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Pensieri di un papà

Sul luogo del misfatto

Quest’anno io e Anna abbiamo festeggiato il nostro 11esimo anno di matrimonio.

E, per la prima volta dal fattaccio, siamo tornati nel posto dove ci siamo sposati per farlo vedere ai gnappi.

Il gnappo grande è sempre interessato al nostro matrimonio. Lui è un romanticone e ogni tanto ci chiede di vedere le foto e ci chiede cose su quel giorno.

A The Second fregacazzi.

Quei due là a guardare papere

Era da tanto che volevo tornare, dopo 11 anni. Non che sia particolarmente legato al posto o alla Chiesa, però, insomma, è stato comunque un posto che ha visto un piccolo evento per noi e per la nostra famiglia.

Quella del nostro matrimonio è sicuramente stata una bellissima giornata che ci è passata davanti come in un film.

Da lì poi sono successe un po’ di cose, come l’arrivo di due gnappi che sicuramente ha dato un senso diverso al tutto, oltre che ad averci preso notevole tempo, soldi ed energie per la cura della prole.

Però insomma, sì, dai, tornassi indietro rifarei tutto, ma proprio tutto.

Il giorno in cui siamo tornati sul luogo del misfatto abbiamo fatto fare ai gnappi un tour panoramico del borgo, siamo entrati nella chiesa (loro ci hanno chiesto dove eravamo seduti quel giorno), abbiamo acceso un paio di candeline che male non fa e poi siamo andati a mangiare in uno dei ristoranti acchiappaturisti.

Nel giro The Second a cui non scappa niente, nota un ponticello con i soliti inutili lucchetti lanciati dai libri (e film) di Federico Moccia e ci ha chiesto, candidamente: “Qual è il vostro?”. 🙂

lucchetti dell'amore
Lucchetti dell’ammoreee che imbrattano ponti, mulini e ringhiere di posti ameni

Ecco, spiegargli che al papà e alla mamma sta moda dei lucchetti proprio non gli va giù non è stato semplice, ma se l’è messa via.

Io mi immaginavo questo ritorno al luogo del delitto come qualcosa di diverso forse. Con un po’ più di emozione.

Invece è stata comunque una bellissima giornata noi quattro insieme, ma magari un po’ diverso da come lo avevo idealizzato nella mia testa.

Una cosa tipo: “Io e l’amore della mia vita dopo 11 anni di felice matrimonio torniamo con due splendide creature frutto del nostro amore proprio nel luogo dove davanti a Dio ci siamo giurati amore eterno”.

Ecco una cosa così insomma, con un po’ di pathos.

E invece è stata una bella domenica pomeriggio, con pranzo incluso e giro coi gnappi.

Senza troppo romanzo ecco.

Certo un po’ di emozione c’è stata, ma nella media insomma.

Tornando a casa però (dopo aver smollato i gnappi dai miei suoceri per l’ultima settimana di libertà prima del temibilissimo inizio della scuola) ci siamo portati dietro un po’ il mood della ricorrenza, ripensando alla strada fatta.

Non tanto a questi 11 anni che sono volati via e che ci hanno regalato bellissimi momenti, infinite gioie e altrettante rotture di balle e sbattimenti (ma con bilancio comunque in positivo).

Più che altro per come è andata tra di noi e per quanto sia stato relativamente breve il nostro fidanzamento.

Praticamente abbiamo deciso di sposarci dopo “soli” due anni e mezzo di conoscenza, organizzando poi il matrimonio nell’anno successivo.

Quindi, due anni e mezzo di fidanzamento “senza pensieri”. Di cui i primi sei mesi di frequentazione molto molto blanda, per poi stare insieme andando a convivere solo per motivi logistici 8 mesi prima del matrimonio.

Logistici perché Anna sarebbe stata sbattuta fuori casa dalla sua coinquilina nonché proprietaria di casa e a quel punto abbiamo anticipato i tempi della convivenza (lasciando i miei coinquilini).

Quindi, guardandoci indietro, ci siamo un po’ stupiti della nostra follia.

Solo due anni e mezzo di conoscenza prima di impegnarci solennemente davanti a un botto di gente (e spendendo una cifra spropositata per il ricevimento).

Mica pizza e fichi insomma.

Ci è venuto pure da ridere ripensando che all’epoca quelli più convinti tra l’altro eravamo noi.

Quando lo dicemmo ai nostri genitori non è che loro la presero proprio benissimo.

Mia mamma: “Ma sei ancora giovane! Hai 30 anni! Ma vuoi già sposarti!”. “Ma scusa, mamma, ma anche lei è giovane che di anni ne ha 28”. “Bhè, no dai, lei no, è una donna, non è giovane per sposarsi…”. (Adoro)

Sua mamma: “Ma siete sicuri? Ma non è meglio andare a convivere un po’ prima? Magari un’annetto e poi decidete!”.

Oh, mortacci loro, ci remavano tutti contro. Che entusiasmo quelli là! Ti fan proprio venir la voglia.

Ma per fortuna noi abbiamo pensato prima di tutto a quello che sentivamo giusto per noi.

Ci siamo buttati e… oplà.

Tagliato il traguardo degli 11 anni, sperando e provando (ma sapendo bene che la vita non è sempre rosa e fiori) di festeggiarne anche i prossimi 11.

[Che poi sto giro avrei dovuto farlo l’anno scorso dopo i 10 anni, avrebbe avuto più senso, ma era la prima estate di Covid, non c’avevo il green pass e poi oh, non avevo l’avevo organizzata].

Di Fede

Blog di un papà imperfetto