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Pensieri di un papà

Perché ho deciso di sposarmi e sposarmi in chiesa

matrimonio in chiesa fioriIeri abbiamo passato la boa dei quattro anni di matrimonio. Pochi, pochissimi, considerando una vita intera. Ma un po’ di strada insieme l’abbiamo comunque fatta, dal giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta.

Grazie alla domanda di Ilenia, su come mai abbiamo deciso di sposarci e sposarci in chiesa, provo un po’ a mettere insieme le idee. Rispondere e pensarci mi aiuta nel riflettere sul perché di questa scelta. Una scelta sicuramente non presa alla leggera, visto che impegna (almeno si spera) per tutta la vita.

Perché abbiamo deciso di sposarci? Rispondo per la mia parte ovviamente, forse la mia dolce metà avrà altre motivazioni. Mi piacerebbe fare anche a lei la stessa domanda e appena ci vedremo gliela farò.

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Il Bosco di Fede

L’albero di Mauro, da attore a clochard

Bosco di FedeMauro ha 60 anni ed è un attore. L’ho incontrato per la prima volta circa un mese fa davanti a una banca. Mi ha chiesto una sigaretta con modi gentili e ci siamo messi a parlare. Mi ha raccontato che si è trovato in strada dopo aver prestato dei soldi ad alcuni amici che non gli sono mai tornati indietro e dopo che la moglie gli aveva svuotato il conto in banca per andare con un uomo di 25 anni più giovane di lei.

Mauro da più di nove mesi vive per strada. Il suo indirizzo adesso sono le panchine di viale Lazio. Dorme riparandosi sotto il tetto della casupola di uno scivolo per bambini. Chiacchiera con la gente che incontra, a cui regala un sorriso e uno dei suoi monologhi. Mauro non si lamenta mai. Nonostante la condizione temporanea di clochard, dice che è riuscito a trovare il lato positivo anche in questa difficile esperienza. La gente del quartiere gli vuole bene e lui vuole bene alla gente.

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Pensieri di un papà

Il matrimonio della mia migliore amica

matrimonio elisabettaLei è una delle mie migliori amiche. Eravamo in classe insieme alle superiori. E quando passi cinque anni di vita, nella stessa classe, tra i banchi di scuola, ci si conosce davvero bene. Io di quei cinque anni ho sempre nostalgia. Eravamo giovani. Giovani, inesperti ed entusiasti del mondo. Anche se la vita non era molto più facile di adesso e non so se “si potevano mangiare anche le fragole”, come dice Vasco.

E’ la terza di noi che si sposa. Dico “di noi”, perché “noi” siamo “noi”. Gli amici veri, quelli che una volta finita la maturità magari perdi di vista, ma che ritrovi sempre. Li vedi poche volte all’anno, ma quando li rivedi è come se il tempo non fosse passato. Ne abbiamo fatte tante, fuori e dentro la scuola. Nelle cinque ore passate ogni giorno per cinque anni in classe, in gita e in vacanza. Sono parte di te praticamente. Sanno tutto (o quasi) di te e tu sai tutto di loro.

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Pensieri di un papà

Il Papa, il matrimonio e le camicie stirate

camicie stirateIeri il Papa era ad Assisi. Francesco nella città di San Francesco. Ormai ci siamo quasi abituati al suo modo di fare e non ci badiamo più ai “buona domenica e buon pranzo”, al suo andare in mezzo alla gente, alle sue prediche semplici e dirette, come se fosse un semplice prete di campagna. Sembra che questo Papa ci sia da sempre. E questa sensazione secondo me arriva dalla sua forza comunicativa, dal suo carattere e dalla sua fede. E’ sicuramente una bella persona.

Ieri, nel suo giro, ha parlato anche ai giovani, e ha risposto a una domanda specifica su matrimonio e famiglia. La battuta ai 30enni che non si vogliono sposare “dico alle mamme di non stirargli più le camicie” non era male. Cioè, forse ci sembra scontato, ma un Papa che fa battute di questo genere in pubblico quando si è mai visto? Oh, questo mette d’accordo tutti, credenti e non credenti. E quando ricapita dalle parti di San Pietro uno così!

Ecco una delle sue risposte date ai giovani in Santa Maria degli Angeli. Mi sembrava carina e per questo la metto qui.

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Pensieri di un papà

Habemus Papam e che Papam!

papa francescoIn quanto papà che da piccolo sognava di fare il Papa vorrei dire due parole su Papa Francesco. Bhè, è un figo. Dalle sue prime parole, al suo modo di fare, tutti hanno capito che in questo tempo di veloci cambiamenti anche la Chiesa si è data da fare. E se il gesto rivoluzionario di Benedetto XVI ha dato uno scossone al Vaticano, i cardinali (e lo Spirito santo) si sono accorti che serviva una guida capace di risvegliare le coscienze, di riscaldare i cuori, di trascinare le folle. Un Papa umile e sorridente, simpatico e coinvolgente. E l’hanno eletto in meno di due giorni, alla faccia dei politici italiani.

Io sono nato quando c’era Papa Wojtyła. Un Grande. Da piccolo mi affascinava un casino. Sarà perché era vestito di bianco, sarà perché tutti ne parlavano bene, sarà perché, nella mia ingenuità, pensavo fosse l’uomo più buono del mondo. E da quando ho avuto sì e no la capacità di capire cosa avrei voluto fare “da grande”, subito mi venne in mente lui. “Da grande voglio fare il Papa”, dissi ai miei genitori quando me lo chiedesero. E loro si misero a ridere. Ma per me era una cosa seria, ci rimasi molto male per quella loro reazione. Credo anche di essermi messo a piangere.

Sono sempre stato affascinato dai Papi (e dalla Chiesa in generale) pur con tutti i suoi difetti, le cose che non vanno, le contraddizioni che spesso stridono sia con il Vangelo che con la morale comune o con il semplice buonsenso. Ma il Papa era sempre un punto di riferimento. Poi da adolescente della Chiesa non me n’è fregato più niente. Non andavo più a Messa, neanche a Natale o a Pasqua. Indifferenza totale. Poi pian piano, verso i vent’anni, ho iniziato a riavvicinarmi. Ma non è stato facile tornare a credere, tornare a pregare, tornare a Messa, tornare a fare la comunione. C’è voluto molto tempo e ancora ce ne vuole visto che ogni giorno è una lotta dura tra fede e ragione, tra l’io che dice : “Ma no dai, seriamente, ma come fai a crederci?” e l’altro io che risponde “è difficile, lo so, ma come fai a non crederci? Soprattutto quando senti che è il tuo cuore a crederci”.