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Pensieri di un papà

Cinque anni di matrimonio, cosa ci fai ancora qui?

edimburgo arthur seatCinque anni. Cinque. Da quel “sì” davanti a tutti, che poi in realtà non è neanche più un “sì”, ma un “io accolgo te…”. Quella frase che io mi ero imparato a memoria e tu, un po’ spiazzata, hai dovuto leggere sul libretto.

Cinque anni veh. Che poi, in realtà, sarebbero quasi nove, visto che per me il vero anniversario è quella sera della festa in cui ci siamo baciati per la prima volta. Mi ricordo ancora la tua fiatella alcolica. Ma ancora mi chiedo come mai, una volta tornata sobria, hai deciso di uscire ancora con me. Mistero.

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Pensieri di un papà

Perché ho deciso di sposarmi e sposarmi in chiesa

matrimonio in chiesa fioriIeri abbiamo passato la boa dei quattro anni di matrimonio. Pochi, pochissimi, considerando una vita intera. Ma un po’ di strada insieme l’abbiamo comunque fatta, dal giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta.

Grazie alla domanda di Ilenia, su come mai abbiamo deciso di sposarci e sposarci in chiesa, provo un po’ a mettere insieme le idee. Rispondere e pensarci mi aiuta nel riflettere sul perché di questa scelta. Una scelta sicuramente non presa alla leggera, visto che impegna (almeno si spera) per tutta la vita.

Perché abbiamo deciso di sposarci? Rispondo per la mia parte ovviamente, forse la mia dolce metà avrà altre motivazioni. Mi piacerebbe fare anche a lei la stessa domanda e appena ci vedremo gliela farò.

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Pensieri di un papà

Non abituiamoci alle cose belle

libretto matrimonio chiesa nozzeEd è passato un altro anno. Il quarto, dal giorno in cui ci siamo sposati. Mi sono andato a risentire la predica del frate che ci ha sposato. Un mio amico aveva registrato tutta la cerimonia e mi ha regalato il cd. L’ho riascoltato e sbobinato.

Festeggeremo l’anniversario a cena, quando ci vedremo. Adesso siamo lontani (Anna è ancora col gnappo dai nonni, li andrò a prendere domani l’altro per il loro rientro definitivo a casa), ma da stamattina ci siamo mandati un po’ di messaggi e mail a tema (qualche foto assurda, qualche frase celebre…).

E’ da ieri sera che ci penso. Pensavo a quel giorno, al fatto che sia nato il gnappo e che “il nuovo” sia in arrivo. E ci pensavo anche oggi, mentre riascoltavo le parole di chi ci ha sposato…

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Pensieri di un papà

The day after

albaPrima di tutto grazie. Di cuore. Grazie per i tantissimi messaggi che mi avete mandato dopo l’ultimo post, sia qui che su Facebook. Scambiarsi pareri, raccontare le proprie esperienze, incoraggiare e riflettere, aiuta molto. Non tanto per la teoria del “mal comune mezzo gaudio”. Quella lascia il tempo che trova. E’ piuttosto il “buttar fuori”, il parlare, l’aprirsi, il far uscire cose che spesso e volentieri si tengono dentro perché non sappiamo con chi parlarne o perché ci sembra che agli altri non interessino.

Invece io sono convinto che parlarne faccia bene, che confrontarsi con gli altri sia indispensabile, che quando ci sono momenti di crisi ci si debba confrontare prima di tutto con i diretti interessati e poi con le persone più vicine, vis à vis prima di tutto, ma anche su un blog, dove sicuramente c’è più libertà di esprimersi senza la paura di essere giudicati.

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Tagliamoci le vene

R-esistenza

FragoleSono giorni strani questi. Belli, ma strani. Quei giorni in cui provi tante emozioni, tutte diverse. Alcune piacevoli e altre meno. Maggio è sempre stato il mio mese preferito. Le giornate si allungano, la primavera è arrivata da un po’. Sui banchi del supermercato si trovano già le prime pesche. Ma ci sono ancora le fragole, segno che l’inverno è ormai alle spalle.

Si sta sospesi, tra la stanchezza di ogni giorno, il lavoro, lo studio, la mancanza atavica di sonno. Giorni intensi, a volte sulle montagne russe. Gioia, risate, lacrime, entusiasmo, fatica, serenità, paure, tristezza, dubbi, certezze. Mettetele tutte insieme e frullate. Diluitele in 24 ore e agitate, non mescolate.

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Pensieri di un papà

Compagni di scuola

compagni_di_scuolaNon mi viene nulla da scrivere. Capita. Tutto tranquillo, niente da dichiarare. Senonché, complice Facebook e un’ex compagna di classe che ha postato le foto di un vecchio quaderno delle citazioni, abbiamo ripreso i contatti tra vecchi amici e forse, prima di Natale, ci ritroveremo per una “cena di classe”.

Esattamente un mese fa si è sposata una delle mie migliori amiche. L’avevo raccontato qui. Non so perché, ma, mentre scrivevo, il post prese tutt’altra piega rispetto alla “cronaca” della giornata. Mi ero lasciato trasportare dai ricordi. Così avevo tenuto il post in bozza, pensando che prima o poi l’avrei ripubblicato. Ora, visto che è stato esattamente un mese fa e che in questi giorni non mi viene in mente niente da raccontare, direi che è il momento giusto. Parto parlando della mia esperienza alle superiori… 

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Pensieri di un papà

Il matrimonio della mia migliore amica

matrimonio elisabettaLei è una delle mie migliori amiche. Eravamo in classe insieme alle superiori. E quando passi cinque anni di vita, nella stessa classe, tra i banchi di scuola, ci si conosce davvero bene. Io di quei cinque anni ho sempre nostalgia. Eravamo giovani. Giovani, inesperti ed entusiasti del mondo. Anche se la vita non era molto più facile di adesso e non so se “si potevano mangiare anche le fragole”, come dice Vasco.

E’ la terza di noi che si sposa. Dico “di noi”, perché “noi” siamo “noi”. Gli amici veri, quelli che una volta finita la maturità magari perdi di vista, ma che ritrovi sempre. Li vedi poche volte all’anno, ma quando li rivedi è come se il tempo non fosse passato. Ne abbiamo fatte tante, fuori e dentro la scuola. Nelle cinque ore passate ogni giorno per cinque anni in classe, in gita e in vacanza. Sono parte di te praticamente. Sanno tutto (o quasi) di te e tu sai tutto di loro.

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Il Papa, il matrimonio e le camicie stirate

camicie stirateIeri il Papa era ad Assisi. Francesco nella città di San Francesco. Ormai ci siamo quasi abituati al suo modo di fare e non ci badiamo più ai “buona domenica e buon pranzo”, al suo andare in mezzo alla gente, alle sue prediche semplici e dirette, come se fosse un semplice prete di campagna. Sembra che questo Papa ci sia da sempre. E questa sensazione secondo me arriva dalla sua forza comunicativa, dal suo carattere e dalla sua fede. E’ sicuramente una bella persona.

Ieri, nel suo giro, ha parlato anche ai giovani, e ha risposto a una domanda specifica su matrimonio e famiglia. La battuta ai 30enni che non si vogliono sposare “dico alle mamme di non stirargli più le camicie” non era male. Cioè, forse ci sembra scontato, ma un Papa che fa battute di questo genere in pubblico quando si è mai visto? Oh, questo mette d’accordo tutti, credenti e non credenti. E quando ricapita dalle parti di San Pietro uno così!

Ecco una delle sue risposte date ai giovani in Santa Maria degli Angeli. Mi sembrava carina e per questo la metto qui.

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Tagliamoci le vene

Ama, e fa’ ciò che vuoi

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Tre anni. Pochi, pochissimi, o già abbastanza. Forse tanti. Dipende dai punti di vista. Anna ed io (volevo scrivere io e Anna, ma mi accorgo che mi metto sempre al primo posto, così inverto gli addendi, anche se c’è il rischio di leggere Anna e Dio, no è “Anna eD io”) ci siamo sposati tre anni fa. Mi sembra una vita. E invece sono solo (o già) tre anni. Non saprei fare una classifica dei giorni più belli della mia vita. Ogni giorno ha qualcosa di bello, per il solo fatto di esserci. (Sono in mood positivo, che palle, lo so, ma poi mi passa, tranqui…).

Comunque il giorno del nostro matrimonio è stato per me uno dei giorni più belli. E riguardare le foto di quel giorno mi fa bene. Domani andremo a cena a festeggiare. Col gnappo anche. Che in questi giorni è un vero cinema. Fa le facce. Fa lo scemetto. Una sagoma.

Oltre alle foto ho riletto il discorso che avevamo preparato. Un pistolotto da leggere agli invitati. L’idea era venuta a me. Mi sembrava giusto dire due parole. Ma non al ristorante in mezzo al casino. In chiesa, davanti a tutti, zitti, seduti e accaldati (c’erano 40 gradi, effetto forno). E’ a quattro mani. Io l’ho impostato, poi lei si è inserita con delle aggiunte. Lo abbiamo letto insieme,  a due voci, dividendoci i paragrafi. E’ stata una cosa carina.

L’ho riletto adesso. E mi ha fatto piacere. Regge anche dopo tre anni. E spero reggerà per tanti anni ancora. Una settantina almeno. Siamo ottimisti. Lo metto qui, in punta di piedi (o in punta di tastiera). Perché è un ricordo un po’ intimo, ma che mi fa piacere condividere. E’ un po’ bigotto in alcune parti, ne sono consapevole. Le parti bigotte sono mie. Insomma, mica potevo gridare “sesso, droga e rock ‘n roll” o “w la gnocca” in chiesa! Però sono tutte cose sentite, anche se magari in modo diverso, e vere.

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Viaggi

Salento, il viaggio e il matrimonio

Il giorno della partenza, sembrava pieno autunno tendente all’inverno. Pioggia battente, più o meno 10 gradi. Andiamo a prendere la navetta per Malpensa a piedi, sotto l’acqua. Scarpe e calze fradicie. Mani in tasca per il freddo. Marciapiedi allagati.

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Arriviamo in aeroporto in orario. Per una volta senza la levataccia delle 4 di mattina in stile Ryanair-BergamoOrioalSerio. Riusciamo a prendere un EasyJet per Brindisi ad orario quasi umano. A Malpensa non piove, ma il cielo è sul plumbeo.

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Matrimonio sarà. Sensi di colpa? No grazie

lino banfi comandante tombale pappa e cicciaCi siamo. E’ tutto pronto (o quasi). Si parte per il matrimonio dell’anno. In trasferta. Destinazione Puglia, con i miei migliori amici. Quasi fratelli. I miei ex coinquilini. Mi sono già guardato su Google Maps dove staremo. Una villa vicino al mare. Tutti insieme, nella stessa casa. Come ai vecchi tempi. Però, stavolta, tutti muniti di fidanzate. E, uno, di figlio 4enne al seguito. Noi senza gnappo invece e dopo la festa ci attaccheremo una vacanza di qualche giorno. Come quando eravamo sfigliati. Senza quel nanetto sorridente e sbavante che a 16 mesi c’ha già le sue idee. Quel fagotto che gira per casa sulle sue gambotte, tutto ciondolante. Ogni tanto, quando lo guardo camminare da solo per la sala, ancora mi chiedo: “Ma che cacchio ci fa lui qui? Da dove è entrato questo qua?”.

Anna lo ha portato ieri dai nonni. E’ stata una notte con lui e oggi tornerà alla base. Sistemiamo le ultime cose (biglietti aerei vestiti, valigie ecc.) e domani si parte. Stasera la porto a cena fuori. Così, giusto per anticipare di un giorno la vacanza e riassaporare per un attimo com’era la vita quando eravamo solo due cuori e uno scooter. Quando uscivamo la sera senza portare su e giù il passeggino dalle scale. Quando non guardavamo l’orologio per sapere a che ora rientrare. Oppure quando, finita la cena, tornando a casa ci fermavamo in gelateria. Anche se era l’una di notte. Per dire.

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Pensieri di un papà

Bambini di un anno e sindrome da abbandono

firenze duomoWeek end a Firenze senza il gnappo. Lo abbiamo lasciato ai miei (santi subito) che se lo sono spupazzato volentieri per un giorno e mezzo, compresa la notte di sabato. Io e Anna ci siamo concessi questo regalino, un po’ per San Valentino e un po’ per il suo compleanno che arriverà tra pochi giorni.

Poteva andare tutto liscio? Ovviamente no, visto che la notte l’ho passata semi insonne causa ubriachi urlanti sotto le finestre dell’abergo. Anche se eravamo al quinto piano tra i piccoli vicoli rimbombava tutto. Alle 5.20 è arrivata la polizia e ne ha portato via uno. Ma è stato un continuo di schiamazzi, canti, liti, con mio giramento di balle a mille visto che per una volta che potevamo dormire manco quello sono riuscito a fare. Anna ovviamente ha ronfato come un ghiro. Beata lei.

Però, nel frattempo, dopo il mal di gola, è riuscita nel mentre a farsi venire il raffreddore (secondo me è sempre malata per colpa dell’aspiramuco del gnappo…) mentre io, da vero genio del male, avendo solo dietro un paio di scarpe nuove, sono riuscito a rimediare le vesciche ai piedi, l’ideale per andare in giro per la città. Almeno il tempo è stato clemente, e non è poco.