Era da un po’ che volevo scrivere di questo. Poi, per un motivo o per l’altro, ho procast… procrarst….pocrarst… ptuh. Ho rimandato. L’argomento è sempre quello. Uno dei miei preferiti, se non il mio preferito. The gnappa. Il tutto parte da quest’estate, quando, non si sa come, avevo l’ormone impazzito. Soprattutto dopo che Anna è andata in vacanza con il nano e i nonni e io per 15 giorni sono rimasto a casa da solo.
Quando li ho raggiunti e siamo andati al mare, dopo il periodo di castità forzata, ero abbastanza ingrifato. Così ogni occasione era buona (quando il gnappo finalmente si addormentava, di giorno o di notte) per l’approccio. Forse un po’ troppo insistente. Tanto che Anna una volta si è pure arrabbiata. “Non pensi ad altro”, mi ha detto. Ed era quasi scocciata, forse perché, prima di pensare a lei, ai baci e alle carezze, mi dirigevo con foga a “La recherche de la gnappe perdue”.
In effetti ogni volta che il gnappo andava in stand by cadendo tra le braccia di Morfeo, partivo alla carica, come un toro a Pamplona nel giorno di San Firmino in cerca di turisti con il fazzoletto rosso da incornare. E, lo ammetto, il troppo stroppia. Però ho anche cercato di girarla, come sempre, a mio favore: “Dovresti essere contenta! Mi devo sentire in colpa se mi piaci e ho voglia di fare l’amore con te? Ci sono coppie che non lo fanno mai, e donne che farebbero carte false per sentirsi desiderate dal loro uomo, e tu sei infastidita? No, fammi capire…”.