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Pensieri di un papà

Una settimana da solo, ecco cosa mi manca

homer-simpson-uomo-vitruvianoUna settimana di vacanza è andata. Quella dei due spiaggiati al sole intendo, perché io sono ancora in città a tirare la carretta. Ma la vacanza, solo soletto a casa, un po’ è anche mia. La festa dal mio ex collega era un pacco. Eravamo in sei. L’anno scorso era stata molto molto meglio. Infatti l’aveva fatta a giugno. E poi era l’inaugurazione della sua nuova casa. Stavolta è andata così. Amen. Per non perdere il ritmo ieri sono andato a cena fuori con un amico che non vedevo da tempo a parlare del più e del meno. Approfitto così della libertà per recuperare buone vecchie abitudini che ho un po’ trascurato negli ultimi tempi.

E poi sto leggendo. Di tutto e di più. Ho tre libri per le mani che leggo uno dopo l’altro prima di dormire. Con Anna e il gnappo leggere è un lusso. Andava peggio ai primi tempi a dir la verità. Quando mettiamo il nano a letto presto e finiamo di sistemare casa (piatti da lavare, giochi da mettere in ordine…) riusciamo a leggere qualche pagina prima di speNGere la luce. Anche se comunque, invece che prendere un libro in mano (ognuno c’ha il suo sul comodino), preferisco scambiare quattro chiacchiere con la mia dolce metà. Oltre ovviamente ad utilizzare la sua gnappa quando è disponibile. Che quello rimarrebbe sempre il passatempo preferito.

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Pensieri di un papà

Piacenza, penso a quel papà

logo-luttoE’ tutt’oggi che ci penso. A quel papà che ha dimenticato in auto il figlio di due anni. Alla tremenda fine del piccolo legato al suo seggiolino in un forno di lamiere a più di 60 gradi. E penso anche a quella famiglia. A lui che, mettendosi al volante, non è andato in direzione dell’asilo, ma è andato al lavoro. E per otto interminabili ore non si è ricordato chi aveva dimenticato in macchina.

Penso ai suoi sensi di colpa che non lo abbandoneranno per tutta la vita. Se ancora vita si può chiamare quella che gli sta davanti. A lui e alla mamma. Anche la loro vita è finita in quella macchina parcheggiata. Ora dovranno trovare la forza per andare avanti. Perdonare quell’imperdonabile distrazione. Magari sarebbe bastata una telefonata verso le 11: “Tutto bene? L’hai portato all’asilo?”. O una mail. E invece è andata a finire così. Nessuna scusa per il gesto del papà. Ma non ce la faccio a condannarlo come ho sentito fare ad alcuni miei colleghi, convinti che, a loro, una cosa del genere non sarebbe mai potuta succedere e non succederà mai. Io semplicemente non lo so. Spero solo che non mi capiti mai. Né a me né a nessuno. So che le distrazioni e le disattenzioni sono dietro l’angolo e che a volte basta un attimo.

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Recensione di “Una mamma imperfetta”, di Ivan Cotroneo

una mamma imperfetta chiara lucia mascino

Da un paio di settimane è in onda su Corriere.it la serie “Una mamma imperfetta“, di Ivan Cotroneo con Lucia Mascino. Chevvelodicoaffà. Ormai è una droga per molti. Dopo le 13, da lunedì a venerdì, fino al 7 giugno, per cinque settimane, tutti a fare clic per scoprire le nuove dis-avventure di Chiara, amiche & co. Ho visto finora tutte le puntate e, visto che siamo nell’epoca dell'”ognuno può dire la sua” (cit. Iene) provo a dire la mia. Da semplice spettatore, non ovviamente da esperto di cinema, fiction, docu-real-serial-talent-music-show.

L’idea è carina. E il boom di visualizzazioni sempre in crescita (120mila solo nei primi 4 giorni) non fa che confermarne il successo. Il format (8 minuti a puntata più titoli di testa e di coda che durano quasi più della puntata in sé) è perfetto per chi vuole staccare il cervello e rilassarsi, farsi quattro risate e magari immedesimarsi nelle protagoniste della serie. La protagonista, Chiara (Lucia Mascino) è davvero brava. Perfetta nel ruolo di mamma im-perfetta. A me, come modo di fare, ricorda un po’ Margherita Buy. Quelle attrici un po’ stralunate, con un accenno di depresso, impeccabili nella loro interpretazione di donnesull’orlodiunacrisidinervi lasciando trasparire emozioni e stati d’animo con uno sguardo.

Anche le amiche di Chiara non sono male. Forte quella coi tre gemelli abbandonati a loro stessi, così come le altre due con cui la protagonista si trova tutte le mattine di corsa al bar per il cappuccino dopo aver accompagnato i figli a scuola. (A proposito, figo quel bar, fossi a Roma ci farei un salto). Alla fine di ogni puntata Chiara anticipa il tema del giorno dopo così da incuriosire tutti i “mamma imperfetta addicted” (tra cui c’è anche Anna ovviamente).

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Io lei e l'altro

Casa che vai, tata che trovi

Qualche giorno fa siamo andati a trovare una mia amica che ha figliato prima di me. Lei è a quota due e vorrebbe arrivare a tre, di cui almeno un maschio. Visto che finora ha due femmine spero che gli arrivi al prossimo giro.

Lei non lavora, vive nella casa a fianco dei genitori, con la mamma onnipresente e onnifacente che le dà una grossa mano nella gestione della casa. In più hanno anche una tata sudamericana che staziona da loro 8 ore al giorno 6 giorni su 7. Un bell’aiuto che oltre a farle le pulizie in casa, tiene la bambina più piccola nel marsupio quando questa piange (cioè sempre tranne quando non è in braccio). Mentre l’altra è molto spesso con la nonna.

Quando li siamo andati a trovare siamo rimasti un po’ stupiti e quasi affascinati dalla presenza discreta della tata. Poi parlandone tra noi, abbiamo cercato di pensare ai pro e contro. La cosa più figa è avere sempre la casa pulitissima che credo sia un po’ il sogno di ogni donna. Questa ragazza (che ha più o meno la mia età) passa tutto il giorno a pulire, spolverare, sistemare. In quella casa non dev’esserci un filo di polvere. Non come da noi dove sembra di essere nel deserto americano con cespugli di “gatti” che rotolano per casa.

Tu passi, cucini, sporchi e lei pulisce. Fantastico. Poi c’è il fattore baby sitter: tu sei in casa, la bambina piange e taac, la sgnacchi subito alla tata. La bimba deve dormire? Perché metterla a letto tu quando hai una persona pagata apposta per farlo? E via così… Addirittura se la portano anche in vacanza. Non si sa mai che non ci si possa riposare!

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Pensieri di un papà

Mamma che vai, carrellino che trovi

E niente, non ce la fa proprio. Tu le dici le cose, ma è come se niente fosse. Sprechi fiato, ma tanto fa quel che vuole lei. Soprattutto quando si tratta di comprare. Se poi l’oggetto del desiderio è un gioco per il gnappo, ciao, allora non la fermi più.

Ieri ho discusso al telefono con mia mamma per l’ennesima volta. Per una stupidata ovviamente, i regali di Natale. Perché è da giorni che mi sta stressando con la fatidica domanda: “Cosa volete per Natale?”. Noi siamo ingenui, dovremmo prepararcela a Ferragosto la lista dei regali di Natale. E invece, puntualmente, quando arriva la domanda, siamo totalmente impreparati. Uhm… dunque, cosa ci manca? Boh…

Ma non mi sono arrabbiato perché ci vuole fare i regali. Non sono un figlio così ingrato (o quasi). Mi sono arrabbiato perché, come sempre, lei prende quello che vuole di testa sua, senza neanche ascoltare quello che le dico io. Lei voleva prendere il Pinguino primi passi (una specie di carrellino a cui il gnappo dovrebbe aggrapparsi per camminare) perché le piaceva tanto. Però prima me lo insinua subdolamente, tipo dicendomi: “Oggi vado al Bimbostore a vedere il pinguino della Chicco…”. E io: “Ok, vallo a vedere, ma guarda che non ci serve, un carrellino per il gnappo lo abbiamo già preso all’Ikea, basta quello, quindi non comprarlo!”.

Alla sera ovviamente mi ha telefonato per dirmi che quel pinguino l’ha preso. Cosa vuoi farci? Le cambi la testa? Così le ho urlato un po’ al telefono (ma non tanto più del solito, tutto nella norma) e lei è riuscita anche a rispondermi: “Senti, a me piace quello lì, quello che avete preso voi sarà essenziale”. Sì, perché per lei la roba dell’Ikea è sinonimo di cacca. Mentre per Anna “l’essenziale” è un must. E’ la paladina dell’essenzialità.

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Io lei e l'altro

E’ partita la campagna “Salviamo il gnappo dall’asilo nido”

Io e Anna abbiamo deciso di mandare il gnappo all’asilo nido. E questo si sapeva. E, andando per esclusione, abbiamo anche deciso quale. Contenti tutti, tranne mia mamma, che, come sempre quando c’è una novita, si è messa di traverso.

Le abbiamo detto che stavamo cercando il nido quando sono venuti l’ultima volta a casa nostra a tenere il gnappo. Lì per lì non ha realizzato e non ha detto niente. Poi, dal giorno dopo, è iniziato il mobbing telefonico.

“E’ piccolo, ha solo 8 mesi, si ammalerà tanto” ecc. ecc. Insomma le solite cose. Aggiunci poi che, quando è a corto di argomenti, per dare una validità “scientifica” alle sue menate, si fa spalleggiare da mia zia – ex pediatra del genere “antibiotico anche con due linee di febbre” che ha sentenziato: “E’ meglio che vada al nido a gennaio, dopo la terza vaccinazione” – il cerchio si chiude.

Per fortuna mia mamma ha chiamato solo me e non Anna per la sua campagna no profit: “Salviamo il piccolo gnappo dall’asilo nido”. Altrimenti si sarebbe presa (giustamente) una bella rispostina dalla mia dolce metà che, alla mia comunicazione del mobbing telefonico ha risposto:

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Io lei e l'altro

Una mail di fine giornata e un bagnetto mancato

Dopo la giornata campale mia e di Anna alle prese con la casa ecco la sua mail riassuntiva delle 00.20 che mi è arrivata mentre ero al lavoro.

Le avevo detto di andare a letto presto, visto che aveva dormito pochissimo la sera prima, ma come sempre né io né lei ci riusciamo mai. La mail segue una telefonata in cui non siamo quasi riusciti a parlare perché Giacomo urlava come un matto (ma non piangeva, provava solo la sua potenza vocale con urli animaleschi)…

—-Messaggio originale—-
Da: Anna 
Data: 16-mag-2012 00.20

A: Federico

Ogg: programma di domani

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Io e mia mamma

In questo mega ponte 25-aprile-week end-primo maggio l’allegra famigliola, composta da Anna + il gnappo, è andata a casa dei nonni materni. Io a causa di impegni vari per portare a casa la pagnotta ne approfitto per godermi un po’ di pace e per andare a trovare i miei.

Ultimamente non sto mai da solo con loro visto che quando ci vediamo c’è sempre il gnappo o altra gente e restare solo noi 3 (mia sorella è in giro per il mondo) mi fa tornare come ai tempi del liceo. La mia camera è più o meno sempre uguale, a parte il fatto che è diventata un simil magazzino-ufficio di mio papà. Ci sono però sempre un sacco di ricordi, di libri che mi piace riprendere in mano le sempre più rare volte in cui torno dai miei.

Ok, dopo questa visione idilliaca del “ma come è bello tornare adolescenti”, eccoci al dunque. Benedico Dio il giorno in cui ho deciso di studiare in un’altra città, di andare via da casa, di farmi la mia vita per i fatti miei. Anche se voglio ai miei genitori un bene dell’anima, più passa il tempo e più sono insofferente. Mia mamma (la tipica mamma ansiosa “dove vai-cosa fai-con chi vai-se vai, vai piano-dove sei andato? ecc. ecc.” mi dà sui nervi.

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Il video delle Olimpiadi di Londra sulle mamme

Facendo un salto sul blog di GiorgiaLand ho visto questo video che gira in rete già da qualche giorno e ormai immagino avranno visto tutti. Arrivo sempre sul pezzo in anticipo!

Comunque, era solo per dire la mia sul video in questione. Forse è piaciuto più a me che ad Anna. Ieri le ho mandato il link via mail. Lei lo aveva appena visto dalla sua “Bibbia” Machedavvero leggendo anche i commenti a riguardo. Ecco la sua risposta:

“Ci sono mamme che si commuovono….buahahahah! Io non sarei così orgogliosa di svegliarmi alle 5 tutte le mattine per preparare uova sode, fare lavatrici e passare i pomeriggi in palestra. Povere piccole mamme, e fatevi una vita, no?!   (Al gnappo facciamo fare il campionato di rigurgito in lungo!!)”.

Ora capisco perché l’ho sposata. Quando fa così è il mio idolo. Probabilmente mi sono emozionato più io di lei nel vederlo. E non è che mi sia scesa proprio la lacrimuccia, sia chiaro.

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Le attenzioni da dare a un bambino e il nostro primo litigio

Un bambino piccolo è un enorme catalizzatore di attenzioni. Lo vedo sul gnappo che, quando non dorme e non si perde via con qualche giochino per quei 10 minuti (tipo con la palestrina o gli animaletti sulla sdraietta) deve essere sempre cagato.

Visto che la mamma ha finito la maternità dell’Inps e sarebbe cosa buona che ritornasse a lavorare (anche da casa) ci siamo regolati più o meno così: quando io sono in casa lo tengo con me e la lascio tranquilla.

Il fatto è che io, dopo quei 5 minuti di attenzioni, mi rompo le scatole e lo metto vicino a me ma senza cagarlo troppo (nel mentre studio o faccio altre cose).

E lui bigna, frignetta, rompe le scatole. Insomma, vuole giustamente il 100% delle attenzioni per sé. Ora ho capito perché Anna quando è in casa tutto il giorno con lui non riesce a lavorare seriamente.

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Auguri a tutti i papà (e a tutti i Giuseppe)

La festa del papà è un po’ come la festa delle donne. Ci si ricorda per un giorno di una “categoria” astratta che invece andrebbe riscoperta quotidianamente nelle relazioni in cui ci troviamo a vivere ogni giorno. E’ banale, ma ogni minuto dovrebbe essere la festa del papà, della mamma, della donna, dell’uomo, dei bambini, dei nonni. Di tutti. Meglio sarebbe ricordarselo tutti i giorni.

Detto questo, è anche giusto onorare gli anniversari e le ricorrenze. Immagino poi che per tanti sia comunque un bel momento da festeggiare in famiglia. Ed è giusto che ci sia. E quindi tanti auguri ai papà.

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I miei dubbi amletici: Anna è sexy brunette o Milf?

C’è una domanda che in questi giorni ho posto ai miei colleghi e al momento il dibattito è aperto. Il dubbio mi è venuto da quando Anna ha partorito. Non so infatti se il suo “status” sia cambiato da sexy brunette a M.I.L.F.

Ho imparato la parola M.I.L.F. (Mother I’d Like to F…) qualche tempo fa. Non ricordo chi me ne avesse parlato. Forse gli stessi colleghi con i quali adesso discuto.

Gli appassionati della gnocca in rete sanno bene di cosa sto parlando: si va dalle teen per le più giovani (si spera almeno 18enni) passando per le sexy brunette, le sexy blonde, le big tits, le pregnant, le M.I.L.F. appunto, fino alle cougar, old, mature old… Insomma i generi sono tanti.

Il mio dubbio è: ora che Anna ha partorito, ha cambiato categoria?