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Pensieri di un papà

Lettera a un neo papà

Ulisse e le sireneCaro neo papà,

     sì, proprio tu che mi hai scritto l’altro giorno e che sei da poco diventato papà di un bellissimo maschietto. Ti scrivo perché ogni tanto mi piace passare per quello esperto che dispensa consigli a destra e a manca, anche quando non sono richiesti. Ti scrivo anche perché sono un po’ sadico e vorrei subito metterti in guardia su cosa vuol dire essere papà.

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Pensieri di un papà

Nichilismi per la Festa del Papà 2016

Dopo il mio compleanno, il Natale, il Capodanno, la festa del papà è una di quelle ricorrenze di cui farei volentieri a meno. La metto sullo stesso piano della festa della donna, la festa dei nonni e la festa della mamma. E prima della giornata mondiale dell’igiene delle mani e di quella senza tabacco. Ricorrenze inutili insomma, perché tanto il giorno dopo torna tutto come prima.

Per un giorno, tutti a fare gli auguri ai papà. Poi, gli altri 364 giorni l’anno, non li si fila più di striscio. E va bene così, ci mancherebbe.

Sono papà da più di quattro anni. E ancora non ho ben capito che cosa sia successo. Perché spesso si va sulle montagne russe. E non sempre si sta in cima a guardare il panorama prima della discesa in picchiata.

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Pensieri di un papà

La studiata inutile prima dell’esame

esami libri studiataA distanza di quasi tre anni il countdown è ripartito. Meno sette… sei… cinque… quattro… tre… due… uno… Ma dopo l’uno non c’è lo zero. Finito il conto alla rovescia ci sarà lui, The Second, che molto probabilmente, come è successo per il gnappo, gli sarà dato il nome quando l’ostetrica mi verrà a chiedere come si chiama per fargli il codice fiscale. Funziona anche così, di questi tempi.

Ma il nome prima o poi ci sarà e, insieme al nome, ci sarà lui. Quando ci penso ancora non mi sembra vero. E quando mi fermo a pensarci bene, mi sale anche un po’ di emozione. Chi sarà? Come sarà? Perché sarà? (L’ultima domanda gliela lascio volentieri per l’adolescenza, le altre due le tengo invece per me, da qui alla sua uscita da quel fantastico liquido amniotico.

Mi sento un po’ come all’università. Quando devi fare un esame. Tu un po’ hai studiato, ma sei sempre indietro. Vorresti studiare di più, trovare più tempo per aprire quei dannati libri, ma per un motivo o per l’altro non ce la fai. Poi il giorno dell’esame si avvicina. Tu un po’ sei preparato, ma non come vorresti. Magari ti accontenti di un 18, di un 20 anche. Ma cavolo, per una volta non sarebbe male arrivare al 28.

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Tagliamoci le vene

Le cose più importanti della vita

into the wildSto scoprendo che le cose più importanti della vita non sono cose. Che i soldi possono aiutare, ma non fanno la felicità. E che anche se mi regalassero tutto l’oro del mondo, o anche il mondo intero, non lo cambierei mai con la vita che mi è stata regalata.

Mi rendo conto che ci sono cose che non si possono comprare: l’amore, la vita, la libertà, la salute, la felicità nostra e quella degli altri. E non possiamo fare granché per meritarcele. Possiamo solo accettarle come un regalo. Sono un dono più grande di noi, che non possiamo nemmeno esigere. Ci arriva gratis e senza poter fare granché per meritarcelo. Tutte le cose più importanti della vita sono gratis.

Sto cercando di impegnarmi a non giudicare, anche se non è facile riuscire a farlo. In fondo siamo tutti minuscoli atomi, tutti parte in un universo infinito. E il bello è che tutto l’universo è racchiuso dentro il nostro atomo. Sto provando anche a condividere le emozioni degli altri: essere felice per la loro gioia e triste per il loro dolore. Tornare poi a guardare la mia vita e constatare che la gioia è più grande di qualsiasi fatica.

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Tagliamoci le vene

R-esistenza

FragoleSono giorni strani questi. Belli, ma strani. Quei giorni in cui provi tante emozioni, tutte diverse. Alcune piacevoli e altre meno. Maggio è sempre stato il mio mese preferito. Le giornate si allungano, la primavera è arrivata da un po’. Sui banchi del supermercato si trovano già le prime pesche. Ma ci sono ancora le fragole, segno che l’inverno è ormai alle spalle.

Si sta sospesi, tra la stanchezza di ogni giorno, il lavoro, lo studio, la mancanza atavica di sonno. Giorni intensi, a volte sulle montagne russe. Gioia, risate, lacrime, entusiasmo, fatica, serenità, paure, tristezza, dubbi, certezze. Mettetele tutte insieme e frullate. Diluitele in 24 ore e agitate, non mescolate.

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Pensieri estivi, quando la famiglia è in vacanza

la vita è bellaImbarcati. Suocero, suocera, Anna, gnappo. Tutti al mare. Per una decina di giorni. E io, solo soletto, a godermi il caldo nella città che si sta svuotando. Tristezza? Anche no. Perché le due settimane da “senza famiglia”, mi riportano indietro nel tempo. Sono un inguaribile nostalgico a volte. Rivivo le sensazioni di quando ero single, bastavo a me stesso ed attraversavo la fase forse più nichilista e creativa della mia vita. Sì, la solitudine può essere creativa, addirittura poetica. Che poi, dopo un po’, ti rompi anche le scatole se tutta sta poesia non la condividi con qualcuno, ma presa a piccole dosi riscopri quella parte di te che, nel casino di tutti i giorni, rischi di dimenticare.

Il bello di stare da soli è che puoi fare quello che vuoi. Il brutto è che, tutto quello che fai, non lo condividi con nessuno. E, come diceva il protagonista di Into the Wild, “la felicità è reale solo quando è condivisa”. Ma in questi momenti c’è anche Jovanotti che dice la sua: “Io lo so che non sono solo anche quando sono solo”. Quindi l’importante è stare bene sempre, sia in compagnia di altri che in compagnia di se stessi. E durante l’anno, i momenti per starsene un po’ da soli non sono tanti. Così prendo la palla al balzo per rituffarmi un po’ nei miei pensieri.

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“Amando i Figli” (e buona Pasqua)

Vento

“I Figli non voi li crescete, ma essi crescono voi. Sono essi i vostri educatori, perché attendono che voi siate nel bene prima di imitarvi.

E quando dite: Daremo la vita a un figlio, sapete quale vita state dando? Non la loro, ma la vostra.

Se non avete compreso questo, meglio sarebbe serrare i fianchi e proseguire oltre.

E quando dite: I Figli sono la nostra croce, rallegratevi che essi vi abbiano inchiodato impedendovi di finire nel baratro.

Ed anche quando dite: I nostri Figli ci tolgono un mucchio di tempo, domandatevi se tutto quel tempo che vi viene tolto sarebbe impiegato meglio.

Nella loro infanzia ascoltate i vostri Figli, perché sui loro visi è ancora impigliato qualche frammento del sorriso con cui li hanno rivestiti gli angeli.

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Le mie seghe mentali pre natalizie

Approfittando dell’8 dicembre ieri abbiamo messo il naso fuori casa per andare a vedere le nuove Gallerie d’Italia a Milano. Carine. Era da una vita che non andavamo in un museo. Idem per cinema, teatro e ristorante. Per non parlare poi degli aperitivi. Non che mi manchino troppo a dir la verità. E’ da quando ho 18 anni che mi sento vecchio dentro, quindi dare un po’ di tregua al mio fegato e soprattutto al mio portafoglio non mi dispiace poi così tanto. La volpe e l’uva? Può darsi.

Prima che nasca il pupo andremo comunque fuori a farci una cenetta a due, così, giusto per festeggiare e ricordare per l’ultima volta i bei vecchi tempi. Chissà poi quando ci ricapiterà.

Tornati dalla passeggiata ci siamo buttati sul letto stravolti (lei molto più di me per il peso che si deve portare in giro, adesso fa un po’ di fatica a cammianare a lungo) e ci siamo guardati negli occhi. Eravamo solo noi due, in silenzio. Ed è stato bellissimo. In questi giorni stiamo cercando di assaporare il più possibile ogni momento di pace e tranquillità tra noi. Sappiamo che quando arriverà il gnappo sarà tutto più incasinato e soprattutto rumoroso. Un terremoto nelle nostre vite, ma ancora non sappiamo di che magnitudo sarà.

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Un po’ di seghe mentali sulla vita che verrà

test di gravidanza positivo clearblue lineetteManca un mese e mezzo e io non me ne sto quasi rendendo conto. Non mi sto rendendo conto di cosa è successo finora. Per adesso vedo solo Anna con una pancia che cresce sempre di più. Ma comunque è sempre lei. Il viso è lo stesso, in casa siamo sempre io e lei.

Poi questa pancia. Una pancia che da metà aprile ha continuato a crescere: prima la vita (che lei aveva strettissima) è diventata più “spessa”. Da subito. Poi pian piano quel pancino che lei aveva quasi piatto, e che io adoravo, ha cominciato a crescere, fino a diventare l’anguria che è adesso. Le tette idem. Dalla sua seconda è scattata una quasi terza. Che divertimento che era all’inizio!

Ora tra la pancia e le tette ci starebbe giusto, senza cadere, un bicchiere grande di cartone, tipo quelli del McDonald’s. Praticamente è diventata un portabicchieri.

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Da Papa a papà in meno di 30 anni

Non so perché, ma il mio sogno da bambino era quello di diventare Papa. Da piccolo mi ricordo che vedevo in tv Giovanni Paolo II. Il fatto che fosse tutto vestito di bianco tipo angelo e che tutti dicessero che era bravo mi aveva fin da subito affascinato. Quando i miei genitori mi fecero la classica domanda: “Che cosa vuoi fare da grande?”, non ebbi esitazione e risposi sicuro: “Il Papa”. Avevo più o meno 3 anni. I miei ovviamente non si ricordano della scenetta, ma io sì e anche molto bene nonostante siano passati quasi 30 anni. Mi ricordo anche che loro si misero a ridere e io, ferito nell’orgoglio, a piangere. Volevo proprio fare il Papa, pensando che fosse un lavoro come gli altri, passando se ci fosse stato bisogno da tutti i “gradi” gerarchici: prete, vescovo, Papa! Mi sembrava semplice.

Poi col tempo ho desistito da questa precoce “vocazione”. A dir la verità da lì in poi non ho mai saputo cosa fare da grande e anche adesso che ho passato i 30 ancora non lo so. Sono passato per il classico astronauta, dentista, ingegnere, filosofo fino a fare uno dei tanti mestieri che come si dice in gergo “… sempre meglio che lavorare”.