il pannolino non c’è più

pannolinoPer la prima volta, abbiamo tolto il pannolino al gnappo. All’asilo le maestre ce lo dicevano già da un po’. Secondo loro era pronto al grande passo. Sabato Anna è andata al mercato e ha comprato ben 24 (ventiquattro) mutandine, giusto per stare tranquilli. Domenica abbiamo dato il via all’esperimento.

Risultato: sei cambi di mutande e pantaloni, un cambio di lenzuola del lettone, un divano pisciato (per fortuna quello è da cambiare), il gnappo inverso tutto il giorno e noi a fare esercizi zen per non perdere le staffe. Poteva anche andare peggio. Certo, poteva cagarsi addosso, mentre invece l’ha fatta nel vasino dopo pranzo, con somma gioia di tutti.

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Pensieri di un papà

Outfit, bambini e fashion blogger

Cardigan: Ralph Lauren; Polo manica lunga: Harmont & Blaine; pantaloni: Armani
Cardigan: Ralph Lauren; Polo manica lunga: Harmont & Blaine; pantaloni: Armani; Scarpe: Falcotto by Naturino

In principio erano i vestiti. Gli abiti. Insomma, gonne, pantaloni, maglie, magliette, camicie, pullover, cardigan (detti “golfini” dalle persone più old fashioned). Poi arrivarono gli outfit. Tutto è outfit. Uno non “si veste” più. Eh no, si sceglie un outfit per la giornata!

Ogni tanto sbircio i fashion blogger maschili e le loro mise improbabili da dandy chic. Domina l’abito con mocassino senza calze. O al massimo con il pedalino a scomparsa. E l’immancabile occhiale in acetato (anche se hai tutte le diottrie, perché gli occhiali non servono più ai miopi, fanno trendy). Credo che scegliersi l’outfit possa essere peggio di un lavoro. Io i miei outfit di solito li scelgo dall’armadio la mattina, al buio, per non svegliare Anna, usando solo la luce del cellulare. Vi lascio immaginare.

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Io lei e l'altro

La sculacciata

mahatma-gandhiIo sono uno pacifico. Odio la violenza. Sì, ogni tanto mi girano le balle, ma nei limiti del normale. E comunque non alzo mai le mani. Difficilmente sbotto o mi lascio andare a gesti inconsulti. Non sono iracondo e alla violenza di solito porgo l’altra guancia.

Ma ci sono delle volte in cui il gnappo farebbe perdere la pazienza anche a Gandhi. Te le tira proprio fuori dalle mani. La scena si ripete più o meno sullo stesso tema: gli schiaffi che lui dà a me (e alla mamma) nonostante da un anno e mezzo gli diciamo, in tutti i modi ma inutilmente, di non dare.

L’altra sera, dopocena, eravamo sul tappeto, come al solito, a giocare. Tra noi il gioco è più fisico ovviamente. Ci divertiamo così. Ma ci sono dei limiti. E il limite è lo schiaffo in faccia. Soprattutto quando è dato (da lui) con una brutta intenzione. Quella tipo: “Adesso ti mollo un marrovescio che te lo ricordi!”.

Lui è uno rissoso e per calmarlo ci vorrebbero i buttafuori. Di solito parte così: mi viene addosso, inizia a smanacciare e, in qualche modo, arriva alla mia faccia. Al che io smetto di giocare e gli dico “No schiaffi!“. Ma lui mica si ferma. E’ più forte di lui. Non riesce a controllarsi. Parte come un gioco e finisce in tragedia. Ma non è ancora finita…

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Io lei e l'altro

Svomitatio, cronaca di una notte insonne

stand by me palla di lardo vomitoPrima o poi doveva succedere. E anch’io ero un po’ stupito dal fatto che al gnappo non fosse mai venuto prima. E invece ieri notte, puntuale come Babbo Natale la notte del 24 dicembre, è arrivato  anche lui: lo svomitazzo.

Da qualche settimana, (forse mesi?) il nano ha ripreso a svegliarsi la notte. Ultimamente, complice la febbre che gli è venuta dopo il nostro giro al Christmas village, è sempre molto agitato, nonostante la febbre gli sia passata dopo solo un giorno e mezzo. Così a turno (la media è 4 turni io e 1 Anna) faccio scattare la “pratica brandina” per andare a dormire in camera sua vicino al suo lettino. Perché altrimenti è un viavai continuo con lui che piange disperato nel cuore della notte e urla: “Mammmmmmaaaaa!”.

Comunque. Va a letto alla solita ora. Dopocena niente giochi movimentati. Si addormenta quasi subito visto che già la sera prima si era svegliato innumerevoli volte. Dalle 10 all’una almeno 4 o 5 risvegli. Ahia. La partenza non era delle migliori. Anna doveva svegliarsi presto per andare a fare una visita medica. “Basta lasciamolo piangere, non ha niente”, le dico alla quinta alzata dal letto. Ma lei non riesce a resistere alle sue urla disperate, così si butta giù di soprassalto, accende le luci all’improvviso, va in camera sua incazzatissima, sbattendo la porta che per poco non viene giù. Per una volta va lei a dormire da lui.

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Io lei e l'altro

I terrible two si avvicinano

ciuchinoE’ arrivata una nuova cazziata dall’asilo. Perché il gnappo sembra essere sempre più mulo. Le ultime sono: “Non mette a posto i giochi e non mangia da solo”. Perfetto, la tecnica del gambero è tornata in azione. Ora, a me viene anche un po’ da ridere per non piangere. Perché se già all’asilo le maestre cominciano a dire che non va bene, immagino alle elementari e alle medie. Il buongiorno si vede dal mattino.

Adesso ogni volta che vado a prenderlo all’asilo c’ho un po’ di patema. “Avrà fatto il bravo oggi?”, mi chiedo tra me e me. E incrocio le dita. Sì perché non è una bella sensazione andare a prenderlo e sentirti dire dalla maestra: “Tuo figlio non fa niente”. E mentre te lo stanno dicendo, lui fa lo gnorri e cerca di buttarsi tra le tue braccia. Annamo bene!

Così, un povero papà, esce dalla porta, in un pomeriggio qualsiasi, annichilito, con le orecchie basse e con la promessa: “Ci lavoreremo anche a casa, adesso gli faremo mettere a posto i giocattoli e lo faremo mangiare da solo”. Fosse facile. Meno male che dopo l’asilo c’è il parchetto. Per dimenticare la cazziata l’ho subito sguinzagliato e me lo sono sbaciucchiato un po’ mentre gli davo la merenda sulla solita panchina: un bicchiere di latte e una banana.

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Pensieri di un papà

Lacrime e sangue, il suo primo prelievo (e il mio)

Attenzione: questo post descrive le emozioni di un papà che ha assistito al primo prelievo di sangue di suo figlio. Non è adatto a persone sensibili, impressionabili, facilmente emozionabili o a chi dà fastidio il sangue. Si consiglia la lettura ad un pubblico adulto e consapevole.

prelievo sangue bimbo ambulatorio bambinoSono ancora un po’ scosso. E c’ho pure le balle girate. Stamattina siamo andati a fare il prelievo del sangue al gnappo per vedere se ha la celiachia. Ma andiamo con ordine.

Prequel: risparmiare oppure no?
L’esame ce l’aveva consigliato il pediatra privato, da cui andiamo ogni tanto visto che per beccare quella della mutua nel momento del bisogno bisogna avere la fortuna di ammalarsi i lunedì, mercoledì o venerdì mattina, prima delle 8. Perché poi è irreperibile visto che inizia con il giro di visite in ambulatorio. E se il gnappo mi si ammala il venerdì pomeriggio chi chiamo? Il mago Zurlì? Almeno l’altro è sempre reperibile al cellulare e per un genitore col figlio malato che vuole un consulto, o soltanto un suggerimento, non è male.

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Pensieri di un papà

Una settimana da solo, ecco cosa mi manca

homer-simpson-uomo-vitruvianoUna settimana di vacanza è andata. Quella dei due spiaggiati al sole intendo, perché io sono ancora in città a tirare la carretta. Ma la vacanza, solo soletto a casa, un po’ è anche mia. La festa dal mio ex collega era un pacco. Eravamo in sei. L’anno scorso era stata molto molto meglio. Infatti l’aveva fatta a giugno. E poi era l’inaugurazione della sua nuova casa. Stavolta è andata così. Amen. Per non perdere il ritmo ieri sono andato a cena fuori con un amico che non vedevo da tempo a parlare del più e del meno. Approfitto così della libertà per recuperare buone vecchie abitudini che ho un po’ trascurato negli ultimi tempi.

E poi sto leggendo. Di tutto e di più. Ho tre libri per le mani che leggo uno dopo l’altro prima di dormire. Con Anna e il gnappo leggere è un lusso. Andava peggio ai primi tempi a dir la verità. Quando mettiamo il nano a letto presto e finiamo di sistemare casa (piatti da lavare, giochi da mettere in ordine…) riusciamo a leggere qualche pagina prima di speNGere la luce. Anche se comunque, invece che prendere un libro in mano (ognuno c’ha il suo sul comodino), preferisco scambiare quattro chiacchiere con la mia dolce metà. Oltre ovviamente ad utilizzare la sua gnappa quando è disponibile. Che quello rimarrebbe sempre il passatempo preferito.

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Pensieri di un papà

La sindrome di Cenerentolo

Uno dei ricordi che ho di quando ero piccolo è quando mia mamma, d’estate, mi metteva i sandaletti. Odiavo i sandaletti. Quelli anni ’80, di cuoio blu, con i due buchini sul davanti e il laccetto all’altezza della caviglia. Se andava bene li mettevo senza calze. Quando andava male me li infilavano con delle calze bianche, traforate, perché così il piede suda meno. Non so perché, ma sti sandaletti li ho sempre odiati.

sandaletti anni '80 Non parliamo poi di quelli di gomma. Trasparenti o colorati. Quelli da mare. Giusti giusti per andarci a pescare. Le Crocs non c’erano ancora (ne sentivamo la mancanza? Anche no) e neanche i sandaletti più evoluti come quelli che ci sono oggi. Per quelli l’avversione era massima. Mi vergognavo un sacco a metterli. Eh sì, anche da bambino avevo le mie paturnie.

sandali di gomma da bambiniAnche Anna al gnappo ha comprato i sandaletti. Quando li ho visti mi è venuto un brivido lungo la schiena.

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Cose di casa

Come (non) arredare la cameretta del bambino

sticker cameretta bambiniOgni tanto, casualmente, mi capita di imbattermi nelle foto su Facebook di amici, parenti e conoscenti con figli. Le classiche foto che si fanno quando si hanno figli, tipo: le manine, i piedini, le scarpine, le faccette buffe… E fin qui nessun problema. Le guardo, magari metto un “mi piace”, e passo oltre. Poi ci sono le foto delle camerette, magari appena sistemate e dipinte di fresco, per accogliere i nanetti poco prima che nascano. Camerette da sogno, con già i pupazzi, gli adesivi di orsetti, pinguinetti, fiorellini sulle pareti, lettini sistemati alla perfezione. E qui vado in paranoia. Perché se penso a come abbiamo allestito noi la camera del gnappo mi sento un papà degenere.

Prima che il nostro pupo arrivasse ci siamo fatti i vari giri per il corredo. Siamo andati a prendere il tris (culla, ovetto, passeggino) e il lettino con materasso e cuscino antisoffoco. A dire il vero al lettino ci hanno pensato Anna con i miei suoceri, andandolo a comprare un sabato pomeriggio. Io probabilmente mi ero dato latitante. Strano! E tutto è rimasto nella scatola poco prima che il gnappo nascesse. Mia suocera, inorridita e in ansia, fece giuste pressioni su sua figlia perché dicesse a me di montare al più presto la culla. Rischiavamo di tornare a casa in tre con tutto ancora negli scatoloni. Al lettino invece ha pensato il mitico Geppetto (aka mio suocero). Quando Anna era ancora in ospedale l’unica cosa che sono andato a comprare io erano le “alzatine” del suo materasso per non doverci chinare troppo.

All’epoca eravamo ancora nella casa vecchia. Quindi la cameretta per lui non c’era. Avrebbe dormito in camera nostra, che sarebbe stata la sua per almeno sei mesi, fino al trasloco nella nuova casa. Tra l’altro, nei primi mesi, il lettino non l’abbiamo usato tanto. Trovavamo più comodo farlo dormire nella culla anche di notte, così Anna non doveva mettere piede giù dal letto (allora aveva anche la sciatica che la tormentava) e così siamo andati avanti per un po’.