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Anche Mosé odiava i passeggini

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G. sotto osservazione (la mia).Ah, mi mancavano gli zampilli

In questi giorni sto osservando G. per capire di che pasta è fatto. Anche se ha solo due mesi credo che il carattere venga fuori subito, addirittura già nella pancia.

Dopo i primi giorni in cui non sapeva (quasi) di essere al mondo, adesso sta iniziando a guardarsi molto di più intorno, a piangere “a comando” per essere preso in braccio, a studiarsi le manine, a mettersi il dito in bocca. Ma ancora non interagisce con il mondo esterno nel vero senso della parola.

Io ogni tanto provo a mettergli davanti i giochini penzolanti della sdraietta. Niente, sembra quasi che lo infastidiscano. Ieri gli abbiamo messo quasi davanti al naso un vero cucciolo di coniglio nano. Niente. Sguardo perso nel vuoto.

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Un vero maestro di mestolino

Mestolino [me-sto-lì-no] s.m. Dim. di méstolo ‖ Fare il mestolino, dei bambini quando, sul punto di piangere, contraggono i muscoli del viso sporgendo le labbra e appiattendo il mento.

Il gnappo è un vero maestro di mestolino (o mescolino come dice Anna). Mestola spesso, di solito quando vuole essere preso in braccio, oppure quando vede qualcuno che non conosce. Ultimamente sta succedendo anche quando vede i nonni. Loro sono in estasi appena lo vedono e lui lì per lì, invece che un sorriso vero sgancia il sorriso al contrario, come una perfetta emoticons  🙁  Poi Anna lo prende in braccio, lo consola un po’ e allora possono scattare i sorrisini.

E’ incredibile la velocità con cui passa dalla modalità mestolo  🙁  alla modalità sorrisino.  🙂  Tra l’altro è veramente un mestolino perfetto. Gli angoli della bocca sono talmente giù che più non si può (questa foto non rende giustizia), le labbra si contraggono, il tempo di farle tremare un po’ (giusto quei 2 o 3 secondi) e se non lo prendi in braccio inizia a piangere. Infingardo.

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Rigurgito da neonato, quando il bimbo fa l’esorcista

Da un po’ di tempo una nuova espressione corporale si è impadronita del gnappo. Il rigurgito. Praticamente quasi dopo ogni poppata (che nelle ultime settimane sono molto migliorate a dir la verità, molto più “sostanziose” e senza più ragadi) scatta il vomitino bianco.

Si va dal “rigagnolo lungo la spalla di Anna” al getto furente tipo l’Esorcista. Quando è davvero in forma il pupo riesce a unire entrambi i tipi: sbrodolata lungo la schiena della mamma che, essendo vestita in casa quasi sempre di nero ormai sembra una zebra, e pozzanghera di latte semi-lavorato per terra che io prontamente cerco di asciugare.

Il gnappo ad ogni rigurgito sembra stupito. Non riuscendo a sputarlo tutto, se ne tiene un po’ in bocca. Povero! Sembra quasi che dica: “Questo è mio, me lo rimangio io!”.

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E arrivarono le colichette… che belli i neonati!

Speravo non sarebbero mai arrivate. “Un 15% di bambini non le ha”, mi diceva Anna. Ci hanno illuso i primi 40 giorni che sono andati alla grande. Speravo che il gnappo appartenesse a quel 15%. Poi, quando meno te l’aspetti, arrivano loro. Le Colichette.

Solo il nome mette paura. Lo si può pronunciare con accento del Nord tipo milanese (ué Africa, sono arrivate le colichètte, taacc) oppure del centro-sud tipo romano (mannaggia alle colichétte).

Notte d’inferno. La prima dopo tanto tempo. Forse una punizione meritata perché io ed A. abbiamo avuto la sfrontatezza di andare a cenare da soli per il suo compleanno lasciando il pupo in casa coi nonni materni.

Sembrava troppo bello per essere vero. Ok, ci vuole sempre un po’ per metterlo a letto. Si svegliava per la poppata notturna ogni 4 o 5 ore. Ma tutto era abbastanza sotto controllo.

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Un po’ di sonnambulismo e nuovi assalti notturni

Da quando il pupo è nato sono diventato ancora più sonnambulo. Anche se non faccio più sogni erotici, come invece succedeva all’inizio della gravidanza, (si vede che ormai la pace dei sensi ha avuto la meglio su di me), da un po’ di tempo sono preda invece di un fenomeno più inquietante: mi sveglio nel cuore della notte e, nel panico, cerco il gnappo. E’ successo anche stanotte.

All’improvviso, forse durante un sogno, mi sono ritrovato nel letto addosso ad Anna (che ho svegliato per l’ennesima volta, ma ormai ci è abituata) al buio, per cercare il gnappo. Poi devo anche essermi avvicinato alla culla (che abbiamo di fianco al letto) per vedere se c’era. A quel punto, mi sono svegliato anch’io e dopo un “Ma cosa stai facendo?” detto dalla mia dolce metà, sono tornato buono buono nel mio cantuccio.

Non è la prima volta che mi capita. Subito dopo la nascita, nelle prime notti a casa in tre, su consiglio delle ostetriche abbiamo provato a far dormire il gnappo con noi nel lettone. Un disastro. Lui perché era scomodo, noi invece per l’ansia di schiacciarlo. La mattina, dopo averlo già rimesso nella culla, ci siamo trovati entrambi a tastare il letto in cerca del piccolo. Prima lei e poi io. “Tranquillo, è nella culla, anch’io l’ho fatto”, mi ha detto A. mentre mi stavo svegliando.

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Il bagnetto-waterboarding, si può sempre migliorare

Week end di visite da parte di nonni, parenti, amici. Quasi un pellegrinaggio a casa per vedere il pupo. Per fortuna, sabato, io e Anna* siamo andati da soli per piastrelle e abbiamo lasciato il gnappo coi nonni. Dopo aver finito i nostri giri, verso le 7 di sera, invece che tornare a casa volevamo quasi andare a fare un aperitivo in due. Poi, presi da alto senso di responsabilità, siamo tornati a casa.

Mia mamma ormai dice sempre che il gnappo è più bello e bravo di me. Ok, l’abbiamo persa. Se prima ingenuamente pensavo di rimanere io il suo preferito ora non ho più il minimo dubbio. Quel nanetto vestito da teletubbies color azzurro ha vinto la gara.

Sabato sera gli abbiamo fatto il bagnetto. Pratica nella quale dovremmo migliorare perché ogni volta qualcosa non va come dovrebbe. Lui poverino sta anche troppo bravo. Frigna un po’, ma poi smette. Il problema è il risciacquo.

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La sveglia anticipata e un pomeriggio da soli in casa

Forse ci è andata bene. Nuove conferme che il gnappo non sembra essere un rompicoglioni. Avrà preso sicuramente dalla mamma. A differenza di altri bambini che abbiamo visto in giro infatti non piange disperato per ore senza motivo. Ok, piange anche lui. E a volte è difficile capire il motivo. Di solito sono due: o perché ha fame o perché è stanco e non riesce a prendere sonno. Sembra strano, ma quando vorrebbe dormire a volte non ce la fa subito e si inkazza. Forse ha preso da me che con l’insonnia ci andavo a nozze. (Uso il verbo al passato perché, da quando è nato, appena tocco il letto mi addormento come un sasso).

Ma anche di notte (per ora) non ci fa disperare. Ieri, per aver calibrato male noi le poppate, si è svegliato al mattino prima del previsto. Praticamente alle 5 e mezza era già con gli occhi spalancati. Di solito a quell’ora fa la sua poppata dell’alba e poi si mette buono fino alle 8. Ieri no. Ma è colpa nostra che gli abbiamo dato da mangiare troppo tardi la sera e non lo abbiamo svegliato per l’ultima poppata del giorno, prima che si sparasse la ronfata notturna.

Così, all’alba, quando Anna lo ha rimesso nella culla dopo la “colazione”, le ha sganciato un sorrisone espressivo del tipo: “Bene, e oggi cosa facciamo?!”. Così lo ha fatto “giocare” un po’ (cioè lo ha messo sul suo cuscino nel lettone con la schiena un po’ sollevata tenendogli le mani) e poi lo ha rimesso giù.

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Gli splendidi versi di un neonato: rutti, scoregge & co.

Pianti, versi vari e i primi sorrisini. A poco più di un mese un neonato non ha molti modi per esprimersi. Ma già dai primi giorni di vita ci sono alcune espressioni corporali che fanno davvero ridere. Le metto in ordine di divertimento: starnuti, singhiozzo, rutti, scoregge.

Starnuti
Giacomo ha iniziato a starnutire (o sternutire) da subito. Eravamo fuori dalla sala parto quando sono iniziati i suoi primi etciù. Divertenti. Chissà dove ha imparato… Ma il bello è la faccia che fa dopo lo starnuto. Un mix tra lo stupito e l’infastidito. In una giornata lancerà almeno una decina di etciù o anche di più. Almeno uno ad ogni cambio pannolino e vari durante il giorno.

Singhiozzo
E’ il verso più fastidioso. Di solito il singhiozzo parte quasi automatico 5 minuti dopo la poppata. Hic…. hic…… hic………. hic…………………………………..hic….. Con una frequenza e una potenza sempre diverse, questo singhiozzone è un’agonia. Anche lì la sua faccia è un mix tra il rassegnato e l’incazzoso. Se non smette dopo dieci minuti inizia a frignare. Per rimediare mi sono inventato due metodi: 1) dargli le vitamine con la pipetta. Bevendo qualcosa il singhiozzo 90 su 100 passa. Sparargli la fisiologica nel naso. Anche qui, se non mi annega prima, l’hic hic a volte passa. Ma non è detto. Spesso resiste anche a questi trattamenti. E’ davvero una brutta bestia.

Mi sono inventato anche una canzoncina del singhiozzo. Fa così: “Singhiossòn now now, naninananow, singhiossòn now now ninananaw” quasi come le parole di un vecchio successo dance anni ’90. Gliela canto, ma come rimedio non funziona. Ma almeno io mi diverto un po’.

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Compiuto il primo mese, come regalo un nuovo succhiotto

Primo mese del gnappo. Tutti dicono che è il più difficile. Mah, per ora tutto sommato è andata abbastanza bene. Lui mangia (forse pian piano sta imparando come si usano le tette), dorme (almeno di notte circa 4 o cinque ore di filate se le spara), caga (il giusto) e piange (abbastanza di giorno con noi, quasi mai quando ci sono i nonni, lo stronzetto).

Ieri è rimasto qualche ora senza la mamma che finalmente è andata da sola a fare le prime commissioni e una riunione di lavoro. Al mattino l’ho tenuto io (gli ho pure dato per la prima volta mezzo biberon di latte). Io avevo del sonno in arretrato e volevo dormire un po’: così ho cercato di sedarlo con il nuovo ciuccio* e per un po’ ha funzionato. Sono stato pure cazziato perché ho fatto passare troppo tempo tra una poppata e l’altra (dalle 7.30 alle 12.10, ehm…). Al pomeriggio lo ha tenuto il sant’uomo di mio suocero. Ovviamente con lui il nano è stato bravissimo tutto il tempo. Si è messo a piangere come un disperato giusto giusto appena siamo rientrati noi. Minkia che accoglienza! Forse è il segnale che vuole già divorziare dai suoi genitori pasticcioni.

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Quattro settimane: gioie, pianti e la voglia di fare i Sioux

Quattro settimane oggi. E già le prime tutine non gli vanno più bene. Il pupo cresce a vista d’occhio, ogni giorno fa nuove facce come se gli caricassero con la chiavetta delle espressioni downloadate chissadove. E’ un bel “patanino” (trad: pupetto, bimbo ecc.). E non lo dico solo io, lo so che lo scarrafone è bello a papà suo. Lo dicono tutti quelli che ci vengono a trovare. Oggettivamente è un bel bambino, con le guanciotte, gli occhioni grandi, la boccuccia che ha preso da me…

Tornando a casa, la sera, è una gioia vederlo insieme ad Anna, lei un po’ stravolta e lui sveglio come un grillo. Non dorme tanto. Di giorno è sempre più sveglio. Di notte alti e bassi.

Gli occhi sono molto più svegli e attenti. A volte ancora un po’ imbambolati, ma il suo sguardo cerca di seguire il mondo esterno come non era mai successo. La sua capacità di attenzione su un oggetto in movimento è di circa 5 secondi. Un po’ come la mia insomma. Ma alla sua età è scusabile. Di sicuro migliorerà.

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Le ultime parole famose: “I neonati non hanno vizi”

Al corso preparto mi avevano detto che i neonati non hanno vizi. Il loro cervello non è ancora sviluppato per fare i capricci e se piangono vuol dire che hanno un bisogno reale. Sarà… Ma allora perché il pupo sempre verso l’ora di cena piange disperato senza un apparente motivo? Mangiare ha mangiato, il pannolino è pulito, e lui si dispera. Tra l’altro con un tempismo perfetto: proprio quando noi ci siamo seduti a tavola. La prova del 9 è che appena lo tiri su per prenderlo in braccio, lui smette all’istante. Stronzetto.

Abbiamo provato a lasciarlo piangere, poi quando proprio è sull’orlo di una crisi di nervi lo prendo in braccio e mangio con una mano sola. Lasciamo passare il primo mese di vita e poi se non si mette in riga gli facciamo il metodo “fate la nanna”. Bimbo avvisato…

Il problema sono sempre le poppate. Le ragadi si sono fermate, ma lui non ciuccia ancora bene. Ha fame, si attacca come riesce, da due ciucciate e si addormenta. Difficilmente riesce a svuotare una tetta. La sequenza è: pianto, tetta in bocca, addormentamento quasi istantaneo. Risultato: dopo circa due ore (ma spesso anche meno) ha fame. Possibile che non riesca a mangiare tutto in una volta sola?!