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Pensieri di un papà

La nostra prima partita allo stadio

Io quasi me ne facevo un vanto.

Non essere mai andato allo stadio in vita mia a vedere una partita di calcio.

Volevo mantenere il primato, ma alla fine ho ceduto.

A 42 anni, quasi 43, ho portato il gnappo e The Second allo stadio per la loro prima partita dal vivo di Serie A.

Io sono agnostico da sempre in fatto di calcio. Da piccolo ero un tiepido juventino, all’epoca di Cabrini, Schillaci, Zavarov e prima ancora Platinì.

E, fregandomene del calcio quasi niente, non ho mai influenzato i gnappi nella loro fede calcistica.

Com’è come non è, mi ritrovo uno juventino (il grande) e un interista (il piccolo, che poi tanto piccolo ormai non è più, ma facciamo a capirci).

Visto che abbiamo pure la fortuna di avere uno dei più grandi stadi d’Italia e del mondo nella nostra città ed essendo abbastanza comodo arrivarci con i mezzi, alla fine mi sono deciso.

“Raga, andiamo a vedere Inter-Lecce”.

[Breve Digressione] Io sono un pigro per natura. Soprattutto il weekend vorrei zero sbattimenti. Già andare a portare i gnappi alle loro partite di calcio sabato e domenica è sbattimento. Già prendere la macchina nel weekend per me è sbattimento. Figuriamoci andare allo stadio. Capire come si compra il biglietto, come si accede, come funziona… [fine breve digressione].

Confrontandomi con altri papà calciofili però ho capito che era fattibile.

Ovviamente scegliendo una partita ad un orario decente, in un giorno decente, a un prezzo decente. In una stagione decente, perché io col cazzo che vado a dicembre a gelarmi le balle sulle gradinate per un’ora e mezza.

Inter-Lecce, San Siro, domenica 5 marzo 2023, ore 18, prezzo 10 euro, su su, dove osano le aquile (ultima fila, più o meno all’altezza della Madonnina).

Raga, andiamo.

The Second con sotto la divisa, maglia di Lautaro regalata per il compleanno, pantaloncini sotto ai pantaloni della tuta, felpa Inter e giacca.

Gnappo a disagio perché per lui vedere la partita di un’altra squadra, in mezzo ai tifosi di un’altra squadra è troppa vergogna. Perché nella sua ansia totale si immagina che tutti sappiano che lui tifa juve e gliene facciano una colpa. Lo capiscono dallo sguardo e sono tutti a guardare lui che è uno juventino in mezzo agli interisti, come se avesse un faro puntato addosso.

Entrare a San Siro con i bambini

Arriviamo in ritardo ovviamente. Scendiamo alla fermata San Siro Ippodromo (non San Siro Stadio, ma non chiedetemi perché).

Passeggiata di corsa verso l’ingresso 5 consigliato nel biglietto, praticamente circumnavigando tutto il perimetro (inutilmente).

Bastava entrare da qualunque ingresso come meno coda e poi muoversi da dentro i cancelli, avremmo fatto prima.

Panico ai tornelli. Già mi immagino l’intervento dei vigili del fuoco perché uno di noi resta incastrato (anche perché c’è da passare un QR code sulla destra e io i biglietti ce li ho tutti sul mio telefono).

Per fortuna gli stewart gentilissimi mi spiegano che posso infilare il braccio e posizionare il telefono senza perdere l’arto nel tornello.

Ok, ma chi passa per primo? Ansia nel pensare che tra me e i gnappi, in mezzo a un sacco di gente in ritardo per vedere la partita, si frapponga un muro di ferro da cui è impossibile tornare indietro.

L’ansia dura 10 secondi e poi capisco il meccanismo.

“Ok raga, entro io, voi state dietro, poi entrate UNO ALLA VOLTA nel tornello e aspettate che IO lo sblocchi” mettendo un biglietto alla volta posizionando bene il telefono.

Oh, sembra un’operazione da niente, ma provate voi a mantenere la calma nel marasma pre-partita, in ritardo e con due bambini (e un papà) che vanno allo stadio per la prima volta (e senza l’aiuto di una mamma, entità universale decisiva a risolvere situazioni del genere).

Cerchiamo il posto

Ok, l’ingresso è andato. Chiedo a un altro stewart dove sono i nostri posti su quale torre bisogna salire perché adesso io come faccio a saperlo?

Mica ho guardato sul biglietto, io sono un maestro dell’improvvisazione e dell’imbranataggine.

Per fortuna lo steward ha una mappa e ci indica la torre dove salire.

E qua inizia la salita.

Si prende la rampa della torre e poi si sale a piedi insieme agli altri ritardatari. Si sale, si sale, si sale, e poi ancora si sale, ma si sale eh, dopodiché si sale, si sale, sali ancora, dopo un’ennesima curva sali ancora, poi dopo quella successiva sali, vai su, ancora su, sali, vai, hop, supera, sali e supera, arrivati.

Grondando di sudore (ho visto tutta la partita con la polo fradicia praticamente, come se mi avessero buttato in una vasca) arriviamo al nostro settore. Terzo anello rosso (se ricordo bene). Comunque l’ultimo, più in alto di così c’è il cielo.

San Siro con i bambini Inter Lecce

Alla ricerca del posto

Per trovare il posto è l’ultima sfida.

Sul biglietto elettronico c’è scritto il numero del posto e il settore.

Cerca il settore guardando i numerini sulle scale. Peccato che il numerino giusto non ci sia, ma ci sia solo il precedente e il successivo con le relative frecce.

Alla fine salgo in quello che poteva essere il nostro.

Altra rampa di scale che solo una capra tibetana può salire senza problemi tanto è verticale.

Il gnappo soffre di vertigini.

Ma eravamo in ritardo e non c’era tempo per cincischiare.

Dopo altre n-scale arriviamo in cima all’Olimpo del calcio.

E adesso?

Dove sono i nostri 3 posti?

Guardo i numerini sulle sedie, ecco ci sono seduti altri bambini ai nostri posti.

Come Furio di Bianco Rosso e Verdone chiedo a una mamma se quelli non siano i nostri posti.

“Ah non lo so, chieda a mio marito…”.

Chiedo al mio collega padre: “Scusa, ho questi posti, ma è la prima volta, sono questi i nostri?”.

“No, questa è la zona 325, tu sei la 326, di là”.

E mettetelo un cartello chiaro, cazzarola!

Ci siamo quasi.

Sono nel settore giusto, ovviamente i posti sono sempre occupati, ma sempre in versione Furio faccio presente che sono nostri.

Si alzano gentilmente.

Raga, ci sediamo finalmente.

Partita iniziata da 8 minuti circa, ma siamo sullo zero a zero.

Il resto è gioia, esaltazione.

“La prossima volta andiamo a sederci là”, mi dice The Second indicando la Curva Nord, esaltatissimo per i cori degli Ultras.

Piccolo futuro collezionista di Daspo…

Al primo gol la gioia vera, urlando contro il cielo.

Secondo gol, segna Lautaro Martinez, il suo idolo.

Gioisco anch’io insieme a lui.

Il Gnappo ostenta indifferenza, ma alla fine si è divertito anche lui.

Torniamo a casa ancora carichi e contenti. Esperimento riuscito.

Torniamo giù dalla torre, con questo strano effetto ottico.

Lunedì sera sono già sul sito per vedere i biglietti delle prossime partite.

Inter-Juve in Coppa Italia? Ci proviamo…

Ormai sono entrato nel loop.

ps. In realtà era la seconda volta che entravamo a San Siro. Ma la prima volta erano davvero piccolissimi ed eravamo andati solo a vedere il museo dello stadio, una vita fa.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto