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Tagliamoci le vene

Festa del Papà ai tempi di Coronavirus

Due mesi e dieci giorni dall’ultimo post. E menomale che dovevo scrivere più spesso.

La Festa del Papà 2020 sarà particolare. Come è particolare questo periodo per tutte le famiglie italiane.

Siamo a casa (non sempre) ma il più possibile. Tranne che per motivi di lavoro, dove non si può fare smartworking, io Anna e i gnappi, come te, dobbiamo farci passare la giornata, arrivare a sera, mettere a letto i bambini, svegliarci il giorno dopo, tenendo aperte le finestre e cercando di far entrare un po’ d’aria da fuori.

Ci ricorderemo per sempre questo periodo.

Sperando che finisca presto. Che si possa tornare a stringerci le mani, a darci gli abbracci.

Torno quasi alla normalità verso sera. Quando il sole tramonta. Poco prima di cena.

Tanto neanche prima andavamo da nessuna parte la sera. Quindi ogni sera mi sembra quasi una sera normale. Anche se ormai scambio quasi il giorno per la notte, andando a dormire sempre più tardi, perché l’unico momento in cui puoi fare cose al computer senza dover urlare dietro ai gnappi.

Anche loro per ora stanno reggendo bene. Per ora.

Il gnappo è un casalingo fatto e finito. A lui basta non andare a scuola. Ma lui stare in casa non sembra una sofferenza. Prima, quando si poteva uscire, rompeva sempre le scatole perché voleva stare sempre a casa. Eccolo accontentato.

The Second sta patendo un po’ di più. Di notte si sveglia spesso. È molto più sensibile. Ha più paura di tutto (certo, quando poi gli fai vedere Harry Potter e la camera dei segreti si sveglia 200 volte, ma lì coglioni noi che glielo abbiamo fatto vedere in tv).

Però in generale lo vedo sempre visto ma un po’ più timoroso.

Sarà lunga e vinceremo solo se sapremo:

  • seguire le indicazioni delle autorità: dallo stare a casa al lavarsi le mani & co.
  • restare uniti senza andare dall’avvocato divorzista appena si potrà uscire di casa
  • non menare i gnappi che ogni giorno ne hanno una buona per farci imbestialire
  • portare pazienza e volerci più bene

Prima che tutta Italia diventasse zona rossa i gnappi erano dai nonni, a 200 km da Milano.

Visto che le scuole erano chiuse li avrebbero tenuti volentieri. Quando ancora si poteva girare per strada.

Poi un sabato sera, io e Anna da soli, in casa, cenetta intima. Avremmo voluto vederci un bel film (e magari fare anche altro…) ma dalla chat di WhatsApp del lavoro mi girano la bozza del primo decreto che ha fermato tutto.

La scelta era per:

  • lasciare i gnappi dai nonni fino al 3 aprile (e loro sarebbero stati d’accordo e anche i gnappi senza fare un plissé)
  • andare in fretta e furia a prenderli prima di rischiare di essere denunciati in caso di controlli

Avevo poco tempo per scegliere e si trattava di mettere davanti a tutto la famiglia o il lavoro.

Anche perché pensavo: chissà questi quando li rivedo se bloccano tutto. Vorrei almeno vederli prima dei loro 18 anni ecco…

Niente film, ma in fretta e furia ci vestiamo e ci mettiamo in macchina per andarli a prendere e portarli a casa.

Lasciando i piatti sporchi della cena nel lavello.

Adesso non riusciamo a lavorare con loro ovviamente (sto smart working è una bella sòla, soprattutto per i freelance), dobbiamo fargli fare i compiti, scleriamo tutti i giorni e arrivare a sera è dura.

Io e Anna, come in questo momento, siamo davanti al portatile per lavorare mentre loro di là dormono. E ci scambiamo poche parole anche se siamo vicini h24.

E una situazione un po’ particolare. Ma stiamo bene. E a sentire quello che succede là fuori è questa la cosa più importante.

Sarei stato più libero, avremmo potuto lavorare, fare l’amore tutte le notti, vedere infiniti film, tornare come due fidanzati per un tempo indefinito.

Ma non avrei retto a saperli lontani per troppo tempo, senza sapere se poterli andare a prendere o farmeli portare a casa.

Adesso vedo le loro faccine, annuso i loro colli dall’odore acre dopo una sudata notturna, li bacio e se esco per lavoro o per la spesa lavo le mani 200 volte e non mi metto le mani in faccia anche se mi prude il naso.

Siamo noi 4 insieme e questo mi basta. Pensando che non tutti hanno questa fortuna.

Il lavoro vada come vada.

Adesso è il tempo di cose più importanti.

Spero davvero che questa emergenza sanitaria porti del buono dopo tutto questo disastro.

Capire cosa conta di più nella vita (senza citare Mimmo Amerelli…). 😉

Capire che stare insieme e stare bene è la cosa più importante.

Mi ricorderò questa Festa del Papà in tempo di Coronavirus.

Speriamo che San Giuseppe ci guardi da lassù e ci dia una mano perché qui è abbastanza dura.

Di Fede

Blog di un papà imperfetto