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Il Bosco di Fede Libri

Il miracolo originale

Non so in quanti si ricordino l’albero di Massimo.

Ne avevo scritto qui qualche anno quasi un lustro fa. Quando ogni tanto qualcuno piantava un albero nel Bosco di Fede.

Che è lì e cresce con tutti i suoi alberi che chi è passato di qui ha voluto seminare nel tempo.

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Il Bosco di Fede

Convivere con l’endometriosi, l’albero di Etty

Se siete qui da un po’ di tempo sapete già cos’è il Bosco di Fede. E sapete anche quanto sia per me importante sapere che c’è e che tutti gli alberi che ognuno di voi ha piantato hanno poco alla volta messo radici e stanno crescendo.

Io da queste parte ci sono sempre poco. Ma per fortuna ci siete voi.

Dico davvero. Perché questo spazio non è solo mio. E’ anche vostro. E anche il Bosco di Fede, a maggior ragione, ovviamente lo è.

Sinceramente, da maschio, non conoscevo l’endometriosi. Avrei potuto metterla insieme a quelle parole che prima di diventare papà non avevo mai sentito.

Poi, dopo la mail di Etty ho fatto un giro su Google e ho capito. O meglio, ho intuito, perché capire mi sembra troppo ambizioso come verbo.

Io a Etty devo dire due cose: grazie e scusa. Grazie per il suo albero che piantiamo oggi nel Bosco di Fede insieme agli altri. E scusa… lei sa perché.

***

Caro Federico,

è quasi un anno che ti seguo e voglio ringraziarti per le risate e le riflessioni che mi hai regalato leggendo il tuo blog.

E’ tanto tempo che vorrei piantare il mio alberello nel tuo bosco, forse è solo per poter mettere nero su bianco quello che sento dentro da tanto e se possibile poter essere di aiuto per chi si trova nella mia situazione.

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Il Bosco di Fede

Una buccia vuota, l’albero di Alba

Bosco di FedeChi legge questo blog da un po’ (e non capita qui per caso solo perché cerca su Google cose sconce su Carolina Benvenga o Fata Ariele) sa che c’è una rubrica a cui tengo tantissimo: il Bosco di Fede.

Non mi ricordo come è nato, ma è un posto sempre bello, tranquillo, tra la luce del sole che penetra tra i rami degli alberi.

Ogni tanto capita qualcuno pianta un piccolo albero. Ed è per me sempre un grande regalo. Perché il bosco vuol dire speranza. Perché mi piace far sentire anche il suono silenzioso di tanti alberi che crescono e non solo di un albero che cade.

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Il Bosco di Fede

Desiderare il secondo figlio, l’albero di Ile

Bosco di FedeIo sono stato fortunato. Lo riconosco. Perché il gnappo e The Second sono arrivati tra noi senza fatica. Anzi. Il gnappo fin troppo presto, anche se, col senno di poi, non avrebbe potuto scegliere momento migliore. E se non ci avesse sorpreso così come ha fatto, probabilmente non ci sarebbe nemmeno The Second.

Quindi, a dir la verità, io non so come ci si senta ad “aspettare”. Ad essere pronti per accogliere una nuova vita che però tarda ad arrivare. Sia per la prima volta che per le altre. E non so se ci sia differenza tra la prima volta e le altre volte. In teoria penserei di sì. Perché – ipotizzo – attendere per la prima volta qualcosa che ancora non si è mai provato e che si vorrebbe con tutto il cuore forse è più “logorante”. Ma sono pensieri “da maschio” che certe cose non le può capire…

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“Non avrete il mio odio”, incontro con Antoine Leiris

Antoine Leiris Non avrete il mio odioEra da tanto che non andavo a una conferenza. O alla presentazione di un libro. Lo facevo anni fa, poi il tempo da dedicare alla “cultura” è diminuito, gli impegni sono aumentati, e spesso quello che può sembrare un incontro interessante, a volte si dimostra un pacco.

L’altro giorno mi è arrivata la mail della Fondazione Corriere della Sera (sono iscritto alla newsletter, gli incontri sono gratuiti e di alto livello). Prima che arrivasse il gnappo ci andavo ogni tanto e mi erano sempre piaciuti. Adesso quando c’è qualcosa di carino vorrei andare, ma poi, il senso di “responsabilità” mi fa tornare a casa dopo il lavoro. Perché anche la famiglia ha bisogno del suo tempo e la “cultura” può anche aspettare. (Di solito il parterre di questi incontri è composto quasi sempre da persone agées).

Ma quello di venerdì scorso non era un incontro come gli altri. Almeno per me. Ci sarebbe stato Antoine Leiris. Un nome che a molti non dice nulla, fino a quando non viene associato a una frase, che è mi è rimasta dentro dopo gli attentati di Parigi: “Non avrete il mio odio“.

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Un abbraccio forte ai nostri figli, l’albero di Massimo

Bosco di FedeUn anno fa avevamo piantato nel Bosco di Fede l’albero di Massimo. Da allora, da quella prima mail che avevo ricevuto e pubblicato con il suo consenso, ci siamo scritti diverse volte. Anche se non gli rispondo mai “prontamente”, ho imparato tanto da lui, da tutto quello che mi ha scritto su come ha affrontato la malattia del suo secondogenito.

Anche lui ha due figli e il più piccolo, che ha più o meno l’età del gnappo, si è ammalato di leucemia un anno fa. Da allora hanno dovuto superare enormi prove. Ma rimanendo uniti, pur tra mille difficoltà, sono riusciti, in questo mare in tempesta, a non perdere mai lo sguardo sull’orizzonte e a non mollare mai il timone.

Dopo un anno il suo albero è cresciuto. E’ più bello e forte di prima. E crescerà ancora, così come tutti gli altri che sono stati messi nella terra e i prossimi che dovranno ancora essere piantati.

Io e Massimo siamo rimasti d’accordo così: dopo questo post, abbracciamo forte tutti i nostri figli, piccoli o grandi. O in generale le persone che amiamo. 

L’idea è venuta a lui una sera, quando, ripensando a un bambino vicino di stanza di suo figlio in ospedale durante le cure, con problemi enormi, quasi insormontabili, e pensando a tutta la loro famiglia si è ritrovato a fare l’unica cosa che era in grado di fare in quel momento: abbracciare forte i suoi figli e donare quell’abbraccio come “forza simbolica” a quella famiglia nella speranza che Qualcuno lo “raccogliesse” e lo “trasformasse” in sollievo e speranza.

Mi unisco con il cuore a quell’abbraccio. E se lo faremo in tanti, sarà sicuramente efficace.

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“Non avrete il mio odio”

Antonine Leiris

Le parole non si riescono a trovare. Per la strage di Parigi, ma anche per tutte quelle stragi assurde che ci sono state nel mondo per terrorismo e guerre.

Tra tutte, le uniche parole che mi sento di condividere sono quelle di quest’uomo straordinario. Di questo marito e papà straordinario. Che nel dolore straziante riesce a non odiare chi ha ucciso la sua compagna e madre di suo figlio di 17 mesi. E dà a tutto il mondo una grande lezione di vita che non dovrebbe essere mai dimenticata.

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Bosco di Fede, l’albero di Massimo sta crescendo

L’albero di MassimoBosco di Fede sta crescendo. Da quando ha messo le radici nel Bosco di Fede è passato più di un mese e da allora ci siamo scritti un po’ di volte.

Tra papà ci si capisce. Così gli ho chiesto di raccontarci un aggiornamento sulla lotta che il loro piccolo sta portando avanti.

Questa Pasqua credo sarà per loro ancora più speciale.

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Abbattere il muro della leucemia, l’albero di Massimo

Bosco di FedeC’è un nuovo albero nel Bosco di Fede. Lo ha piantato Massimo, un papà che insieme a sua moglie sta affrontando una delle prove più difficili della vita, di quelle da togliere il fiato.

Non serve aggiungere altro alle sue parole. La vita, a volte, ci mette davanti a muri che sembrano insormontabili e senza senso. Ma la luce in fondo al tunnel prima o poi arriva. Il buio non può avere l’ultima parola. Fatti come questi ci mettono davanti al mistero della vita e al suo senso. E ci fanno guardare il mondo da un’altra prospettiva. Almeno parlo per me.

Grazie Massimo per il tuo albero. Ti siamo vicini e tifiamo tutti per il tuo The Second. Ricambio l’abbraccio, forte.

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La battaglia per riabbracciare mio figlio, l’albero di Mauro

Bosco di FedeC’è un un nuovo albero nel Bosco di Fede. E’ quello di Mauro. Mauro è un papà di 37 anni e la sua storia è uguale e diversa a quella di tanti altri padri separati. Ha dovuto superare prove durissime, lottare con la legge e con la sua ex moglie. Ma dopo nove lunghi anni finalmente è tornato il sereno sulla sua vita e su quella di suo figlio.

Grazie di cuore per il tuo albero. Il bosco silenziosamente cresce, poco alla volta, senza fretta. Se volete piantare il vostro, la terra è qui.

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“Non riuscivo a educare mia figlia”, l’albero di Marianna

Bosco di Fede

Marianna è una giovane mamma 29enne e fa l’educatrice. Ha accolto la sua bimba con immensa gioia, dopo aver avuto alcune difficoltà in due precedenti gravidanze. Ma come dice il proverbio? “Il calzolaio ha sempre le scarpe rotte…”. E infatti lei paradossalmente, che al lavoro si trova a suo agio a gestire i figli degli altri, ha dei problemi proprio nell’educazione della sua piccola.

Ecco il suo albero nel Bosco di Fede che silenziosamente cresce, poco alla volta, senza fretta. Se volete contribuire a farlo diventare sempre più grande, la terra è qui.

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L’albero di Mauro, da attore a clochard

Bosco di FedeMauro ha 60 anni ed è un attore. L’ho incontrato per la prima volta circa un mese fa davanti a una banca. Mi ha chiesto una sigaretta con modi gentili e ci siamo messi a parlare. Mi ha raccontato che si è trovato in strada dopo aver prestato dei soldi ad alcuni amici che non gli sono mai tornati indietro e dopo che la moglie gli aveva svuotato il conto in banca per andare con un uomo di 25 anni più giovane di lei.

Mauro da più di nove mesi vive per strada. Il suo indirizzo adesso sono le panchine di viale Lazio. Dorme riparandosi sotto il tetto della casupola di uno scivolo per bambini. Chiacchiera con la gente che incontra, a cui regala un sorriso e uno dei suoi monologhi. Mauro non si lamenta mai. Nonostante la condizione temporanea di clochard, dice che è riuscito a trovare il lato positivo anche in questa difficile esperienza. La gente del quartiere gli vuole bene e lui vuole bene alla gente.