Queste giovani generazioni (bello parlare come i vecchi ogni tanto…) arrivano all’adolescenza presto. Troppo presto. Il gnappo ci sta entrando adesso, ai 2 anni compiuti da poco. Per la prima volta ieri, durante uno degli infiniti capricci, è andato da solo in camera sua.
Era pronto in tavola. Io e Anna ci sediamo e lui non vuole venire. Vuole continuare a giocare sul tappeto. Dopo innumerevoli “vieni”, “c’è pronto”, “uh che buona la pappa!”, “adesso si mangia” ecc. il nano ha preso su e se n’è andato.
Io e Anna ci siamo guardati. “Un adolescente, ormai è un adolescente”, mi dice sorridendo. Annuisco. “Pensa a quando sbatterà la porta!”, aggiunge, con una dose non comune di preveggenza.
Nel giro di un nanosecondo, nano quanto è lui, “tutto ad un tratto la porta fa sbam”, come cantavano gli 883. Detto fatto. Tra un po’ gli spunteranno anche i brufoli e vorrà andare a dormire dagli amici. Manca poco.
Scoppiamo a ridere. “Visto?! Bastava chiedere”, dico io.
E un altro nanosecondo dopo, visto che quello là le porte le sa chiudere e far sbattere, ma poi non le sa aprire, scoppia a piangere. Si è accorto che con il suo gesto di stizza si è chiuso dentro da solo, il pollastro.
Così la “salvatrice della patria” nonché “consolatrice degli afflitti“, lo va a recuperare. E finalmente lo mette a tavola per mangiare.
A tavola poi, tra un cucchiaio di risotto e l’altro, si mette pure a fare il coglioncello. Come se niente fosse. Doppia personalità. Sclero e gioia nel giro di due minuti. Mica normale.