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Pensieri di un papà

Cosa mi piace fare in casa, cosa non mi piace

Non sono un uomo di casa. Anzi, direi che in casa il mio contributo è minimo. Però ci sono alcune cose che mi piace fare e faccio, altre che non mi piace fare, ma faccio lo stesso, altre che non mi piace fare e non faccio e altre ancora che mi piace fare e che non faccio.

Cosa mi piace fare e faccio: la spesa (sono l’uomo della spesa, adoro girare per scaffali e scegliere cosa portare a casa, trovare l’offerta migliore, scegliere con attenzione la cassa in cui c’è meno fila e poi puntualmente rimanere bloccato perché quello in fila prima di me ha un problema vedendo che la fila accanto scorre che è un piacere). Andare alle riunioni di condominio (ieri c’è stato il debutto a quella della casa nuova. Fare il pettegolone insieme alle vecchiette del palazzo è uno dei piccoli piaceri della vita). Dar da mangiare al gnappo (ormai abbiamo preso il ritmo e un cucchiaio io e un cucchiaio lui, sto mettendo su chili).

Cosa non mi piace fare e faccio lo stesso: portare giù la spazzatura (è incredibile quanta rumenta riusciamo a produrre. Soprattutto plastica, ma anche carta. Il vetro in crescita con gli omogeneizzati del gnappo. E poi quei fetentissimi sacchetti con dentro i pannolini sporchi di cacca. Una bomba chimica che in ascensore è impossibile portare. Meglio prendere le scale). Pulire i pavimenti (di solito ci dividiamo i compiti io e Anna. Lei spolvera e pulisce i cessi, io passo l’aspirapolvere e il mocho. Non mi piace farlo, ma per non avere capelli che girano per casa come cespugli nel deserto americano ogni tanto mi tocca).

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Io lei e l'altro

Il mio senso di colpa in una giornata come tante

E’ difficile che mi venga il senso di colpa. Ieri mi è venuto (e probabilmente mi verrà ancora) perché ho lasciato Anna tutto il giorno con il gnappo in casa da sola. E’ un periodo per me abbastanza incasinato, tra lavoro, studio e impegni vari: più che altro public relations futili che cerco di dosare, ma che inevitabilmente almeno una volta alla settimana saltano fuori.

Ieri sono uscito di casa prestissimo, sono tornato a casa un’oretta a pranzo (di cui 20 minuti di pisolino) sono ri-uscito nel primo pomeriggio e sono tornato a casa per le 8. In un giorno ho inserito lavoro, università, spesa (latte, pane e cerette baffi per A.).

Perché mi sento in colpa? Perché a casa non ci sono mai e la totale full immersion di Anna con il pupo immagino non sia una passeggiata. Soprattutto quando lui si mette a piangere per due ore consecutive. Alle 19.12 mi è arrivato questo messaggio:

“Non venire a casa troppo tardi che non ne posso più! Sono 2 ore che piange, spero che svenga in fretta”!”.