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Pensieri di un papà

Dove eravamo rimasti?

…ah sì, a kooly noody sul tappeto del gnappo in piena notte. Lo sapevo che non avevo più il fisico… Dopo qualche giorno infatti mi è arrivata l’influenza. Mal di gola, 39.4 di febbre, letto-divano divano-letto, suppostone di tachipirina 1000 (perché avevo pure la nausea, le pastiglie non riuscivo a digerirle). Insomma, uno straccio. C’è voluto l’antibiotico. E quattro giorni recluso in casa.

A dire la verità non mi sono ammalato per l’attività amatoria nel freddo della notte, almeno spero. No, sicuramente è stato quando sono andato a prendere la bottiglietta dell’acqua. Eravamo a casa di amici (con due bimbe piccole, di cui una, di sei mesi, pesa più del gnappo che ha quasi un anno). Lui voleva bere e ovviamente lui, il signorino, mica beve in un qualsiasi bicchiere di plastica rosa. No, il principino del pisello vuole il suo. Così sono dovuto andarlo a prendere in macchina e per la fretta non mi sono messo la giacca. Tac. Frittata fatta. Caldo-freddo, freddo-caldo e i virus hanno messo la loro bandierina.

Appena guarito io, la febbre è venuta ad Anna. Mi sa che gliel’ho attaccata visto che i sintomi sono gli stessi. L’unica differenza è che se io mi ammalo la casa va avanti lo stesso. Se lei si ammala posso anche chiudere la saracinesca e buttar via la chiave. Con lei ko, io che devo andare al lavoro e un gnappo a cui star dietro e che, tra l’altro, in questo periodo è pure abbastanza rognosetto, abbiamo dovuto chiamare il pronto intervento nonni.

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Pubblicità progresso

Quando esco con gli amici che ancora non hanno figli mi sento una pubblicità progresso. La colpa è del gnappo che quando è in mezzo alla gente riesce a sfoggiare il suo miglior sorriso a due denti, le sue migliori espressioni e si mette sempre quella “aureola portatile” che si toglie una volta entrato in casa.

Così, tutte le volte che vediamo coppie di amici ancora sfigliati leggiamo nei loro occhi (più in quelli femminili che in quelli maschili a dir la verità) il desiderio di mettere al mondo un pupetto per farlo giocare tra qualche anno con il nostro. Ieri addirittura la fidanzata di un mio amico è riuscita a dire: “Che bello il gnappo, sarai l’amichetto del nostro figlio immaginario!”.

A differenza di tante altre volte in cui storco il naso al solo sentire frasi di questo tipo, stavolta mi ha fatto piacere perché la frase era davvero sincera e non morbosa. Eh sì, il gnappetto sta facendo una strage di cuori. Se la popolazione italiana aumenterà nei prossimi anni forse sarà anche un po’ merito suo. Soprattutto perché lo stronzetto riesce ad essere davvero adorabile quando è fuori e al centro dell’attenzione, anche con gente che non ha mai visto.

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Coinquilini miei

Ieri c’è stato un momento revival con i miei ex coinquilini. E’ dal gennaio del 2010 che non viviamo più insieme, da quando, per andare a convivere, ho abbandonato il mio vecchio appartamentino su due piani in condivisione che ha visto tante e grandiose feste con gnoccame vario.

Pian piano sono andati via da quella casa anche gli altri tre, e due di loro sono tornati nello loro città, uno a Vicenza e uno a Taranto. Ieri ci siamo trovati per una pizza visto che erano tutti a Milano per lavoro. A un certo punto, tra una chiacchiera e l’altra, mi sembrava di essere in un film. Uno di quei film alla Pieraccioni in cui c’è la voce narrante che racconta la storia dei singoli personaggi che vengono inquadrati in primo piano, prima che parta il flash back. Forse l’ho vista ne “I Laureati”, o forse me la sono inventata…

…erano ancora insieme, uniti, dopo cinque anni di vita passata sotto lo stesso tetto, a condividere il cesso, le cene tirate su alla bell’e meglio, le serate accese di dibattito politico davanti a “Porta a Porta”, i calzini e le mutande scambiati dopo la lavatrice che chissà perché riuscivano sempre a mescolare. E poi le mattine rincoglioniti davanti al caffé dopo la seratona in discoteca, o dopo le tante feste per le quali ancora li riconosce gente che non hanno mai visto.

Ormai non si vedono quasi più. Quante volte all’anno? Boh, si possono contare forse sulle dita di una mano. Stasera però ci sono, sono loro. Seduti a un tavolo, davanti a una birra. Ognuno con le sue storie, con le sue strade che ha preso dopo quel periodo post università passato insieme. Si lavorava certo, ma era un po’ come se fossero tutti ancora studenti. L’obiettivo era uno, forse due: alcol e fighe. Forse il primo finalizzato al secondo. Semplice, onesto. Poi pian piano ognuno ha trovato la sua. L’amore, a volte, è in competizione con l’amicizia. Anche se la vera amicizia rimane per sempre. Bisogna fare delle scelte: crescere un po’ o rimanere adolescenti.

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Un giorno dai nonni e la consapevolezza di essere fortunati

Un giorno e mezzo passato dai nonni. In occasione del compleanno di mia mamma li siamo andati a trovare con il bebé al seguito e ci siamo fermati a dormire una notte. La famiglia era al completo, c’era anche mia sorella che ora vive a Berlino. Così, in mancanza di un letto libero, abbiamo messo una brandina Ikea in camera mia e abbiamo dormito decisamente accampati, ma felici.

Sabato è iniziato il pellegrinaggio per esibire il pupo davanti agli occhi di amici e parenti. Peccato che i miei zii avessero la febbre e non lo abbiano potuto vedere. Sarà per la prossima volta (Pasqua? Natale? Chissà). Abbiamo anche fatto la classica passeggiata sul vialealberatosenzamacchine con un’amica che ha un bimbo di 7 mesi. Anche lei un maschio.

Complice il sole quasi primaverile (anche se c’era tanto vento) durante la promenade tardo mattutina c’era un tripudio di carrozzine, passeggini, genitori e nonni in passeggiata. A un certo punto mi sono trovato appaiato in mezzo ad altri due passeggini e mi veniva quasi voglia di fare la gara tipo “Fantozzi va in pensione”.

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Gli amici e la marea di regali inutili

In questi giorni ci stanno arrivando una marea di regali. In particolare dagli amici dei miei. Ovviamente nessuno ti chiede che cosa può esserti utile, ma vanno a comprare la prima cagata che gli viene in mente e tu ovviamente “a caval donato” non guardi in bocca.

Quindi ci ritroviamo con la casa piena di roba (la maggior parte inutile) costituita da: carrillon (ben tre) che al solo sentire la loro musichetta mi viene il nervoso. Coperte e copertine di ogni tipo, non si sa mai che il pupo abbia freddo! (Da notare che in casa nostra, con il riscaldamento centralizzato, ci saranno di giorno sui 26 gradi, alla faccia del pm 10). Cuffie e cuffiette che ovviamente, uscendo poco di casa, non riusciremo mai a fargliele mettere tutte. Poi notoriamente le cuffie si cambiano come i pannolini, tutti i giorni. Vuoi non farlo uscire ogni giorno con una cuffia diversa? Non si sa mai che si sporchi!

Calze e calzine, inutili pure quelle. Avete mai visto un neonato con le calze? Forse neanche al polo nord! La tutina basta e avanza.

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E’ scattata la gara per il secondo figlio

In questo periodo ci sta succedendo una cosa strana. Diversi nostri amici più o meno coetanei stanno aspettando il secondo figlio. E per fortuna che in Italia c’era il calo delle nascite! Tra questi, la maggior parte ha già bambini di uno, massimo due anni.

Il primo della lista è un mio collega, anche lui alle prese in questo periodo con muti, rogiti, traslochi e donne incinte. Fa piacere essere sulla stessa barca. La sua bimba avrà poco più di un anno e sua moglie è di nuovo incinta. Cacchio, non sbaglia un colpo!

Altri due nostri amici ci hanno riprovato dopo la prima bimba che non ha ancora due anni. Adesso vorrebbero un maschio, hanno già pianificato tutti i nomi (ma si può?!) e vorrebbero, nel loro progetto di famiglia, avere femmina-maschio-femmina. Glielo auguro, anche se sul fatto di programmare troppo la vita sono sempre stato un po’ scettico. Quindi dovrebbero partorire in estate. Bé, almeno avrà tutti gli amichetti più o meno coetanei con cui giocare. Ma il migliore è stato il mio terzo amico…